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Il sesso della terza età

Se una volta era nascosto, deriso, considerato indecente, oggi per il sesso della terza età c’è il massimo interesse. Anche perché chi è oltre gli «anta» lo fa eccome. E senza tabù.

Quando nel 1978 fu pubblicato Delirio, atto poetico per beffare il comune senso del pudore e secondo libro di Barbara Alberti, l’editore era Mondadori, prudente e non certo amante degli scandali. La scrittrice ricorda: «Ogni tanto mi telefonava uno di questi signori sobri, educati, intelligenti e mi sussurrava con poca speranza: “Non si potrebbe togliere qualche uccello?”. E io rispondevo, ma in che pagina, in che punto, ce ne saranno trecento. Uno più, uno meno. E allora si rassegnavano».

Il poema sconveniente, come lo definì la critica, fece assai scalpore. Per la prima volta si raccontava con asciutta pietà della sessualità dei vecchi, di quello che tutti ritenevano un penoso erotismo, un folle e lascivo balletto prima della fine. Ma quale fine? Oggi la fine è sempre più lontana. Sesso e samba, altro che balere e balli di gruppo nelle stanzone delle Rsa. Che poi si narra che proprio lì succeda di tutto, meglio che in una telenovela turca. Girello e dentiere sono per molti un ricordo. Guai ad attaccare il pisello al chiodo. I vecchi non esistono e se esistono fanno del gran sesso. Eh sì, anche due volte alla settimana. «Gli uomini non mollano mai», sospira la devota sposa di un aitante 94 enne. Alla faccia dei Millennial e delle loro fotine sexy grandangolari mandate per chat. Così in questo clima gaudente, Baldini+Castoldi a fine mese ripubblica quel delirio amoroso raccontato quasi 50 anni fa, che resta un gran bel libro da leggere sulla poltrona reclinabile, ma per épater le bourgeois ci vuol ben altro. Intanto loro sono i «sexual survivor», i sopravvissuti del sesso, come li hanno ribattezzati in Inghilterra, coppie che sanno usare la fantasia e i sex toys meglio dei figli e che, grazie a una vita sessuale attiva, godono anche di ottima salute. Come conferma Alessandro Palmieri, presidente della Società italiana di andrologia: «Non ci sono dubbi, la generazione più in crisi è la Z. I ventenni non hanno rapporti, moltissime coppie giovani li hanno solo virtuali». Non è il caso degli «over», non si ricorre neanche più al Viagra per divertirsi, ma come spiega il professore: «In un quarto di secolo ci sono state grandi evoluzioni. Oggi moltissimi pazienti ci chiedono terapie curative, non la pilloletta a scopo ludico. La parte sessuale è imprescindibile. Il sesso fa bene, ormai è acclarato, a cominciare dalla salute della ghiandola prostatica». La boutique non chiude più, anzi.

Le pantere grigie del materasso, secondo recenti dati del National Survey on Sexual Health and Behavior, fanno sesso matto: il 53 per cento degli uomini e il 42 delle donne tra i 60 e i 69 anni, mentre il 43 per cento dei maschi e il 22 delle compagne oltre i 70 anni hanno frequenti rapporti sessuali. Lo racconta Sebastiano Spicuglia, giornalista e scrittore, nel suo coraggioso e poetico Io sono l’orchessa (Baldini+Castoldi), dove una bellissima trentenne, commessa in un supermercato, si innamora perdutamente di un settantanovenne che scopre a rubare tra gli scaffali. E quell’amore diventa tenerezza, ossessione, erotismo carnale e purtroppo critica da parte della società.

«Gli anziani vengono visti sempre con pietà, sospetto. Se ti sorridono pensi che vogliono qualcosa in cambio», spiega lo scrittore siciliano. «O sei Flavio Briatore o sei un lurido vecchio. Il pensionato con il pantalone ascellare non può essere apprezzato o amato, se ha una bella storia deve essere per forza un maniaco o è stato raggirato». Il tabù della sessualità senile ancora resiste: «Nel sentire comune è tuttora una cosa “bavosa”. Se ripenso alla scena finale di Morte a Venezia di Luchino Visconti, quando la tinta dei capelli gocciola impietosa sulla giovinezza inutile di Aschenbach, è agghiacciante. Io volevo raccontare una storia che andasse oltre lo stigma». Perché come scrisse Philip Roth in L’animale morente: «Il sesso non è semplice frizione e divertimento superficiale. Il sesso è anche la vendetta sulla morte». Ma qui è la vita a pulsare. Gli over affollano le case dei reality, ballano sotto le stelle, sui social i nonnini mostrano i muscoli e le influencer agée, come la socialite ultraottantenne Nikki Haskell, dispensano consigli su lubrificanti e posizioni. E i fantastici corsi di «silver burlesque» dove le ballerine sfidano allegramente desnude le leggi di gravità, sono una realtà e non solo a Las Vegas.

Il porno, da sempre specchio dei nostri sgualciti costumi, lo testimonia da tempo con un’ondata gerontofila. Sono aumentati sia i film con protagonisti anziani, corpi sfatti, carni livide e rughe come in un quadro di Lucian Freud. Sia i milioni di video che hanno come tema «Granny» (la nonna, e non quella che fa la crostata). Le Milf sono già state sostituite dalle Gilf, ossia le over 60. Nell’intimità il tabù è caduto, anche se come spiega Pietro Adamo, massimo esperto (Porno di massa, Raffaello Cortina editore) e professore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino: «La valanga di video dedicati alla sessualità dei più vecchi va in un’altra direzione. Domina lo spirito verticale, ossia le gioie del sesso non sono affatto paritetiche (sessantenni e coetanee), ma hanno ampie escursioni di età tra i protagonisti (nonni e signorine che potrebbero essere nipoti). Il corpo giovanile resta l’idolo da adorare, l’icona perfetta e insostituibile del desiderio e del godimento».

Riflette il filosofo Stefano Zecchi: «Ormai non può più scandalizzare niente che possa apparire trasgressivo di una morale, diciamo, convenzionale. Ma quanto c’è di ipocrita e quanto di realmente consapevole? Tutto appartiene a una generale accettazione del politicamente corretto. Anche la sessualità degli anziani. Ma vorrei capire quanto questi modelli siano veramente accettati. Se si va nella realtà quotidiana delle piccole città quanta cattiveria, pettegolezzo suscitano. Ricordo un bellissimo romanzo, Le nostre anime di notte di Kent Haruf, dove non era affatto semplice per i due innamorati. Lei alla fine rinuncia. Oggi è aumentata l’ipocrisia, si ha paura di andare contro il pensiero dominante. Il sesso tra anziani è sdoganato, ma solo in apparenza».

Accettiamo tutto o quasi. Il tabù che resiste è la terza età, come da sempre dichiara Lidia Ravera, che sull’argomento ha scritto libri importanti come Il terzo Tempo (Bompiani): «Nel nostro Paese quello di cui ci si vergogna è l’età, non il sesso. Quando si sarà disperso il luogo comune che vuole che una parte della vita sia da buttare, anche avere delle relazioni amorose e sessuali diventerà normale. Passati i 60 anni ce ne sono altri 30, se si allunga la vita, è giusto che si rilanci su tutto. Una volta si pensava a sopravvivere, non certo a fare sesso. Oggi tante donne a 70 anni ripartono con un nuovo compagno dopo essere rimaste vedove o separate. È cosa ovvia. Ma c’è una premessa: la vecchiaia è una parte della vita. E questa, che sembra una banalità, è qualcosa che nessuno ancora dimostra di aver capito».

Per negare la vecchiaia c’è un’infantilizzazione generale che in fondo fa comodo a tutti: «Le persone fanno molto meno l’amore, noi siamo già invecchiati, non facciamo più figli. Anche i nostri desideri sono invecchiati. Siamo giovani-vecchi», osserva Sarah Barberis, scrittrice Millenial, che ben sa districarsi tra amore e disamore. «Inevitabilmente il mercato si interesserà sempre di più agli anziani. E non parlo solo di Cialis, Viagra, lubrificanti vaginali. Si sta considerando l’anziano come il potenziale acquirente di questi tempi incerti. Una volta smaltita la sbornia di consumo, ci sarà forse una fase più consapevole». Per dirla alla Mike, Allegria!

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Terry Marocco