La Storia (più e meno nota) dei Mondiali di calcio
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La Storia (più e meno nota) dei Mondiali di calcio

Tutti conoscono Pelè, ma chi era Sparwasser? Questa e altre risposte in un libro che racconta davvero a tutto campo le 19 edizioni del torneo

Tutti i nomi, i numeri e i fatti più o meno noti che hanno caratterizzato le 19 edizioni della Coppa del mondo fin qui disputate. Nel libro “Storia dei mondiali di calcio” (Sei editrice) è raccolto il meglio e il peggio del campionato che dal 1930 appassiona il popolo del calcio. Come conferma il giornalista Giovanni Tosco, che con il collega Sandro Bocchio ha redatto il volume, spesso la storia si ripete.

Ritardi nei lavori e spese lievitate: Brasile 2014 come Italia '90?

“Vero, almeno in parte. In Italia ci sono stati problemi che stiamo riscontrando anche in Brasile. Probabilmente, però, nel '90 c'è stata stata un po' di tranquillità da parte della Fifa, perché a meno di un mese dall'inizio del torneo la situazione degli impianti era più o meno sotto controllo. Tuttavia, non possiamo nascondere che è stato più facile organizzare una simile manifestazione in un Paese come il nostro, decisamente più piccolo e più evoluto del Brasile”.

Arbitri e mondiali, gioie e dolori. Chi ha fatto peggio?

“Un nome su tutti, Byron Moreno, il direttore di gara ecuadoriano che arbitrò in modo vergognoso la partita tra Italia e Corea del Sud nel mondiale 2002. Sia chiaro, anche nelle prime edizioni del torneo ci sono stati arbitri che hanno fatto parlare di sé per decisioni bizzarre, ma fino a quando non è arrivata la televisione con la moviola tutto ha assunto un'importanza relativa. Nella finale del 1966 tra i padroni di casa dell'Inghilterra e la Germania, la giacchetta nera svizzera Gottfried Dienst convalidò un gol fantasma all'inglese Hurst. Soltanto 30 anni dopo si stabilì con assoluta certezza che il pallone non era entrato”.

A Brasile 2014 ci sarà la “prima” della tecnologia che consentirà di smascherare i gol fantasma.

“Un'istituzione molto conservatrice come la Fifa si è resa conto che altro non poteva fare, perché sarebbe stato assurdo e anacronistico non servirsi di mezzi che in pochi istanti possono dirimere situazioni così decisive. Diverso forse è il discorso per la moviola in campo, che potrebbe avvicinare il calcio al football americano, sport che segue logiche profondamente diverse da quelle che segue il calcio”.

C'erano una volta gli hooligan: negli anni Novanta hanno dettato legge, fuori e dentro gli stadi. Poi, qualcosa è cambiato. Anche ai mondiali.

“Come spesso accade, fino a quando non sono arrivate le prime grandi tragedie si è sottovalutato il problema. Poi, in alcuni Paesi, vedi Inghilterra, la questione è stata risolta in modo radicale anche se non definitiva. Perché quando i tifosi inglesi seguivano la propria squadra in trasferta erano sovente protagonisti di fatti violenti che mettevano a dura prova la tenuta delle forze dell'ordine locali. A Italia '90 si decise di assegnare l'Inghilterra a Cagliari, una città 'isolata'. In Brasile come in Sudafrica saranno probabilmente gli alti costi della trasferta che impediranno al tifo violento di raggiungere gli stadi”.

Da Argentina-Inghilterra del 1986 a Iran-Stati Uniti del 1998: quando in ballo c'è molto di più di una partita di calcio.

“E cosa dire di Germania Est-Germania Ovest del 1974? La piccola, povera e comunista Germania Est vince in casa dei cugini odiati e invidiati allo stesso tempo grazie a un gol di Jürgen Sparwasser. Nel suo ultimo libro intitolato 'Il desiderio di essere come tutti', Francesco Piccolo ha scritto: 'Il giorno in cui Sparwasser segnò il gol alla Germania Ovest ho capito di essere comunista'. Per dire del significato che alcuni risultati sportivi hanno avuto e continuano ad avere nell'immaginario collettivo”.

Nazionale italiana nel caos prima del fischio d'inizio del torneo, oggi come ieri. Tutto male, anzi, benissimo.

“Dice Altan: 'l'italiano è un popolo straordinario, mi piacerebbe tanto che fosse un popolo normale'. E' vero. Noi italiani abbiamo la capacità di esaltarci nei momenti di difficoltà, riuscendo a dare il meglio contro tutto e contro tutti, ma per farlo abbiamo sempre bisogno di qualche nemico. Abbiamo vinto il mondiale del 1982 in Spagna con Paolo Rossi che tornava dopo due anni di squalifica e quello del 2006 in Germania nella tempesta dello scandalo Calciopoli. Arriviamo in Brasile con un carico di dubbi e di tensioni che certamente non ci indicano tra le nazionali favorite. Eppure, nelle grandi competizioni sbagliamo difficilmente”.

In Brasile potrebbe chiudersi una partita lunga 64 anni. Stadio Maracanà, 16 luglio 1950: il giorno più triste della nazionale verdeoro.

“Contro l'Uruguay al Brasile sarebbe bastato il pareggio per vincere il mondiale. Ma le cose non andarono per il verso giusto e vinse l'Uruguay 2-1 davanti a 200mila persone. Accadde di tutto. Si registrarono decine di suicidi, fuori e dentro lo stadio. Il commissario tecnico del Brasile fu costretto all'esilio e la Federcalcio brasiliana decise da quel giorno di cambiare maglia. Prima era bianca, da allora è gialla. In più, 44 anni dopo, a Usa '94, al portiere Barbosa venne negato l'accesso al ritiro della nazionale brasiliana. Porti sfortuna, gli dissero. 'Un omicida sconta 30 anni di carcere ma quando esce non ha più debiti con la giustizia, io invece ho pagato il mio debito con il calcio per tutta la vita', disse lui tra lo sconforto. Il Brasile non ha mai dimenticato quella partita e sarebbe felice e pure di più di chiudere per sempre uno dei capitoli più neri della sua storia”.

Twitter: @dario_pelizzari

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Dario Pelizzari