Il tatuaggio lo fa l'intelligenza artificiale
A Milano c’è il primo studio che utilizza l’intelligenza artificiale per generare le immagini da incidere sulla pelle. Basta chiedere e il computer si trasforma in artista.
I tatuaggi? Tutte copie di copie di copie. A sentire Gabriele Pellerone, 30 anni, tatuatore milanese di fama internazionale, già espositore degli originali quadri tatuati su pelle sintetica alla Biennale Arte, l’originalità nel suo lavoro è ormai una merce rarissima. Non tanto perché lui e i suoi colleghi non siano in grado di concepire qualcosa di mai visto prima, ma perché spesso i clienti, come dice lui, «scelgono da appositi cataloghi di motivi classici o vogliono copiare figure già viste su libri, sul web o altri tatuaggi indossati da celebrity».
Per ovviare a questa situazione, che fa assomigliare un «tribale» a un altro o moltiplica all’infinito i tatuaggi di Neymar o Angelina Jolie sui corpi di illustri sconosciuti, Pellerone si è affidato all’A.I., ovvero l’intelligenza artificiale, utilizzando il software Midjourney. Con questo programma innovativo basta descrivere a parole qualcosa per far sì che il computer generi un’immagine unica. «L’utilizzo dell’A.I. permette di generare una forma di narrazione innovativa», spiega Pellerone. «Il cliente può spiegare al tatuatore i temi, i ricordi, gli eventi che vorrebbe condensare e l’artista può affidare agli algoritmi, con l’uso di parole chiave, questo intimo storytelling per ottenere un’immagine mai esistita prima. Poi, dato che gli algoritmi non hanno anima, spetta all’essere umano fare le dovute modifiche, guidate da sensibilità artistica ed esperienza».
In questo modo è stato creato PosAIdon, il primo tatuaggio nato dall’interazione tra Pellerone, gli algoritmi e il suo cliente: «Un ragazzo mi ha chiesto di rappresentare la forza e potenza di Poseidone mentre esce dall’acqua. Lo immaginava con capelli lunghi, barba folta e fisicamente imponente, con in mano un arpione». L’esperimento è riuscito a tal punto che ora Pellerone conta di farlo diventare pratica comune. «Sto già lavorando a un tatuaggio di un ragazzo che mi ha raccontato le emozioni vissute quando ha scoperto di essere adottato. L’intelligenza artificiale è perfetta per sfide di questo tipo. Credo che il suo utilizzo servirà a superare uno dei più grandi limiti del tatuaggio, quello di un simbolismo che si rifà sempre agli stessi miti e culture. È ora che l’A.I. inventi nuovi simboli rappresentativi dell’epoca in cui viviamo».
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