Il buco - Capitolo 2: su Netflix il sequel che non ti aspetti - Recensione
Meno cupamente affascinante del predecessore, sa però spiazzare e sorprendere con nuove visioni. Violenza e brutalità tornano imperanti. Se possibile, anzi, alzano la soglia dell’orrore
Era marzo 2020, agli albori del Covid e della quarantena, e Il buco debuttò su Netflix conquistando urbi et orbi con la sua allegoria sociale classista e claustrofobica. Una boccata di inquietudine in un periodo che avremmo scoperto altamente angosciante. Con la sua prigione verticale e la connessa lotta per il cibo, tra inedia e cannibalismo, divenne il film spagnolo più popolare della storia del colosso dello streaming, con 108.090.000 ore viste nei primi 28 giorni.
Netflix e il regista basco Galder Gaztelu-Urrutia, che con Il buco (titolo originale spagnolo El hoyo) era al debutto nel lungometraggio, non hanno resistito alla tentazione del sequel. E com’è Il buco – Capitolo 2, presentato in anteprima al Festival de San Sebastián, in uscita venerdì 4 ottobre? Sicuramente inaspettato. È meno potente e affascinante del predecessore ma sa sorprendere e lascia addosso curiosità su cui tornare a lambiccarsi, a distanza di giorni. Violenza e brutalità? Tornano, imperanti. Se possibile, anzi, alzano la soglia dell’orrore.
Milena Smit nel film "Il buco - Capitolo 2" (Foto Netflix/Nicolás de Assas)
Il buco - Capitolo 2 su Netflix: recensione del film
Lanuova distopia Il buco – Capitolo 2, dal 4 ottobre in streaming su Netflix, gioca sulle apparenze: quello che si vede non è quello che pensiamo di vedere. Mescola le tre carte affinché si peschi quella sbagliata. Solo a metà film è chiaro a che punto siamo della storia. È un guizzo narrativo che giustifica e fa perdonare l’inizio decisamente didascalico.
La fossa, ufficialmente chiamata Cav (Centro verticale di autogestione), è una lapalissiana e intrigante metafora dell’ingordigia umana che affama molti. Come in una torre, stanze spoglie come celle sono disposte una sull’altra, su 333 livelli. Sono collegate centralmente da un abissale buco, da cui scende una piattaforma di cemento imbandita con cibi luculliani e preparazioni da chef. Man mano che la piattaforma scende, fermandosi di piano in piano, ognuno abitato da due residenti, chi sta sotto trova gli avanzi di chi sta sopra. È ovvio, come direbbe il mitico beffardo Trimagasi (interpretato da Zorion Eguileor), amatissimo personaggio de Il buco.
La grande novità de Il buco – Capitolo 2? Nella fossa non regna più l’anarchia. C’è una rivoluzione in corso e una Legge da rispettare.
«Da quando è iniziata la rivoluzione solidale, ogni mese la fossa diventa più equa. E con l’aiuto di tutti presto la Legge raggiungerà l’ultimo livello»: è la speranza di un lealista. Se ognuno si limitasse a mangiare solo il suo piatto preferito, scelto prima di entrare nella fossa, ai residenti dei piani più bassi arriverebbero i loro piatti intonsi e non morirebbero di fame.
Óscar Jaenada nel film "Il buco - Capitolo 2" (Foto Netflix/Nicolás de Assas)
Milena Smit la nuova protagonista
La nuova protagonista è Perempuán, interpretata dalla bella Milena Smit, già vista accanto a Penélope CruzinMadres paralelasdi Pedro Almodóvar e nella serie tv La ragazza di neve. Si ritrova al piano 24 insieme al corpulento e irritabile Zamiatin, ovvero Hovik Keuchkerian, il Bogotà della serie tv cult spagnola La casa di carta. E anche qui le apparenze su Zamiatin portano altrove…
Nel cast e nella fossa ci sono anche Natalia Tena e Óscar Jaenada, dai ruoli cruciali.
Mescolando elementi horror e da thriller, come nel primo film, Il buco – Capitolo 2 ci introduce però a un’interpretazione della fossa incredibilmente diversa. Come se fossimo in una nuova nomenclatura. La Legge vuole una distribuzione giusta del cibo e i lealisti si battono contro i barbari perché ciò avvenga. «Più in alto sei, più responsabilità hai», dice Perempuán.
Ma anche la Legge, se inflessibile, può non essere giusta. La violenza, ora, diventa organizzata. «Il terrore è il messaggio».
Meno misterioso e più complesso, Il buco – Capitolo 2 atratti invece si fa oscuro, mentre ci muoviamo anche tra i sogni di Perempuán. Fa un passo indietro rispetto a Il buco, motivazioni e scelte dei suoi personaggi a volte lasciano esterrefatti. Però sa colpire forte sullo stomaco e sull’immaginazione. Alcune sequenze, orchestrate sulla piattaforma sacrificale, sono solo per cuori forti: agghiaccianti da togliere il fiato.
Fuggire? «Siamo prigionieri di noi stessi e da quello non c’è fuga possibile».
Natalia Tena nel film "Il buco - Capitolo 2" (Foto Netflix/Nicolás de Assas)