Due, tre, cento badesse
Come Eravamo
Nel giorno delle dimissioni di Lucia Annunziata che abbandona Viale Mazzini in pieno contrasto con il governo Meloni, riproponiamo un'analisi a firma di Giuliano Ferrara
Nel giorno delle dimissioni di Lucia Annunziata che abbandona Viale Mazzini in pieno contrasto con il governo Meloni, riproponiamo un'analisi a firma di Giuliano Ferrara
Da Panorama del 12 febbraio 2004
Onore a Lucia Annunziata, la Badessa della Rai di garanzia. La presidente inquieta, insieme inciuciona e militante, è un personaggio assai simpatico.
Non è come il professor Nicola Tranfaglia, che si lamenta per mancate recensioni di un suo libro e molla irosamente il partito che ha dolcemente cullato finora le sue ambizioni.
Non è come il professor Gianni Vattimo, che cambia lista come si cambiano le mutandine perché si sente votato al seggio, e fortissimamente lo vuole, e dice che se uno vuole vincere le elezioni deve andare con Silvio Berlusconi, ché lui a sinistra ci sta per perderle (citazione letterale di una intervista a Maria Latella del Corriere della sera).
Non è come Michele Santoro, che fu allontanato dalla Rai dell'Ulivo e, invece di protestare per la censura, chiese ospitalità (a pagamento) alla Mediaset, dove si comportò da bravo ragazzo, si fece coccolare e coccolò il nuovo padroncino per un paio d'anni, aspettando il ritorno in Rai per ridiventare un angelo sterminatore di avversari politici in campagna elettorale.
Ora Santoro definisce questa deliziosa Lucy uscita dai Peanuts come una «figurante», e la denuncia al tribunale dei girotondi, ma lui sa bene che cosa sia il ruolo di figurante: lo testimoniano due memorabili trasmissioni in ginocchio, alla Mediaset, con ospiti d'onore Dell'Utri e Previti. Meglio perfino un Gilligan, per ricordare il giornalista investigativo che voleva sbugiardare Tony Blair ed è finito sbugiardato.
La Badessa è di un'altra pasta. Lucia Annunziata ha fatto e disfatto la sua vita professionale più volte, è una giornalista che entra ed esce dai giornali (Manifesto, Repubblica, Corriere), che conosce le dimissioni quando al Tg3 i compagni della parrocchia sindacale le impediscono di lavorare, è una che fa politica all'aria aperta, ama il mondo ed è sempre in virtuale o effettiva partenza per uno scenario di guerra, ha la sfrontatezza e il gusto avventuroso della militanza, dunque conosce il fair play, e addirittura sa mescolare affidabilità inciuciona (quella che le è servita per diventare presidente di garanzia su indicazione del regime berlusconiano) e orgoglio da figlia di ferroviere Cgil, da figlia del Sud cariato della piana di Sarno e della sua sublime retorica. Naturalmente fa un po' ridere denunciare la presunta telefonata di Berlusconi, che non è proprio un periodo ipotetico della surrealtà ma nemmeno un documento d'accusa, per condizionare il consiglio d'amministrazione della Rai. Ma fa niente. La Badessa è una trascinatrice nata, cerca il martirio politico, ma quello degli altri, e se ne sta attaccata alla presidenza di garanzia, dimenandosi come una Erinni e mettendosi contro tutto e tutti, poi giocando maliziosamente con tutti, finché Maurizio Gasparri e la sua legge non soccombano. Nella noiosa politica italiana, date retta, bisogna cercare i caratteri, non le coerenze istituzionali, che non esistono.
E il carattere di Lucia la porta a essere invisa alla compagnia di giro dei censurati e dei rovinati da Berlusconi, i mestieranti grigi e avidi della lotta contro la Grande Figurante; la Rai per lei è una fabbrica in cui si lotta alla vecchia maniera dei buoni sindacalisti e dei capipopolo meridionali. Prima di tutto ci si fa alzare lo stipendio. Poi si conoscono i propri diritti e li si fa valere. Poi li si esercita con cautela ma non senza coraggio, anche in solitario se necessario. Lucia è furba, furbissima. Qualche volta inciampa sulla sua furbizia, come quando ha scritto un libro per dire no alla guerra in Iraq, puro esercizio di posizionamento nella sinistra pacifista, essendo lei da sempre convinta, da brava filoamericana, che quella guerra s'aveva da fare. Ma tutto è perdonabile in Lucia Annunziata, appunto per via del carattere. E la destra di governo, per quel che ne resta, farebbe malissimo a prenderla per le corna, perché la signora Badessa ha le corna infrangibili, e sa usarle contro i picadores che la molestano.
La presidente di garanzia è la dimostrazione vivente del fatto che il regime è di burro, che ha una sua mitezza non giacobina, che è una nomenclatura aperta mascherata da autocrazia mediatica, e per questo i veri nemici della presidentissima stanno a sinistra, e la destra se è furba anche lei questo dovrebbe saperlo. Lucia, come tutti i militanti seri della politica, ha due linguaggi: urla e strepita, ma poi negozia, e più urla più negozia. Non riporta Santoro al suo ruolo di pm televisivo, così male esercitato in passato, sebbene questo le costi in termini di immagine nella sua constituency, nel suo amato pubblico antiberlusconiano, ma lei dell'immagine se ne impipa. Non blocca la Rai, non fa battaglie che non siano ad alto rendimento, e concilia la tutela dell'azienda, per quel che resta da tutelare, con l'incalzante opposizione di garanzia. Due, tre, cento Badesse: questo dovrebbero augurarsi gli amministratori del regime mediatico buonanima. E tutti noi dobbiamo stare tranquilli, perché l'unica alternativa al caos in Rai è una finta presa di potere del regime compensata, come è sempre avvenuto dai tempi della fondazione di Raitre e della sua cessione in eterno comodato alla sinistra, dalla tangibile egemonia della tv «de sinistra».