Flavio Montrucchio: «Al 'Primo appuntamento' tutto è possibile»
Al via da martedì 5 gennaio la quinta edizione del dating show di Real Time. «Sono orgoglioso di condurre un programma che parla di amore in ogni sua forma» spiega il conduttore, che rivela perché ha deciso di lasciare la recitazione per ocnénetrarsi sulla tv
Flavio Montrucchio è il «cupido» televisivo del momento. Primo appuntamento, il dating show di Real Time – la quinta edizione parte martedì 5 gennaio in prima serata – è un piccolo cult televisivo che ruota attorno ad un grande classico, l'appuntamento al buio, che innesca però dinamiche sempre nuove e irrituali. «Giochiamo senza schemi e senza barriere mentali, la forza del programma è quello», dice il conduttore a Panorama.it alla vigilia del debutto, spiegando perché ha chiuso con la carriera da attore e perché ora punta tutto sulla tv.
Duecento coppie, tanti amori nati e altrettanti mai sbocciati. Quali sono le novità di Primo appuntamento?
«Il format resta quello. L'obiettivo è far incontrare due sconosciuti a cena e quello diventa il pretesto per raccontare delle storie, le loro, e di conseguenza la nostra società con le sue luci e le sue ombre. Dentro c'è tutto: i problemi, le situazioni familiari più dure, le gioie e le sofferenze. Il programma non ha censure e vincoli e per questo mentre giriamo accadono cose inaspettate».
Tipo?
«In una delle nuove puntate ci sarà ad esempio un coming out: durante le riprese questa donna ha rivelato di essere attratta da persone del suo sesso».
Lei è anche un cupido Lgbt, dunque.
«E sono orgoglioso di condurre un programma che parla di amore in tutte le forme possibili. La forza del programma è questa: raccontare la realtà senza censure e senza paraocchi».
La situazione più surreale che avete dovuto gestire?
(ride) «Un appuntamento sbagliato: questa persona è arrivata al bancone per conoscere il suo più uno ma poi ha cominciato a guardare un'altra persona e ha imbastito un tentativo di abbordaggio. La cosa comica è che è pure andato a buon fine».
Qual è la domanda che le fanno più spesso quando la fermano?
«Se gli trovo un fidanzato o una fidanzata. Mi scambiano per un'agenzia matrimoniale. Oppure mi chiedono di incontrare quei protagonisti di Primo appuntamento che sono stati rifiutati».
Lei è uno dei volti di punta di Real Time: si trova meglio con la giacca rossa di Primo appuntamento o con il grembiule di Bake Off Italia-Dolci sotto un tetto?
«In Primo appuntamento parliamo di sentimenti, posso essere più ironico e non ho paletti precisi. Bake Off ha invece degli snodi strutturati e delle frasi rituali da rispettare. È una conduzione più old style, se vogliamo. Mi piace poter avere l'opportunità di fare due programmi quasi opposti».
Il suo sogno è sempre quello di condurre un game show?
«Sì, è uno dei miei grandi obiettivi».
Quanto è arrivato vicino al traguardo?
«C'è stato un momento in cui ho girato tantissimi numeri zero ma non si è concretizzato nulla».
Contatti da altre tv?
«Leggo ogni tanto che il nome viene fatto altrove: ne sono onorato, ma non c'è stato alcun contatto».
C'è una svolta curiosa nella sua carriera. Lei ha bruciato le tappe come attore, ha recitato in serie di successo – una anche al fianco dell'immensa Virna Lisi – era una star del musical all'italiana ma all'apice di tutto ha mollato la recitazione. Perché?
«È scattato un click, meno di quattro anni fa. Dopo quindici anni di lavoro intenso e ad alti livelli – avevo appena fatto un film con Fabio De Luigi ed ero il primo nome in cartello al Teatro Sistina con Sette spose per sette fratelli - stavo traendo i frutti della gavetta che ho fatto sul campo. Un giorno però mi sono fermato, ho guardato la rotta della mia carriera e mi sono accorto che non era ciò che non volevo fare».
Era infelice?
«No, affatto, ero felice. Ma non avevo il fuoco dentro e la spinta giusta di molti miei colleghi attori: mi guardavo attorno e vedevo gente molto più talentuosa di me, persone che avrebbero meritato di più e che invece dovevano accontentarsi di ruoli minori».
Il click di cui parlava prima quando è scattato?
«Alla soglia dei 40 qualche domanda te la fai. Quando arrivò la proposta per Tale e Quale Show fu la svolta: capii che fare l'intrattenimento mi piaceva di più. Andai dal mio agente di allora e gli dissi che non avrei voluto più fare l'attore. Sono stato scellerato nel farlo e fortunato nel riuscire a cambiare vita».
Ci vuole più fortuna o determinazione per fare carriera?
«Entrambe le cose. Ma la determinazione va dosata bene: non scenderei a compromessi per fare un programma in più».
Sia sincero: era un bravo promotore finanziario?
(ride) «Macché, ero scarso. Per la felicità dei risparmiatori italiani ho smesso presto. Lavoravo in banca, ma dopo un anno arrivò il Grande Fratello».
È nato e cresciuto a Torino: quanto c'è ancora di sabaudo in lei?
«Molto. Sono riservato, razionale, non mi lascio andare a grandi esaltazioni o a grandi down. E poi c'è quel sentirsi sempre un po' fuori luogo: per indole e attitudine entro in punta di piedi nella vita delle persone».
Cosa sognava da giovane?
«Di scappare da Torino, di costruire i miei sogni lontano dalla città perché mi sembrava grigia e spenta. Ora che ho ottenuto molto più di quello che desideravo, mi manca molto».
Come si definirebbe oggi?
«Una persona nomale che fa un lavoro eccezionale».
Sia lei che sua moglie Alessia Mancini fate tv: come si fa a stare in equilibrio quando uno ha più successo dell'altro?
«Stiamo assieme da diciotto anni e ci sono stati molti alti e bassi lavorativi, com'è normale che sia. Ma quando siamo in casa, non ci facciamo influenzare dal lavoro, non è mai il primo argomento di cui discutiamo la mattina. Più riusciamo a separare il privato dal lavoro, meglio è».
Eppure avete appena condotto in coppia Junior Bake Off. Com'è andata?
«Bene, ci conosciamo talmente nel profondo che sappiamo bilanciarci anche sul set e davanti alle telecamere. Era l'occasione giusta ma non pensiamo a una carriera in coppia: è giusto che ognuno abbia i suoi spazi».
Mi dice la cosa di cui va più fiero e quella di cui si pente della sua carriera?
«Sono contento di aver fatto un percorso importante raggiungendo traguardi importanti. La cosa di cui mi pento è di essermi precluso alcune cose per mancanza di "cazzimma", soprattutto quando facevo l'attore, perché mi sembrava di non essere all'altezza di certi ruoli. Ma quello che sono è frutto di quello che ho seminato e non mi posso lamentare di ciò che ho costruito fino ad ora».