John Travolta a Sanremo, una gag terrificante
Da Romagna mia al Ballo del qua qua il Festival scivola nel trash
In mezz’ora Amadeus ci ha buttato sotto una doccia scozzese. Siamo passati dalle (tante) lacrime per Giovanni Allevi che ha raccontato malattia, dolore, caduta e rinascita. Che ci ha ricordato che siamo “unici e infiniti”, che il cielo stellato è sopra di noi (e speriamo che la legge morale sia ancora in noi). Trafitture di tenerezza, per dirla alla Ceronetti. E dopo un minuto eccoci a ballare il liscio sulle pattine in tinello con Mirko Casadei, cantando Romagna mia, Romagna bella. Per poi finire triturati insieme a uno dei più stratosferici attori mondiali nella performance più “terrificante” (citazione) della tv italiana. John Stravolto trascinato da Ama e Fiorello ne Il ballo del Qua Qua, ha lo sguardo di chi ha le palle che gli stanno girando più del motore della Costa Crociera. Qualcuno dice che stamattina si è recato all’ ambasciata americana per una dichiarazione di guerra all’Italia. Come hanno potuto fargli tutto questo? I social si ergono compatti e inorriditi: «Siamo alla sagra del cinghiale», «Gli ci vorranno dieci anni di terapia per superarlo», «Sinner sempre più pentito», «Un momento terribile, quanto siamo caduti in basso».
Certo al punto di contingenza cui siamo con la crisi economica infinita per il vil denaro (tanto vil denaro) noi avremmo ballato anche il ballo della mattonella. Ma non eravamo pronti a questa tristezza infinita. Povera creatura. Amadeus ci ha portato su una giostra lisergica, ci sembra di ondeggiare sulle altalene di Mr.Rain (che poi fanno tanto Shining). Un corto circuito agghiacciante, uno shock termico. È stato come essere catapultati nel gelo dell’Alaska con Jodie Forster in una puntata di True Detective. In balia dell’ignoto. E non è certo bastato il “goccino di bollicine rigorosamente italiano” che dice di farsi Giorgia per trovare il coraggio prima di cantare (la perfezione in Dior). Qui ci vuole tutta la boccia. Mentre Ama sadicamente sgrana gli occhioni, come se fossero tutte sorpresone, e ci continua a ripetere in loop che siamo alla seconda serata sul “palco di Sanremo”, nel caso qualcuno pensasse di trovarsi allo svincolo di Roncobilaccio a Ferragosto. Lo share è un po’ calato (57.64 in prime time), qualcuno si sarà estinto alla prima eterna puntata. Loredana fa il picco e noi restiamo dell’idea che lei e la sua misteriosa borsetta meritano tutta la nostra devozione.
E crediamo fermamente che a Clara, apparsa per ultima, l’IPM abbia fatto molto bene. Era la più bella, più elegante (l’abito della prima sera di Armani Privé era da notte degli Oscar), un vero diamante grezzo, cui basterebbe qualche lezione di dizione ben fatta. Gazelle in occhiale nero ci piace un sacco, la canzone è bella. Renga e Nek, sono i classici uomini di mezza età che hanno ancora molto da dire, anche se ci assale il dubbio che siano a Sanremo perché il circolo di padel avesse chiuso per una settimana. Stash ormai è pronto per il sequel di Barbie (qualcuno perfido twitta: «Perfetto per le giostre di Gallipoli»). Il ritornello non esce dalla testa manco se ti ci impegni di brutto. Resta il dubbio del web: «Ma dopo che sto ragazzo incontra sta ragazza, faranno qualcosa?». Ah, saperlo.
La divina della serata è ancora Mahmood in camicetta nera da vestale del tempio e capezzolata in vista. Con quel tirabaci sulla fronte è la Dalia Nera di Ellroy. La sua Tuta gold potrebbe essere cantata anche in versione operistica e resterebbe sublime. È come l’aria del Sahara, un selvaggio mix tra Chateau Marmont e Gratosoglio. I social apprezzano assai: «Ha il punto vita che voremmo avere tutte», «Un dio greco», «Ipnotico». A sorpresa al primo posto arriva Geolier. E ci sta tutto. Lui sì che è intonato. E poi come dice l’immensa Sofia Loren: «Il napoletano non è un dialetto, è una lingua». Ci piace tanto con quell’occhiale da ragioniere cattivo di Gomorra. Canta Napoli. E vai con il liscio.