Netflix perde abbonati e pensa alla pubblicità
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Netflix perde abbonati e pensa alla pubblicità

Dopo dieci anni di crescita sfrenata, il colosso ha perso 200mila abbonati nei primi tre mesi dell'anno, ma caleranno ancora. Colpa della sospensione del servizio in Russia, della pandemia e della concorrenza spietata. Che ne sarà degli abbonamenti condivisi?

Netflix ha perso 200mila abbonati nei primi tre mesi del 2022 e prevede di perderne altri 2 milioni nel trimestre in corso. Tradotto in altre parole: dopo dieci anni di crescita sfrenata, il colosso dello streaming ha subito una frenata clamorosa che rischia di innescare un effetto domino. La trimestrale deludente, i ricavi e gli utili sotto le attese hanno prodotto i primi effetti: ieri il titolo ha perso il 24% a Wall Street, oggi subito dopo l'apertura ha lasciato sul terreno della borsa di New York oltre il 30%. Netflix trema, perché un calo così non si vedeva dal 2011 e perché un crollo di questa portata è tanto rumoroso quanto inatteso. E dunque ai manager della società tocca correre ai ripari.

Quanti abbonati ha oggi Netflix nel mondo

Il boom di Squid Game e di Bridgerton non bastano. Con il calo del primo trimestre, Netflix conta ora su un totale di 221,6 milioni di abbonati in tutto il mondo, rispetto ai 221,8 milioni dei tre mesi precedenti. Duecentomila iscritti in meno, che rischiano di diventare 2 milioni durante l'anno. E per fronteggiare questo rischio Netflix punta ad espandersi guardando oltre i "mercati avanzati" (come Stati Uniti e Canada), concentrandosi sempre più su altre parti del mondo e investendo in contenuti in lingua locale, come sta facendo anche in Italia dove il numero degli abbonati è intorno ai 4 milioni di utenti.

Guerra, pandemia e concorrenza tra le cause del calo di iscritti

Ma che cosa ha causato una perdita così importante di abbonati e di utili? A incidere, secondo la società, da una parte c'è l'uscita dalla pandemia (la gente guarda meno tv, progressivamente riprende ad uscire di casa), dall'altra un fattore imprevisto fino a pochi mesi fa: lo scoppio della guerra in Ucraina ha infatti spinto il colosso a sospendere il servizio in Russia, rinunciando a circa 700mila iscritti. Ma non è tutto. Tra gli altri fattori da tenere in considerazione c'è il progressivo aumento della concorrenza: se fino a poco tempo fa Netflix aveva il dominio del mercato, l'ascesa di Amazon Prive Video, di Disney+, di Apple+, della neonata Warner Bros Discovery, ha prodotto da una parte il boom dello streaming e dall'altra la necessità degli utenti di fare una scelta e decidere a quale piattaforma abbonarsi. Con poco tempo libero a disposizione e una mole di prodotti da guardare, tocca scegliere a cosa rinunciare.

La condivisione degli account è un problema

«Il gran numero di famiglie che condividono account, combinato con la concorrenza, sta creando venti contrari alla crescita dei ricavi». Netflix insomma lo dice chiaro e tondo: oltre alla concorrenza e alla guerra, c'è un problema enorme cui la piattaforma deve fare fronte ed è la condivisione degli abbonamenti. «Oltre ai nostri 222 milioni di famiglie paganti, stimiamo che Netflix sia condiviso con oltre 100 milioni di famiglie aggiuntive, di cui oltre 30 milioni nella regione Stati Uniti/Canada», ha affermato la società. The Wall Street Journal pubblica altri dati che spiegano ancor meglio la dimensione della situazione: «Secondo eMarketer, Netflix ha avuto circa 611 milioni di spettatori globali che hanno guardato una serie o un film almeno una volta al mese l'anno scorso. Quasi tre volte la base effettiva degli abbonati dell'azienda». Come se ne esce? Probabilmente incrementando i controlli e adottando nuove misure, compresa quella di «consentire ai membri che condividono un abbonamento al di fuori della propria famiglia di farlo in modo facile e sicuro, pagando anche un po’ di più».

Le mosse di Netflix per recuperare iscritti

Ma cosa può fare Netflix per provare a recuperare terreno contro i competitor? Oltre a investire in nuove aree e a puntare su produzioni "local", può optare su soluzioni inedite ma poco convincenti (come quella di dare in alcuni casi agli utenti la possibilità di cambiare il finale di una serie), spingere sempre di più su prodotti-fenomeno (come i già citati Squid Game o Bridgerton, che macinano milioni di visualizzazioni, o la serie evento Stranger Things, la cui quarta stagione uscirà a luglio) e poi su scelte strategiche fino a poco tempo fa impensabili. Come l'arrivo della pubblicità, sulla scia delle ipotesi vagliate anche da altri colossi dello streaming che stanno valutando l'introduzione di nuovi pacchetti per attirare nuovi abbonati, con un abbonamento a prezzi più contenuti qualora si accettino gli annunci pubblicitari. Basterà?

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Francesco Canino