Pachinko seconda stagione lee minho kim minha
(Apple TV+)
Televisione
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Pachinko 2. La saga storica nata dalla penna di Min Jin Lee continua a incantare gli spettatori

Abbiamo visto in anteprima l’attesissima seconda stagione dello show televisivo firmato Apple TV+ con protagonisti Lee Minho e Kim Minha. Ecco la nostra recensione

Una volta nella vita siamo state tutte Sunja. Abbiamo amato, incondizionatamente e forse un po’ scioccamente un uomo all’apparenza perfetto ma profondamente sbagliato. O forse no. Perché quell’amore ci ha plasmate, rese forti, guerriere, e come Sunja ci ha accompagnato per tutta la vita. Koh Hansu - magistralmente interpretato da Lee Minho - è una delle chiavi della perfezione di Pachinko 2.

Lo show, tiene incollati allo schermo fin dal primo istante. Una rarità in un panorama televisivo saturo, dove spesso si rischia di perdere capolavori nascosti, la seconda stagione di Pachinko su Apple TV+ dal 23 agosto, emerge con una potenza visiva e narrativa che non solo mantiene le promesse della prima stagione, ma le supera con grandiosità. Questo dramma epico, che intreccia abilmente la storia di una famiglia di immigrati coreani tra gli anni '40 e gli anni '80, è un’esperienza da non perdere.

Come nella prima stagione, la storia salta avanti e indietro nel tempo, mettendo in luce le difficoltà che Sunja, interpretata con maestria da Kim Min-ha, e la sua famiglia affrontano durante la Seconda Guerra Mondiale e la successiva ricostruzione negli anni '80. Ma questa volta, la tensione emotiva è ancora più intensa, con Koh Hansu, il carismatico e tormentato ex amante di Sunja, che gioca un ruolo cruciale nella sopravvivenza della famiglia durante gli anni più bui della guerra. Lee Min-ho offre una performance straordinaria, riuscendo a incarnare tanto l’ambizione feroce quanto l’affetto genuino, rendendo il suo personaggio complesso e irresistibile.

Il successo di Pachinko non risiede solo nella sua narrazione avvincente, ma anche nei suoi personaggi profondamente umani, con tutte le loro imperfezioni e contraddizioni. Kim Min-ha continua a stupire con la sua interpretazione di Sunja, una donna di una forza d'animo incredibile, mentre il giovane Noa, il figlio segreto di Hansu, diventa il centro di una tensione drammatica che tiene gli spettatori col fiato sospeso.

Uno degli elementi più affascinanti di Pachinko 2 è la capacità della serie di trattare temi complessi come l'identità, l'amore e la sofferenza attraverso una lente storica che riflette anche sul presente. Le transizioni tra le diverse epoche non sono mai forzate; al contrario, si percepisce un flusso naturale che collega le esperienze passate e presenti, sottolineando come il peso della storia influisca sulle vite dei personaggi e delle generazioni future. Le scene ambientate nel 1945, con la devastazione della guerra ormai imminente, si contrappongono a quelle degli anni '80, dove la famiglia, nonostante il successo economico, si trova ancora a fare i conti con i traumi del passato.

Visivamente, la serie continua a essere un capolavoro, con una fotografia che esalta tanto i paesaggi quanto i volti dei protagonisti, evidenziando ogni emozione e ogni sguardo con una precisione quasi pittorica. Le scene che ritraggono la distruzione di Nagasaki e l’impatto della bomba atomica sono particolarmente potenti, non solo per la loro brutalità, ma anche per la delicatezza con cui vengono mostrate le reazioni dei personaggi di fronte a tali tragedie.

La colonna sonora, inoltre, svolge un ruolo fondamentale nel trasportare lo spettatore attraverso le diverse epoche e stati d'animo, accompagnando i momenti più intensi con una delicatezza che amplifica l'impatto emotivo della narrazione. Ogni scelta musicale sembra essere pensata per risuonare con i battiti del cuore dello spettatore, creando una sinergia perfetta tra suono e immagine.

Questa seconda stagione di Pachinko si afferma come uno dei migliori spettacoli televisivi dell'anno, grazie a una regia impeccabile e a una fotografia che cattura tanto la vastità degli eventi storici quanto i momenti più intimi e personali. È un'opera che parla di sofferenza e resilienza, di amore e sacrificio, in un contesto storico di inaudita brutalità, ma che trova sempre un modo per far emergere la speranza e l'umanità.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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