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(Ansa)
Televisione

Altro che “mamma Rai”. Il gender corre veloce sulla Tv di Stato

I contenuti Lgbt ormai riempiono i programmi della tv pubblica, andando contro il ruolo di servizio pubblico

Può la Tv di Stato, detentrice dell’altissimo e fondamentale compito di servizio pubblico, essere faziosa, di parte e addirittura ideologica? No, non può. O, meglio, non potrebbe. Il condizionale è infatti d’obbligo per la Rai, che ha messo in campo una vera e propria agenda Lgbt. Il tutto con i soldi di milioni di cittadini italiani, che la finanziano tramite il canone, tra l’altro anche obbligatorio perché ancora inserito in bolletta.

Il 2022 in particolare è stato l’annus horribilis: “mamma Rai” ha infatti letteralmente martellato gli spettatori e – ahinoi – i più piccoli con contenuti arcobaleno, gender e ideologicamente orientati a favore del mondo Lgbt. Contenuti talvolta anche ai limiti della decenza o che hanno superato il buon gusto e il buon senso, con il rischio di pesantissime ripercussioni sull’educazione dei più giovani.

Ma andiamo con ordine. Perché, purtroppo, siamo in grado – e non avremmo mai voluto farlo – di fare una vera e propria agenda cronologica dell’ideologia arcobaleno, andata in onda sulle reti Rai. Già a inizio 2022, infatti, l’episodio “Luna Rossa” della serie tv “9-1-1”, su Rai2 e in piena fascia protetta, ha mandato in onda immagini sessualmente esplicite e scabrose, mostrando due lesbiche che si “intrattenevano” nel loro letto e il componente di una coppia gay che si faceva estrarre dal didietro una sorta di verme solitario. Il tutto condito da sangue, scene horror, vampiri, zombie. Soltanto grazie all’indignazione sollevata da Pro Vita & Famiglia e da un esposto di Carlo Giovanardi e Luisa Santolini, rispettivamente ex responsabile governativo delle politiche familiari ed ex Presidente del Forum delle Famiglie, si è riusciti ad arrivare a delle scuse del direttore generale della Rai e a una sanzione a Rai2 comminata dal Comitato Media e Minori.

A marzo scorso, invece, il programma “D-SIDE, Il lato diverso delle cose”, su RaiPlay, ha trasmesso una puntata incentrata sull’identità di genere con Francesca Vecchioni, esponente di spicco della comunità Lgbt, e Leonardo Santuari, giovane “influencer transgender” che ha raccontato sui social la sua transizione sessuale da ragazza a ragazzo. Neanche un mese ed ecco il programma – questa volta sulla rete ammiraglia, Rai1 – dal titolo “Via delle Storie”, che ha dedicato un episodio sempre all’identità di genere. Questa volta in primo piano è stata messa la transizione di un adolescente, con la partecipazione di Maddalena Mosconi, psicologa sostenitrice della necessità di accompagnare alla transizione anche i minori che ne facciano richiesta.

Neanche Rai3 manca all’appello dell’ideologia. Ad agosto, infatti, di nuovo l’identità di genere è stata al centro del programma “Sex”, mandando in onda esperienze di giovani ragazzi e ragazze transgender commentate da Vladimir Luxuria.

Una sfilza di casi di propaganda arcobaleno che non risparmia neanche il mondo di successo delle fiction Rai. Ecco infatti che arriviamo a ottobre 2022, con un episodio di “Mina Settembre” che ha messo in scena la storia di uno studente maschio che “si sente” femmina. Infine, qualche settimana fa, di nuovo Rai3 con due puntate di “Fame d’Amore”. Questa volta le storie di alcuni giovani con disforia di genere che hanno intrapreso, o desiderano intraprendere, terapie ormonali a base di testosterone o operazioni chirurgiche per sembrare uomini. Con tutto ciò che ne consegue: modifica del tono di voce, aumento della massa muscolare, crescita di peluria maschile, rimozione del seno, e così via.

Tutto finito? Neanche per sogno. Purtroppo, infatti, si tratta solo dei casi più eclatanti, per una lista che non tiene conto dei continui riferimenti – palesi o subliminali - al gender, all’identità di genere, all’orientamento sessuale, alla transizione e alla sessualità.

Programmi, fiction, servizi, serie tv, talk show, approfondimenti che hanno tutti una cosa in comune: inviano messaggi gravi e pericolosi, che rischiano di indurre migliaia di giovani fragili e confusi a desiderare di assumere farmaci ormonali o a ricorrere a interventi chirurgici menomanti e irreversibili per essere “liberati” dai loro disagi psicologici. Proprio così perché, tanto per tornare ai nostri esempi, la puntata del 19 dicembre di “Fame d’Amore” ha esplicitamente usato le eloquenti parole “la chiave che ti libera a livello sociale” per riferirsi all’assunzione di testosterone a vita da parte di una ragazza che vuole apparire con sembianze maschili.

Crediamo che tutto questo basti. Crediamo sia abbastanza per essere indignati e preoccupati – come lo sono migliaia di italiani, già ben 14mila, che hanno in poche ore firmato una petizione di Pro Vita & Famiglia. Crediamo sia abbastanza per chiedere al Governo di agire, affinché la Rai smetta di usare i suoi palinsesti e il canone degli italiani per veicolare ideologie politiche faziose e particolarmente dannose per il pubblico più giovane.

Imporre ai minori l'ideologia gender, senza accurate comunicazioni e informazioni e senza nessun tipo di contraddittorio o senza far sentire anche “l’altra campana”, è una vera e propria dittatura da parte di una minoranza. I giovani, infatti – fino a prova contraria e su questo Rai e lobby Lgbt devono farsene una ragione – devono essere educati, per legge, da noi genitori. Non da una televisione faziosa, ideologica e schiava delle logiche arcobaleno.

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Jacopo Coghe