Ready, set, love: perché sarà il prossimo fenomeno Netflix
La serie tailandese, online dal 15 febbraio, immagina (con toni da commedia) un mondo dove gli uomini, in via d'estinzione, siano il premio di un reality governativo: in palio, oltre alla carne fresca, un matrimonio tradizionale e la possibilità di un figlio
Ready, set, love è un incrocio opportunamente romanzato fra The Handmaid’s Tale e gli Squid Game, un incrocio in cui la distopia è però allungata in un brodo di commedia. La nuova serie Netflix, roba importata dalla Thailandia allo scopo – più e meno dichiarato – di creare un chiacchieratissimo caso mediatico, è costruita sul ribaltamento dei ruoli di genere. Non ci sono donne in catene, incubatrici umane violate ripetutamente in nome della continuità della specie, ma uomini trattati alla stregua di panda. In un altro mondo, un’altra dimensione, una pandemia ha decimato parte della popolazione mondiale. Per esattezza, ha decimato la gran parte della popolazione maschile. Sono morti gli uomini, scomparsi, il loro genere ridotto a numeri così esigui da aver provocato un violento calo demografico. Il maschio si è (quasi) estinto e l’attività riproduttiva ha subito una brutale battuta d’arresto. Nessuna relazione, nessun amplesso, nessun bambino. Il mondo, quello degli esseri umani, si è avviato ala fine e il governo tailandese ha deciso di intervenire.
Gli uomini, in Ready, set, love, sei puntate su Netflix dal 15 febbraio, sono stati confinati in un’oasi protetta. «The Farm», «La Fattoria», l’hanno ribattezzata, alludendo forse alla storia televisiva dei reality show, forse alla metafora che vuole gli uomini bestie da allevamento. Protetti e coccolati, i maschi sopravvissuti alla pandemia sono diventati il premio di un gioco sociale. Quale, è difficile a raccontarsi. Ready, set, love, prima a debuttare fra tante produzioni tailandesi campionate da Netflix, ha messo insieme quel che si è già visto altrove. Ci sono gli Hunger Games, il fattore sopravvivenza, ci sono gli Squid Games, epurati della loro violenza, e c’è il meccanismo di un reality televisivo, con concorrenti e prove e suppliche, congetture, complottismi, con un premio in palio fra i più grossi mai visti. Chi, fra le concorrenti di questo gioco governativo dovesse vincere la competizione, potrà assicurarsi uno degli uomini rimasti: merce rara, un matrimonio tradizionale, la possibilità di un figlio.
Ready, set, love, che avrebbe potuto essere diversa, femminista così come Hollywood lo intende oggi, è stata costruita, invece, per essere una satira ipotetica. Uno dei finali possibili per la società odierna. «Mi piace lavorare su trame che vertano attorno ai “Cosa succederebbe se…?”. C’è un trend in atto: le donne, per numero, stanno sorpassando gli uomini e trovo che questo sia un argomento interessante, buono per essere esplorato e approfondito in modi divertenti. Io ho scelto di declinarlo sulla commedia romantica, così da renderlo immediatamente accessibile a chiunque», ha spiegato il regista dello show, Yanyong Kuruangkur, raccontando come accanto alla macro-trama ne esistano altre più piccole. I protagonisti della serie, gli uomini-oggetto e le donne coraggio, pronte a tutto pur di garantire un futuro all’umanità, si battono e combattono, si innamorano, piangono. Sono personaggi da commedia e amore e c’è leggerezza nella narrazione. Una leggerezza perfetta per inaugurare il nuovo fenomeno, non più Corea ma Tailandia.
Sono diverse, infatti, le serie che dal Paese asiatico arriveranno su Netflix. Sono numerose ed eterogenee, coprono fantascienza (Tomorrow and I) e soap opera (Master of the house), distopie più serie dove le religioni sono servizi a pagamento (The Believers).
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