Beetlejuice Beetlejuice, Venezia, Tim Burton
Tim Burton a Venezia alla presentazione di "Beetlejuice Beetlejuice" (Ansa/Fabio Frustaci)
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Tim Burton a Venezia con Beetlejuice Beetlejuice: «Mi ero perso». E si è ritrovato

Applausi per il sequel scanzonato e spassoso che diverte e apre il festival. Il regista ammette: «Negli ultimi anni sono rimasto deluso dall’industria cinematografica». Nel film si parla anche italiano. Monica Bellucci, al suo fianco: «Tim ama l’Italia»

«Negli ultimi anni sono rimasto deluso dall’industria cinematografica e forse mi sono perso, ma ora torno a qualcosa che amo». Ovvero: il mondo di Beetlejuice. Parole di Tim Burton, che alla Mostra del cinema di Venezia 2024, nei suoi riccioli di creatività ormai ingrigiti, torna nel regno dei morti in sala d’attesa e all’iconica casa bianca sulla collina a Winter River, Connecticut.

E finalmente Tim Burton sembra essersi ritrovato: frequenti le risate divertite durante la visione e un applauso finale ha accolto oggi il suo Beetlejuice Beetlejuice alla prima proiezione per la stampa in Sala Darsena. Film d’apertura di Venezia 81, fuori concorso, è un giocattolone brioso di tinte orrifiche che non deluderà i fan del cult del 1988, invecchiato meno bene di super Keaton.

«Non volevo fosse un sequel fatto per denaro»

“Beetlejuice Beetlejuice Beetlejuice”: il demone screanzato e casinista viene evocato e, dopo 36 anni, rieccolo Michael Keaton, che dietro il cerone bianco con gli occhi cerchiati di nero sembra non aver accusato il passare del tempo. Di sicuro non ha perso verve – anzi, ne ha guadagnata - la sua incontrollata tendenza al caos, come demone imbroglione e bio-esorcista mutaforma.

Opera seconda di Tim Burton, non la sua più riuscita, nel 1988 Beetlejuice divenne in poco tempo un cult. Film giocoso e leggero, probabilmente invecchiato un po’ male, ora trova in Beetlejuice Beetlejuice un sequel scanzonato e ricco di nuove idee accattivanti, dal Soul Train, il treno per il Grande Ignoto accompagnato da coreografie e musiche soul, all’ufficio di spiriti dalla testa mignon impiegati al servizio di Beetlejuice.

«In tanti, tutti, mi hanno chiesto un sequel di Beetlejuice, non capisco perché sia stato un simile successo. Tornare in questo mondo con Michael ha reso la cosa speciale: è un progetto a cui tengo molto», ha detto Burton al Lido. «Non ho riguardato Beetlejuice prima di girare. Da anni ne parlavamo con Michael e Winona (Ryder, ndr). Ho pensato: “Dopo 35 anni Lydia dov’è?”. Non volevo fosse un sequel fatto per denaro, l’ho fatto davvero come qualcosa di molto personale». E ancora: «Come capita a Lydia, quando si invecchia non tutto va nella direzione che ci si immaginava. Forse anche io mi sono perso».

Più di tre decenni dopo, Beetlejuice è sempre più caotico e farsesco, mentre fa colare melma verde da tutti i pori e feconda corpi femminili con inquietanti neonati. «Quando ci chiedono come evolve il personaggio di Beetlejuice ci viene da ridere», scherza Keaton al Lido. «Questo film è stata un’opportunità fantastica. Ci sono poche occasioni di far parte di qualcosa originale e unico al 100% come Beetlejuice».

Monica Bellucci, Justin Theroux, Willem Dafoe Monica Bellucci arriva al Lido insieme a Justin Theroux e Willem Dafoe (Credits: Ansa/Ettore Ferrari)

L’omaggio di Burton all’Italia e a Monica Bellucci

Appaghiamo i curiosi: sì, a Venezia Monica Bellucci è accanto a Tim Burton. Bellissima come sempre, a poche settimane dai 60 anni, è lei Dolores, la “Sposa cadavere” di Beetlejuice Beetlejuice, percorsa da cicatrici. L’attrice italiana e fidanzata del regista ha pochissime battute ma ha un ruolo determinante e attraente. Che minaccia Beetlejuice.

«È un onore essere parte del mondo di Tim, un cineasta capace di creare situazioni fantastiche e spaventose», ha detto Bellucci. «Adoro Dolores perché è cattiva ma affascinante, è una metafora della vita. Tutti noi abbiamo cicatrici emotive ma non molliamo».

Ed ecco che Tim Burton, mai come ora innamorato dell’Italia, al Belpaese fa anche un omaggio nel film, facendo parlare in italiano Beetlejuice (e una voce fuori campo) in una lunga sequenza. «Ho sempre voluto realizzare un film horror in italiano. Sono fan di Mario Bava. Così è un po’ come se lo avessi fatto», ha spiegato Burton. Nel film è anche citato un fantomatico festival dell’horror di Mario Bava.

«Tim ama l’Italia, mi ha mostrato tanti film italiani», conferma Monica.

Non solo Keaton. Che spasso Catherine O'Hara!

36 anni dopo, Lydia Deetz (Winona Ryder), l’adolescente dark che sapeva dialogare con i defunti, è la conduttrice del programma tv Ghost House, supportata – per così dire – dal compagno Rory (Justin Theroux). È famosa ma spaesata e sembra seguire una rotta non sua. Com’era Burton - ipse dixit - prima di Beetlejuice Beetlejuice.
Ha un pessimo rapporto con sua figlia Astrid (Jenna Ortega, già diretta da Burton nella serie tv Mercoledì), adolescente arrabbiata che non crede al potere della madre di vedere i morti. Insieme alla matriarca Delia Deetz (Catherine O'Hara), che si sforza ancora in tutti modi a essere un’influente artista concettuale, madre e figlia devono tornare a Winter River.

Accanto a Keaton, ancora più protagonista e spassoso che in Beetlejuice, è da O'Hara che arrivano le sequenze più divertenti. Cinica e concreta, affannata a correre dietro al successo e franca, la sua Delia è un personaggio memorabile. Che ridere quando accoglie Lydia dicendole: “Oh mio Dio, sei tu, pensavo mi stesse per attaccare un alce”!.

Come la sua Lydia, è parsa un po’ sperduta Winona Ryder. E molto grata. «Mi sento fortunata e viziata a far parte di questo progetto», ha detto l'attrice americana a Venezia . Tornare a Beetlejuice è stata la realizzazione di un sogno. Il mio amore e la mia fiducia nei confronti di Tim sono così profondi che abbiamo potuto sperimentare molto con lui, eravamo liberi ma protetti. È stata l’esperienza più bella della mia vita».

Da segnalare la presenza breve e presto “compressa” di Danny DeVito.

Il cast di "Beetlejuice Beetlejuice" a Venezia (Credits: Ansa/Fabio Frustaci)

Le scene migliori di Beetlejuice Beetlejuice

Mentre diverte e affonda le mani nel suo immaginario grottesco e gotico, intanto Burton sbeffeggia con amabilità le derive dell’arte contemporanea, il divismo delle star del cinema (tramite Willem Dafoe detective attore), il mondo degli influencer. Non tocca le sue punte migliori ma non cade. E se ne resta lontano da quegli effetti speciali in CGI che invece fecero precipitare il suo Dumbo.

«Lavorare con gli effetti speciali dal vivo e i pupazzi, il trucco e i set... è un’altra cosa, perché rendono appieno lo spirito del film», afferma Burton.

L'amata canzone originale Banana Boat (Day-O)di Harry Belafonte, che i coniugi Maitland facevano ballare nel film del 1988? Torna. Fa una ricomparsa speciale con una nuova versione registrata in studio a Londra. Torna anche il grande compositore Danny Elfman, che firma la colonna sonora dall’arrembante entrata in scena da caravan serraglio horror.

Le scene più indimenticabili di Beetlejuice Beetlejuice? Quando il demone, ancora intenzionato a sposare Lydia, fa cantare e ballare in chiesa figlia e matrigna, con esilarante mood romantico. O quando fa risucchiare tutti gli influencer dai propri smartphone. Il sogno degli analogici si avvera!

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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