"Time's Up": la risposta di Hollywood alle molestie sul posto di lavoro
330 personalità del mondo dello spettacolo hanno aperto un fondo per difendere legalmente le vittime di abusi sessuali
Tempo scaduto. Basta con gli abusi di potere, con le molestie che passano per avances, con i ricatti che impongono di cedere corpo e dignità in cambio del diritto al lavoro.
Time's up: il tempo è finito. Lo dicono 330 personalità del mondo del cinema e dello spettacolo che, sull'onda dello scandalo Weinstein, hanno raccolto le proprie forze per segnare il passo dall'impero della molestia sessuale.
Cos'è "Time's Up"
Risposte concrete erano quelle che servivano. Non sono più sufficienti i #MeToo urlati via social network: servono fatti, e fatti sono arrivati.
Tredici milioni di dollari di fondo legale per sostenere uomini e donne che subiscono molestie sul posto di lavoro. E non si parla sono di attrici e modelle sedotte in una camera d'hotel a cinque stelle, ma di donne e uomini ricattati sessualmente dietro ai banconi di un bar, mentre lavorano la terra o per difendere un posto da cameriere conquistato a fatica.
Time's Up nella sua lettera d'intenti pubblicata sia sul New York Timessia su La Opiniòn (il quotidiano in lingua spagnola più letto a Los Angeles) è una delle prime buone notizie del 2018.
Chi c'è dietro
"Care sorelle" inizia l'appello firmato, tra gli altri, da Cate Blanchett, Ashley Judd, America Ferrera, Brie Larson, Reese Witherspoon, Natalie Portman eMeryl Streep, la presidente di Universal PicturesDonna Langley, la scrittrice femminista Gloria Steinem, l'avvocato ed ex capo dello staff di Michelle Obama Tina Tchen e la co-presidente della Fondazione Nike Maria Eitel. Lo slogan recita: "E' finito il tempo del silenzio, è finito il tempo dell'attesa, è finito il tempo di tollerare abusi, discriminazioni e molestie".
L'idea è quella di mettere in relazione il tema delle molestie a tutti i campi lavorativi, specie i più umili, dove la sproporzione tra vittima e carnefice è ancora più ampia.
A rischio strumentalizzazione
In America, poi, il diritto all'innocenza è troppo spesso direttamente proporzionale alla disponibilità del conto in banca e Time's Up, se ben amministrato, potrebbe rappresentare una novità e un sostegno legale ed economico concreto per i più deboli.
Va aggiunto, però, che il rischio di strumentalizzare una simile iniziativa è elevato e si inscrive in quella scia di facile populismo che vede nel maschio predatore il male definitivo delle donne vittime del sistema e paladine di un femminismo che per non essere anacronistico dovrebbe avere l'umiltà e la competenza per distinguere tra chi davvero subisce abusi e chi ci marcia vivendone di rendita. Sarà in grado Time's Up di comprendere chi ha davvero bisogno di lui?