Timmermans e la Roma: tifo senza confini
Olandese e giallorosso fino al midollo: il n°2 della Commissione europea racconta il suo amore per la "Magica" alla vigilia della sfida con il Feyenoord
"Giovedì 19 febbraio sarò sicuramente allo stadio di Rotterdam per Feyenoord-Roma con la mia sciarpona giallorossa. Non so ancora se andrò tra i tifosi della Magica o se opterò per una più comoda tribuna autorità. Ma quello che sarà importante, è veder vincere Totti e compagni, alla faccia dei miei concittadini olandesi. E mi voglio sbilanciare: all'andata vinciamo uno a zero, al ritorno - a Roma il 26 febbraio - dico due a zero per noi e passaggio del turno assicurato".
Lui è nato a Maastricht, ma quando dice "noi" intende i romanisti. Lui è Frans Timmermans, 53 anni, il numero due della Commissione europea, primo vice-presidente di Jean Claude Junker ed ex ministro degli Esteri olandese. Trasferitosi undicenne a Roma (suo padre era archivista presso l'ambasciata in Italia), ci visse per quattro anni e fu allora che nacque il grande amore: "Abitavamo sulla Cassia, nella zona Tomba di Nerone, e c'era un gruppo di ragazzi che non facevano altro che parlare della Roma", racconta. "A me il calcio piaceva, ma non avevo la minima idea di cosa fossero la Roma e i suoi tifosi. Una domenica, di nascosto dai miei genitori, che dicevano sempre che lo stadio era pericoloso, andai in curva Sud con i miei amici. Della partita non ricordo nulla, ma l'atmosfera, i colori, i cori mi emozionarono come niente altro".
Un vero amore a prima vista, quindi?
"Sì, e per i quattro anni che rimasi in Italia, non mi persi una partita. Non erano anni memorabili, erano gli anni della 'Rometta', come la chiamavano allora, quelli in cui la Lazio era più forte di noi. Ma per me - come detto - era una magia il solo entrare in curva, sentire i cori, vedere le bandiere, sentire i tamburi, e intuire qualcosa della partita perché da lassù il campo si vedeva molto in lontananza. In una parola, l'importante era essere parte di questa famiglia".
Una famiglia che non ha lasciato nemmeno dopo essere tornato in Olanda...
"Nei primi anni non fu facile seguirla, perché la Tv non trasmetteva tutto il calcio internazionale come oggi. Però rimasi un tifoso, esultando per lo scudetto vinto nel 1983 con Falcao, Bruno Conti, Cerezo, Agostino Di Bartolomei e tanti altri campioni agli ordini di Nils Liedholm, e poi disperandomi l'anno dopo per quella finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool. Negli anni successivi mi fu più facile seguirla anche dal vivo: più di una volta sono venuto in Italia per andare all'Olimpico, facevo le vacanze sempre a Roma organizzandole in base al calendario di Campionato. Di quegli anni mi ricordo soprattutto il tedesco Rudi Völler, un giocatore straordinario".
Poi è arrivato Totti: un idolo assoluto anche per Lei?
"Certamente, perché Totti non è solo un magnifico calciatore, un incredibie campione, ma è anche un uomo straordinario fuori dal campo. Lo è sempre stato, anche quando non era ancora tanto famoso. Ha disciplina, serietà e una generosità immensa, combinate con un'umiltà che è cosa rarissima nei campioni superpagati di oggi. E poi, che regalo ha fatto a me e a tutti noi romanisti con la doppietta contro la Lazio nell'ultimo derby?".
A parte Totti, quale giocatore ha amato di più in tutti questi anni di tifo?
"Sicuramente Falcao. E poi Daniele De Rossi e Kevin Strootman. Questi ultimi due più Totti fanno la mia Roma".
Le piace Rudi Garcia come allenatore?
"Sì, mi piace molto come fa giocare il centrocampo, che per me è il vero motore di una squadra. Oggi però vedo che i ragazzi non sono tranquilli, non sono sicuri. Ed è strano, perché penso che il gruppo sia piú forte della Juventus: serve un po' più di fiducia, di sicurezza nei propri mezzi".
Cosa può dirci del Feyenoord: come vede la sfida in Europa League?
"Hanno un attacco debole che segna poco, anche se il centrocampo è molto buono: Jordy Clasie è un giocatore fortissimo e anche in difesa sanno chiudersi molto bene. Però vinciamo noi, non c'è problema. Spero di esserci a Roma per il ritorno, altrimenti - come faccio ogni volta che giochiamo - la vedrò in Tv".
Tra i tanti impegni istituzionali, insomma, uno spazio per la sua squadra lo trova sempre...
"Non potrei concepire una vita senza calcio e senza la Roma, perché, come ho imparato in Curva Sud, la Roma non si discute, si ama".
C'è mai stato un amore calcistico anche in Olanda?
"Negli anni Settanta ero molto fiero di Johan Cruijff e della Nazionale arancione, ma il vero tifo è sempre stato solo giallorosso. In Olanda sono simpatizzante del Roda, la squadra della città di Kerkrade, dove i miei nonni facevano i minatori. Qualche anno fa sono stato anche vicepresidente di quel club, ma la Roma non ha mai avuto rivali nel mio cuore di tifoso".