Totti, addio alla Roma: ecco cosa ha detto
Confessione fiume, attacco a Pallotta e Baldini: "Non è colpa mia ed è un arrivederci. Posso tornare con un'altra proprietà"
Francesco Totti lascia la Roma, questa volta per sempre. Uno strappo che chiude una storia d'amore lunga trent'anni: dal 1989, giorno del suo sbarco nelle giovanili giallorosse, all'annuncio del grande rifiuto di prendersi la direzione dell'area tecnica offerta dal presidente Pallotta ma considerata dalla bandiera romanista vuota di poteri e autonomia.
Per annunciare il divorzio Totti ha scelto il Salone d'Onore del Coni e una conferenza stampa trasmessa quasi a reti unificate (Rai 2, Sky e Mediaset più uno sterminato elenco di siti e portali). Un modo per testimoniare anche plasticamente la presa d'atto di non sentirsi più a casa sua a Trigoria e nei luoghi istituzionali della Roma.
La svolta si è consumata nelle ultime settimane. A marzo Totti parlava da dirigente con pieni poteri in pectore, spiegava i motivi del tentativo di portare nella Capitale un allenatore big come Conte e annunciava di essere pronto a cambiare tante cose. Poi piano piano la Roma si è ripiegata su se stessa e gli è scivolata dalle dita.
Prima la decisione di non rinnovare il contratto a De Rossi, allontanando l'ultima bandiera in campo. Di seguito i veleni pubblicati sui giornali e non del tutto smentiti. Infine la scelta di direttore sportivo (Petrachi) e allenatore (Fonseca) compiuta seguendo gli input del consigliere ombra Baldini e non le sue indicazioni.
Inutili i tentativi di fargli cambiare idea nelle ore che hanno preceduto l'annuncio ufficiale. Un lungo racconto in cui Totti ha davvero fatto il punto sul motivo della separazione che assomiglia a un addio. O, forse, solo all'arrivederci quando la Roma sarà in mani diverse da quelle di Pallotta.
DEROMANIZZAZIONE DELLA ROMA - "E' sempre stato un pensiero fisso di alcune persone e alla fine sono riusciti a ottenere quello che volevano da otto anni a questa parte, da quando sono entrati gli americani. Hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. E' quello che hanno voluto e alla fine ci sono riusciti".
FRANCO BALDINI - "Il rapporto con lui non c'è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione penso sia normale che ci siano degli equivoci e dei problemi interni alla società. Uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io perché troppi galli a cantare non servono. Ci sono troppe persone che mettono bocca sulle cose e fanno solo casini e danni mentre dovrebbero fare solo il loro.
Quando canti da Trigoria non lo senti mai il suono, l'ultima parola spettava sempre a Londra quindi era inutile dire cosa pensavi e cosa volevi cambiare. Era tempo perso. Tornare con questa proprietà e senza Baldini? No perchè quello che è fatto è fatto. Se avessero voluto avrebbero potuto farlo prima".
IL FUTURO DELLA ROMA CALCISTICA - "Tutti sappiamo i problemi attuali della Roma, soprattutto per il fair play finanziario. Hanno fatto questa scelta di vendere i giocatori più forti, è più facile prendere soldi con questi e tamponare i problemi. Bisogna essere trasparenti con i tifosi.
Ho sempre detto ad alcuni dirigenti che alla gente bisogna dire la verità, anche se è brutta. Quando disse che la Roma sarebbe arrivata tra il quarto e il quinto posto e la Juve avrebbe vinto il campionato a febbraio mi hanno dato dell'incompetente che toglievo sogni ai tifosi ma io sono sempre stato trasparente e ho sempre raccontato la verità. Per questo non potevo stare qua dentro".
LA SPERANZA DEL QATAR - "Ho girato vari continenti e ci sono tante persone che vorrebbero fare investimenti ma fino a quando non vedo nero su bianco non ci credo. Posso dire che la Roma è amata e stimata e che tutti la vorrebbero prendere, ma non posso espormi perché direi una cavolata".
LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO - "Ormai il vaso si era riempito... In due anni avrò fatto dieci riunioni, mi chiamavano sempre all'ultimo come se mi volessero accantonare da tutto e dopo un po' il cerchio si stringe e subentra il rispetto verso la persona anche perché ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e di portare qualcosa a questa società. Vedevo che dall'altra parte il pensiero era diverso".
SOLDI E RUOLO - "Io non ho mai parlato di soldi ma solo di fare il direttore tecnico. Non ho chiesto di comandare tutto, solo di metterci la faccia e la mia competenza. Di decidere come fanno tutti. Non sono andato a Londra perché mi hanno chiamato solo due giorni prima e già avevano fatto tutto senza chiedermi se andava bene o no.
L'unico allenatore che ho chiamato è Antonio Conte, gli altri che avete scritto non ho mai mandato un messaggio o chiamati. Tutta fantascienza. Che mi facciano passare per quello che ha chiamato e tutti gli hanno detto no e poi fanno Fonseca che è l'unico che non ho contattato io non ci sto. A passare per stupido non ci sto".
SU PALLOTTA - "Ha detto che ho inciso nella scelta dell'allenatore? L'unico che ho scelto è stato Ranieri che ringrazio perchè non ha nemmeno parlato di soldi, mi ha detto che sarebbe arrivato il giorno dopo a Trigoria. Quindi ognuno è libero di dire quello che vuole ma io ho detto la verità, non serve mentire in questo momento. A lui rimprovero di essersi contornato di persone sbagliate e di ascoltare solo quelle persone. Sono otto anni che sbaglia, prima o poi devi farti una domanda".
"SAREI RIMASTO SE..." - "Io sarei rimasto se fosse arrivato Conte o anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l'allenatore e mi avessero chiesto dimostrandomi fiducia. Conte lo abbiamo chiamato io e Fienga prima che Pallotta lo sapesse. Antonio ci aveva dato l'ok, lo abbiamo visto e sentito tante volte poi ci sono stati problemi. Pallotta era contento che si potesse fare".
L'ADDIO DI DE ROSSI - "A settembre ho detto ad alcuni dirigenti che se per loro questa era l'ultima stagione bisognava dirglielo subito e non aspettare le ultime due settimane come con me. Mi dicevano di sì ma intanto il tempo passava e le cose si sono complicate. E' il problema di Trigoria: le cose vanno fatte subito ma non è così, lì c'è paura di prendere una posizione. A De Rossi io ho parlato da amico, non da dirigente. Non mi potevo esporre, gli davo dei consigli per fargli aprire gli occhi e fargli vedere che poteva esserci un problema che poi è arrivato come è successo con me".
TOGLIERE IL CUORE A ROMA - "Per me non si rendono conto di quello che fanno, stanno dall'altra parte del mondo e gli arriva l'uno per cento di quello che succede qua. Adesso sarà diverso ma non per loro che stanno in un altro continente. E' quello che volevano".
LE PAROLE DELL'ADDIO - "Alle 12,41 ho mandato per mail al CEO della Roma che mi dimetto dal mio ruolo nella Roma. Speravo che questo momento non venisse perché è molto brutto e pesante ma viste le condizioni penso che fosse giusto prendere questa brusca decisione perché non ho mai avuto la possibilità operativa di lavorare sull'area tecnica della Roma. Penso che sia la decisione più coerente e giusta, davanti a tutto ci deve essere la Roma che è la squadra da amare.
Oggi non ci devono essere fazioni pro-Totti, pro-Pallotta o pro-Baldini ma solo stare vicini alla Roma. I presidenti passano, gli allenatori e i giocatori pure, le bandiere non passano però questo mi ha fatto pensare tanto. Non è stata colpa mia prendere questa decisione".
L'ESPERIENZA DA DIRIGENTE - "Non ho mai pensato chi me l'ha fatto fare perché la Roma l'ho sempre messa davanti a tutto e Trigoria è stata la mia seconda casa. Prendere questa decisione è stato difficilissimo. Non è stata colpa mia perché non mi è stata data possibilità di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, nel secondo io avevo capito cosa volevo fare ma non ci siamo mai trovati. Avevo voglia ma loro non hanno voluto, mi tenevano fuori da tutto".
"NON E' UN ADDIO MA UN ARRIVEDERCI" - "Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato. C'è stato reciproco rispetto, posso dire solo di continuare a tifare questa squadra perché per me è la più importante del mondo. Vederla in questo momento di difficoltà mi rattrista, i suoi tifosi sono diversi e il loro amore non potrà mai finire.
Continuerò a tifare Roma ed è un arrivederci, non un addio. Da Francesco posso dire che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma e mi dà fastidio vederlo. Nel momento in cui una nuova proprietà vorrà puntare forte su di me io sarò sempre pronto".
"C'E' CHI MI HA PUGNALATO" - "C'è chi mi ha pugnalato dentro Trigoria ma non farò mai il nome. Ci sono persone che fanno il male della Roma e Pallotta non lo sa. Il problema è che si fida di loro. Io che conosco Trigoria come le tasche dei miei jeans, so per filo e per segno come va gestita perché ci sono cresciuto, so quali sono i problemi, chi parla bene e chi parla male... Come fai ad essere coesi e ad aiutare la società? Ognuno fa il bene si se stesso. Di tutte le cose che riportano a Boston arriverà un decimo della verità".
IL FUTURO ADESSO - "Ci sono tante cose che posso fare, valuterò le offerte sul piatto e quella che mi farà stare meglio la prenderò con tutto il cuore. Cosa serve per tornare? Prima di tutto una nuova proprietà e che mi chiami, che creda nelle mie potenzialità e nel fatto che possa fare qualcosa di buono. Non farò mai del male alla Roma. Staccarmi dalla Roma per me... Oggi potevo anche morire, era meglio. Ma dovevo staccarmi. In tanti hanno detto che sono troppo ingombrante per questa società.
Ora ci sono state offerte da alcune squadre italiane. Una questa mattina. Solo la Roma? Prenderò in considerazione tutto perché adesso sono libero. Juve e Napoli? Non esageriamo, per rispetto dei tifosi... Se l'anno prossimo andrò allo stadio a vedere la Roma? Certo... Anzi magari vado in Curva Sud anche la partita non la vedrò... Mi metto la parrucca. Magari prendo De Rossi e me lo porto in Curva Sud se non continua a giocare da qualche altra parte".
"MI HANNO FATTO SMETTERE" - "Tutti sappiamo che mi hanno fatto smettere. Avevo un contratto di sei anni sul lato dirigenziale e per questo sono entrato in punta di piedi perché era una novità. Ho capito che sono due cose totalmente diverse anche stando nella stessa società. Di promesse ne sono state fatte tante ma non sono mai state mantenute per quello che loro sapevano io volessi. Quello che facevo lo facevo per la Roma, ma andando avanti col tempo non volevo più mettermi a dispozione per persone che non mi volevano".