Transcendence, il film con Johnny Depp: 5 cose da sapere
In un futuro non molto lontano, la tecnologia entra in collisione con il genere umano, seguendo uno sviluppo narrativo chiaro ma poco affascinante. Dagli sviluppi iperbolici
Dal 17 aprile nelle sale italiane (negli States arriverà invece il 18), Transcendence è la prima da regista di Wally Pfister, direttore della fotografia premio Oscar con Inception, collaboratore fisso di Christopher Nolan dal 2000. Per il suo debutto ha scelto una tematica complicata come quella dell'intelligenza artificiale, che tratta in maniera comprensibile e chiara per il pubblico profano della somma tecnologia, ma senza troppo affascinare, nonostante si affidi a un trascinatore come Johnny Depp. Per quanto il suo racconto ambientato in un futuro non troppo lontano sia per larga parte credibile, sul finale giunge però a iperboli di onnipotenza scientifica assai discutibili.
Ecco 5 cose da sapere su Transcendence.
1) Johnny Depp un dio meccanico
Johnny Depp è il dottor Will Caster, il massimo ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale. Lavora alla creazione di una macchina senziente che combini l'intelligenza collettiva di tutto ciò che è conosciuto con l'intera gamma delle emozioni umane. Il suo obiettivo è raggiungere quella che è chiamata "singolarità" e che lui chiama "trascendenza". "Vuole creare un dio? un suo dio?", gli chiede un uomo dalla platea, alla presentazione del suo progetto. "Buona domanda", risponde lui. "Non è ciò che l'uomo sempre ha fatto?".
Ecco così che si apre uno degli interrogativi che percorre anche la contemporaneità: gli sviluppi più estremi della ricerca scientifica rappresentano un'opportunità o una minaccia per il nostro mondo?
Affianca il dottor Caster negli studi e nella vita sua moglie Evelyn, interpretata da Rebecca Hall. Max Waters (Paul Bettany) è loro amico, anche lui ricercatore ma con una coscienza più attenta a non superare limiti pericolosi.
Attaccato da militanti estremisti il cui motto è "Evoluzione senza Tecnologia", per sopravvivere Will sperimenterà sulla sua pelle, o meglio, sul suo cervello, la singolarità, diventando ben presto una sorta di dio meccanico.
Proprio in seguito a ciò per gran parte del film del suo personaggio si vede solo il suo bel viso su uno schermo. Per questo per il ruolo serviva un attore carismatico e attraente come Depp. Ben consapevole della sua forza contrattuale, Depp ha ottenuto un cachet di 20 milioni di dollari più una percentuale sugli incassi. Un dio meccanico, appunto.
2) Premesse non così fantascientifiche
Il soggetto è di Jack Paglen, che ha anche co-scritto la sceneggiatura: per svolgerlo si è avvalso dell'aiuto della moglie, ricercatrice informatica. Pfister ha quindi raccolto ulteriori informazioni incontrando parecchi esperti del settore alla University of California, scoprendo così che le premesse scientifiche di Transcendence non erano poi così fantascientifiche come aveva pensato inizialmente. I progressi realizzati nei vari campi di ricerca (neuroscienze, nanotecnologie, ricerche cellulari e robotica) stanno lentamente trasformando la fantascienza in realtà.
Poi, certo, i realizzatori si sono presi qualche licenza drammatica, intensificando e gonfiando gli effetti "collaterali" di certi conseguimenti. Anzi, probabilmente hanno calcato sin troppo la mano su queste licenze.
3) Il futuro secondo Transcendence; Depp proiettato su una parete
Il futuro di Transcendence è molto vicino all'oggi. Ma è anche freddo e poco attraente. Il film è stato girato a Los Angeles e in New Mexico in tanti scenari diversi, dalle strade di Berkeley, California, a una città abbandonata fino a montagne ricoperte di boschi.
Per riprodurre l'edificio dove si sviluppa la trascendenza di Will/Depp, il Brightwood Data Center, il set è stato costruito in teatro ad Albunquerque e, secondo le indicazioni dello scenografo Chris Saegers, ha lunghi corridoi, soffitti bassi... I colori sono neutri, c'è molto vetro, riflessi traslucidi.
L'immagine virtuale di Will è stata realizzata facendo recitare Depp sul set insiema a Rebecca Hall, ma la sua performance veniva proiettata sulla parete. Per questa tecnica il direttore della fotografia Jess Hall si è ispirato all'artista visivo statunitense Bill Viola.
4) Un interrogativo: come sarebbe il mondo senza internet?
In Transcendence si apre irrimediabilmente una collisione tra genere umano e tecnologia. L'interrogativo che il film vuole aprire è se ci debbano essere limiti definiti alla tecnologia o no. E, soprattutto, se non ci fossero limiti, a che punto si arriverebbe? La risposta che Pfister dà è piuttosto cervellotica. Vorrebbe inquietare ma non lo fa perché tocca poco le corde emotive. Ciò che invece più intenerisce è l'amore diventato impossibile tra Will/Depp ed Evelyn/Hall.
La riflessione assai più intrigante che Transcendence piuttosto ha mosso in me è: come sarebbe, un domani, tornare a una società senza internet e addirittura senza energia elettrica? Sono poche le sequenze che ci mostrano questo mondo "decaduto", ma sono forse quelle più evocative. La funzione di una tastiera del computer? Diventerà quella di fermaporte.
5) Le analogie e le differenze con Lei (Her)
Vedendo Transcendence è impossibile non pensare alle varie analogie con Lei (Her) di Spike Jonze, film futuristico in cui un uomo molto sensibile si innamora di un sistema operativo basato su un'intelligenza artificiale in grado di evolvere. In Transcendence, di Johnny Depp spesso sentiamo solo la voce, proveniente dal suo mondo virtuale, ma l'attore si mostra anche nella sua fisicità. Lei in tal senso è ancora più estremo e l'nterpretazione di Scarlett Johansson, ovvero l'OS Samantha, è puramente vocale. Anche in Transcendence l'amore è il perno fondamentale, che può resistere anche oltre la fisicità. Ma in Lei l'amore si sviluppa sin dall'inizio senza la necessità di un corpo.
Le differenze invece sono tante: il futuro di Jonze ha colori caldi, abbigliamento neo-vintage, un romanticismo dolcissimo, una drammaticità latente e non esibita. Queste diversità fanno di Lei un'opera indimentacabile. Di Transcendence un film poco memorabile.