L'ultimo trend nell'amicizia? La compagna di corna
Se lui ti tradisce, una volta piantato, le altre possono diventare nuove, insospettabili amiche
La banalità e il mio mesto senso del limite non m'avevano illuminato su quanto la straordinarietà della vita potesse suggerire modi non convenzionali per fare amicizia. Locuzione un po' contorta – com'è mia consuetudine – per dire che un'amica, slovena, di 27 anni, di cui ignoravate fino a ieri l'esistenza, può sempre spuntare in un grigio week-end che entrerà nella storia come il più tragicomico della vostra vita.
Voi credete d'aver un fidanzato fedele da qualche mese. Certo, risiede a Udine e quindi non è che proprio vi stia sotto il naso tutti i giorni. Certo, è strangolato dall'ipertrofia dell'ego e – se potesse – sposerebbe se stesso. Però – accidenti - vi vedete con tale frequenza ed entusiasmo che quegli squilli improvvisi che lampeggiano sul suo I-Phone o certe irragionevoli e oscure incongruenze non destano più di tanto il vostro sospetto. O meglio. Lo sapevate, che non siete arrivate alla soglia dei 38 pettinando bambole e – vostro malgrado – ne avete già viste e vissute più di Bertoldo. Però, ecco, diciamo che già vi frantumate le balle nel dirimere i conflitti col resto dell'umanità tutti i giorni, quindi non avete proprio voglia di spaccarvele ancora nella breve intimità del vostro talamo.
Poi – certo – se la notizia proprio piglia a calci la vostra porta, beh, insomma, siete pur sempre croniste di razza: dovete aprirle.
Io aprii, dunque. Versione contemporanea di “La sventurata rispose”.
Sul suo cellulare lampeggia il nome "Severina”, proprio mentre voi – professioniste della comunicazione – gli state scrivendo (aggratis) i testi per il catalogo dei mobili prodotti dalla sua azienda albanese che, considerando la sua sincerità, è probabilmente una copertura per il traffico d'armi, nella migliore delle ipotesi.
Diciamolo, lui non è che proprio sia un genio. Su qualunque manuale del fedifrago dilettante, in prima pagina, c'è una precisa prescrizione: comprarsi almeno due schede del telefono. Vabbé.
“Amore, ma perché hai messo giù alla tua amica come già avevi fatto tre settimane fa?”.
“Perché è una mitomane che mi perseguita”, risponde l'adultero sotto evidente accelerazione cardiaca.
Ora, l'ipotesi che una stalker affligga proprio il vostro maschio è direttamente proporzionale all'ultimo esemplare di foca monaca. Una su un milione. Dunque, ragionando di statistica, le cose non tornano.
“Amore, non preoccuparti, ci parlo io con lei. Dammi il suo numero”, gli replico, mentre l'alter-ego barbaricino e sanguinario che è in me inizia a risvegliarsi.
“Ma no, lasciamola perdere, non la provochiamo”, ribatte lo spergiuro con la credibilità di un tricheco dentro un tutù di danza. Dopo una rapida baruffa, dai toni sempre più accesi, gli strappo l' i-phone e chiamo la fanciulla in viva voce.
“Sono la fidanzata di Elvis!”, le bercio col tono poco convinto di chi reclama la sua proprietà.
“Ma anche io”, risponde lei con lo stesso sgomento di una cui le è atterrato un meteorite in salotto. Mentre l'impostore prepara la valigia di gran lena, sbraitando che lei è una mitomane e s'è inventata tutto per rovinargli la vita, io procedo a una rigorosa, lucida e anglosassone verifica della notizia. “Severina, puoi inoltrarmi i suoi messaggi, per favore?”.
Una mezzora più tardi - quando sul pianerottolo lui urla in lacrime di perdonarlo, che ama solo voi e che s'è trattato d'una “leggerezza” (lunga tre mesi) - io e la slovena, diario e telefono alla mano, con tono urbano e solidale che altro che le quote rosa, ci confrontiamo sulla coincidenza di date, incontri, fin identici sms della buona notte (ché il traditore, si sa, mica può sbatterlo troppo l'unico neurone disponibile).
Un'ora dopo conveniamo sull'appartenenza (a nostra insaputa) a un intero harem. La sera successiva, portate a termine ulteriori verifiche, ci invitiamo rispettivamente l'una nella città di residenza dell'altra.
Perché ora lo so: l'ultimo trend, in fatto d'amicizie, non è facebook, ma la compagna di corna.