Tutte le stranezze dei bar post Covid
Dal ritorno delle «buchette del vino» usate durante la peste a Firenze, all'utilizzo di manichini e persino salvagenti per mantenere il distanziamento sociale. Il settore della ristorazione si reinventa dopo l'emergenza
Il settore della ristorazione è senza dubbio uno dei più colpiti dalla pandemia. Secondo i dati raccolti dal centro studi della Fine (Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ndr) due italiani su tre non hanno ancora consumato un pasto fuori casa per paura del contagio. Il 72% non ha ancora fatto colazione al bar, il 67,9% un pranzo fuori casa e il 69,4% una cena. Peggio va solo per il dopocena, ma è noto che questa sia un'occasione di consumo che riguarda principalmente la fascia giovanile della popolazione.
I pochi che decidono di muoversi si affidano a rigidi criteri di selezione, il 47,4% degli italiani è particolarmente attento alle norme igieniche, il 35,2% al distanziamento tra i tavoli e il 34% alla presenza di spazi all'aperto. È proprio per questo motivo che gli esercenti stanno pensando ad adottare soluzioni creative per attrarre clienti e limitare le perdite (attualmente pari a 8 miliardi di euro).
A Firenze, ad esempio, sono state riaperte alcune «buchette del vino», piccole finestre usate nel Seicento per il commercio a distanza. Nella Relazione del contagio stato in Firenze l'anno 1630 e 16330 lo studioso Francesco Rondinelli spiega come durante la peste che colpì tutta l'Europa, coloro che vendevano il vini dai propri palazzi, per evitare il contagio e il contatto con gli acquirenti, passavano il vino già infiascato attraverso piccole finestre o «sportelli». L'associazione culturale Buchette del vino, creata nel 2015 da Matteo Faglia, Diletta Corsini e Mary Christine Forrest ha rilevato almeno 150 finestrelle dentro le mura di Firenze e molte di queste sono tornate in attività proprio a causa del coronavirus. Attualmente, 14 finestre sono state riaperte per vendere bicchieri di vino e aperol spritz a turisti e cittadini in totale sicurezza.
Il gruppo inglese Inception ha invece aperto i suoi 11 club londinesi scegliendo di aderire alle misure di sicurezza in maniera decisamente originale. Invece di rimuovere alcune delle sedute, il loro bar di Mayfair - Mr.Fogg's Residence - è stato arricchito con dei manichini vestiti in stile vittoriano, ispirati ai personaggi del Giro del mondo in 80 giorni di Jules Vernes. I clienti di Mr.Fogg's House of Botanicals verranno invece serviti da camerieri in divisa da apicoltore, con tanto di retina al posto delle classiche mascherine chirurgiche. Il bar che si ispira al periodo post bellico - Cahoots - vede invece lo staff indossare maschere antigas, mentre a tutti gli avventori del club in stile tropicale Maggie's verrà fornito un salvagente colorato per mantenere le distanze di sicurezza.
Ad Amsterdam, il ristorante al centro per l'arte Mediamatic sono state installate una serie di piccole serre trasparenti lungo la Oosterdok marina per un cocktail o un pranzo in totale privacy e sicurezza. In Giappone, così come in Germania, il distanziamento sociale si mantiene grazie a teneri pupazzi, mentre a Mosca ha appena aperto il primo Kentucky Fried Chicken completamente contacless, dove gli avventori sono serviti da robot.
Infine, in Svezia, Linda Karlsson ha pensato di creare un ristorante davvero perfetto per il distanziamento. Si chiama Bord för En (tavolo per uno, ndr) e si trova in mezzo a un campo. Ogni giorno Linda serve solo un cliente, servendogli il pranzo in un cestino da pic nic attraverso un sistema a carrucola. «Così possiamo offrire un'esperienza unica e completamente Covid free».