Una giornata a "casa Marquez"
L'intervista a Marc, il giro in pista come passeggero di Alex
Non proprio a casa, ma quasi: da Cervera, dove Marc Marquez è nato, al circuito di Alcarras, ci si arriva in meno di un'ora di macchina. Dall'aeroporto di Barcellona, in cui siamo appena atterrati, ci vuole un po' di più e arriviamo nella struttura catalana nella tarda mattinata. Lui, il Campione, è già in uno dei box assieme ad Alex.
Diversissimi tra loro i due fratelli più veloci del mondo, anche da come appaiono in tv: dal vivo, Marc sembra più "piazzato", Alex molto più alto.
Neppure il tempo per le presentazioni che è già arrivato il momento di indossare la tuta in pelle più il restante armamentario tecnico, e prepararci a salire sullo strapuntino della Honda CBR1000RR che Alex guiderà tra le curve del tortuoso tracciato di casa.
Intanto, Marc si divide tra lo shooting fotografico e le riprese della nuova campagna pubblicitaria Nilox, di cui è diventato testimonial, e le interviste.
Salgo in sella - non prima di aver preteso prudenza dal giovane pilota - casco allacciato e si parte. Alex accoglie la mia richiesta, ma anche se guida credo non oltre l'1% per cento delle reali capacità, i rettilinei (specialmente quello principale in salita, bellissimo) e i momenti che precedono la curve sono un supplizio: nel primo caso, anche se cerco di incollarmi al pilota, rischio di volar via, e nelle staccate non è mica così semplice spingere con le braccia sul serbatoio per contrastare le forze fisiche che vorrebbero catapultarmi oltre il cupolino.
Tre minuti di buona adrenalina e siamo di nuovo in pit lane. Torniamo veloci in abiti "civili" e andiamo a raggiungere Marc per l'intervista.
Nonostante il jet lag (è rientrato da pochissimo dalla trasferta texana della MotoGP), Marc è in gran forma. Partiamo a bomba:
Cominciamo dalla fine, cosa è successo all'ultimo giro sul circuito di Austin?
Era stata una gara troppo normale bisognava fare qualcosa per movimentarla (ride, ndr). Scherzi a parte, ho avuto un piccolo calo di concentrazione. Cose che capitano quando sei solo lì davanti.
Durante la gara, pensi più alla guida o alla strategia?
Per la strategia c'è sempre troppo poco tempo. Mi piace di più pensare alla guida. E improvvisare, andare d'istinto.
E, tra le varie fasi della guida, quale preferisci?
La staccata
Perché?
Perché è divertente e adrenalinica.
Che cosa manca affinché il binomio Marquez-Honda raggiunga la perfezione, a cui - peraltro - sappiamo bene che già è molto vicino?
Mmm... Difficile... Se proprio devo trovare qualcosa che si potrebbe migliorare, dico un po' più di stabilità
Il tuo marchio di fabbrica è lo stile inedito che caratterizza la tua guida. Sei riuscito a imporlo tu alla tua moto, oppure è stata lei, assieme alle gomme, che ti ha "costretto" a guidare in quel modo?
Tutte e due le cose: l'anno scorso ho dovuto adattarmi io. Adesso, a partire dal telaio, stiamo lavorando per adattarla il più possibile a me
Ma dove sta il trucco?
Forse il segreto sta nella capacità di assecondare la moto anche quando "si muove". Anzi: più si muove più io ho feeling con lei
Gomito a terra, derapata in ingresso e in uscita di curva... Con tutto ciò, hai creato una spaccatura tra il pilota della domenica e il pilota professionista
Verissimo, ma è giusto così: il professionismo è una cosa, andare in pista per divertirsi un'altra
Ora le cose per te stanno andando decisamente bene. Ma in futuro, pensi che ti verrà voglia di metterti in gioco con una qualche nuova sfida "alla Rossi", dimostrando di essere imbattibile anche su un mezzo meno competitivo della moto (quasi) perfetta che guidi oggi?
Per il momento sono molto contento così. Per il futuro vedremo: tutto dipenderà da quanto forte sentirò il bisogno di cercare altri stimoli.
Visto che lo abbiamo evocato... In che cosa pensi che sarà difficile battere Valentino?
Nove titoli mondiali sono un traguardo quasi impossibile. Quello che ha fatto lui per il motociclismo difficilmente potrà farlo qualcun altro.
Magari su quattro ruote...
Non c'è ancora mai stata occasione. Sì, sarebbe divertente scoprirlo. In macchina io me la cavo, ma Valentino è molto forte anche lì.
Qual è il tuo tracciato preferito?
Austin mi piace molto. Poi direi Aragon. Anche Phillip Island.
Quello che digerisci meno?
Strano a dirsi, visto che è la mia pista di casa, ma è così: il Montmelò, dove faccio sempre fatica.
In Italia è appena accaduta una tragedia che ha portato via un giovane pilota non professionista. A proposito della sicurezza dei circuiti, ti capita mai di pensare che il lavoro tuo, assieme a quello degli altri piloti e della Federazione Internazionale, serva anche a rendere più sicura la pratica di questo sport per chi lo pratica soltanto per passione?
Mi dispiace molto di quello che è successo a Misano, e colgo l'occasione per mandare un abbraccio alla famiglia del povero ragazzo. ll lavoro per rendere le piste sempre più sicure non si deve fermare mai, anche se i livelli raggiunti ai giorni nostri - anche rispetto all'abbigliamento - sono ottimi. Certo, sappiamo bene che il nostro sport ha un rischio congenito che non saremo mai in grado di eliminare del tutto.
Passiamo al Marc Marquez giù dalla moto. Se non avessi fatto il pilota?
Lavorerei lo stesso nel mondo del motociclismo.
Hai mai pensato alle cose straordinarie che potresti fare al termine di una gara con tutta quell'adrenalina addosso?
E' vero, l'adrenalina fa miracoli. Ma serve anche il talento. E nel mio caso, il talento si è concentrato sulle moto. Se mi metti a fare altro...
Cosa fai nel tempo libero?
Faccio sport, sto con gli amici e con mio fratello, gioco alla PlayStation. E vado in moto...
Un'ultima domanda: la serenità che dimostri di possedere in tutti i frangenti è innata? O hai qualche tecnica particolare?
Sono sempre molto sereno, è vero. Il perché? Non lo so neppure io. Certo è che non ho nessuna tecnica. Anzi, se vuoi vedermi diventare nervoso, portami a fare una seduta di yoga
(Un ringraziamento ai membri della community di Daidegas che hanno contribuito all'intervista inviandoci alcune domande)