L'intelligenza artificiale: come capirla e usarla
Le indicazioni al workshop con IBM a Reggio Emilia per Panorama d'Italia
L’intelligenza artificiale è tra noi. Sta pervadendo il sistema economico e quello produttivo. Non deve spaventare, però, ma va capita e usata. E può farcela chiunque, a cavalcarne le straordinarie potenzialità. È stato questo il messaggio di fondo del workshop con cui Ibm ha voluto incontrare le medie imprese e gli sviluppatori di Reggio Emilia nel corso della “tappa” reggiana di Panorama d’Italia.
Ma com’è possibile che attingere alle risorse potentissime dell’intelligenza artificiale sia diventata una soluzione alla portata di tutti? Che non sia riservata a poche mani forti, per il costo che si potrebbe pensare comporti? La risposta la da, con molta chiarezza – dopo un’introduzione di Erminia Nicoletti, responsabile marketing di Ibm Italia Cloud - Davide Albo, che nella consociata italiana di “Big Blue”, è sales leader del cloud. “La novità da assimilare e comprendere fino in fondo”, spiega parlando a un’attentissima platea di manager, imprenditori e sviluppatori di software, “è che il cloud oggi è la modalità attraverso cui chiunque, anche una piccolissima impresa, può accedere alle straordinarie risorse dell’intelligenza artificiale nella misura e nelle modalità che gli occorrono e sostenendo costi limitati all’utilizzo che ne farà ma senza accollarsi gli investimenti di avvio imponenti e talvolta inaccessibili agli operatori più piccoli che, prima dell’era cloud, erano indispensabili per utilizzare le soluzioni informatiche più complesse”.
Dunque, il cloud come “scorciatoia” per l’innovazione. E Ibm vuole spingere ancor meglio questo concetto rassicurante ed efficiente diffondendolo con la formula “garage”, una modalità attraverso la quale l’organizzazione a rete del gruppo incontra sul territorio, e l’ha fatto appunto anche a Reggio Emilia, sia con i clienti sia con i partner sviluppatori, per costruire insieme, utilizzando il cloud, soluzioni specifiche e tailor-made a costi accessibilissimi. Addirittura, in questa fase, Ibm offre ai clienti una breve consulenza gratuita di un superesperto di intelligenza artificiale che consenta di impostare una strategia aziendale cloud.
Ovviamente l’impiego del cloud non esclude la possibilità di soluzioni ibride, che prevedano anche l’utilizzo di risorse fisse interne al perimetro aziendale: tutto può essere studiato per rispondere alle esigenze di un’azienda, ed anche alle sue necessità di sicurezza, tenendo conto però che il cloud di Ibm è da sempre adeguato alle ultimissime norme europee sulla protezione dei dati, che è poi contemporaneamente sicurezza informatica e prevenzione del cyber-chrime.
Tutto questo significa poter impiegare la straordinaria potenza di calcolo dell’intelligenza artificiale Ibm anche a livello periferico e su piccolissima scala: tutto sta ad avere idee chiare su ciò che si vuole e si può fare.
“Nel 2011 l’era dei big data fece pensare a tutti che senza disporre di terabyte di memoria non si poteva vivere nella pienezza della risorse digitali”, si aggancia Walter Aglietti, capo dei laboratori software di Ibm, “ma oggi l’accesso nel cloud alle risorse dell’intelligenza artificiale ha cambiato questo paradigma. E sia chiaro: l’intelligenza artificiale non è solo quella che vediamo nei film, anche Amazon è intelligenza artificiale, ci sono applicazioni e modelli per ogni esigenza ed ogni occasione. I presupposti essenziali per fruirne sono due: avere una buona idea, saperla ingegnerizzare. Ed è su questo secondo presupposto che si esprime poi al meglio la collaborazione del mercato con noi, ad esempio. Perché spesso, soprattutto nelle piccole e medie imprese, le competenze nel business sono tante e le buone idee anche, ma manca la capacità di immaginarne l’ingegnerizzazione tecnologica, tantomeno con l’intelligenza artificiale”.
In realtà le capacità di Watson, come Ibm chiama la sua piattaforma di intelligenza artificiali, sono talmente straordinarie che è difficile per chiunque immaginarle se non le si prova: “Anzi direi che sono infinite”, osserva Aglietti, “perché una delle capacità di Watson è quella di imparare interagendo con l’utilizzatore, quindi costruendo soluzioni dal nulla, dopo aver appreso i dati in base ai quali immaginarle”.
In effetti qualsiasi attività propria dell’intelligenza umana può essere svolta da Watson con velocità e precisione enormemente potenziate, attraverso le più varie applicazioni. Ad esempio la valutazione visiva dei danni agli oggetti – dai sinistri automobilistici all’industria conserviera i rilevatori visivi di Watson intercettano i pezzi danneggiati e li segnalano. “Al di là dei mille esempi che possiamo portare, il concetto di fondo è questo: quando lavorate con Watson gli conferite le vostre competenze affinchè lui le usi per risolvere al meglio i vostri problemi”, conclude Aglietti, “ma tutti i dati restano vostri e solo vostri”.