Little Steven trasforma Villa Ada in una festosa Asbury Park
Il cantante e chitarrista, braccio destro di Bruce Springsteen, ha regalato una performance memorabile tra classici del soul e brani solisti
Non chiamatelo "solo" il chitarrista di Bruce Springsteen.
Steven Van Zandt, in arte Little Steven, nome olandese ma origini italiane (sua madre Mary è di Sambiase, Calabria) è un artista a tutto tondo: Silvio Dante nella serie tv “I Soprano”, Frank “The Fixer” Tagliano nella fiction “Lilyhammer”, dj del programma radio “Little Steven’s Underground Garage”, fondatore dell'etichetta Wicked Cool Records, produttore, arrangiatore e autore di sei album solisti di grande qualità, ma soprattutto custode del sacro fuoco del rock e frontman travolgente, in grado di anullare le distanze tra rock "bianco" e soul "nero".
Ieri sera Little Steven, a quasi 68 anni, ha regalato una performance memorabile di quasi due ore e mezza a "Villa Ada - Roma incontra il mondo", nell'ambito del tour di presentazione dell'album dal vivo "Soulfire Live!" che il 18 luglio farà tappa a Cortona.
Supportato da una travolgente band di quindici elementi, con cinque fiati e tre coriste, Van Zandt ha trascinato gli spettatori in un viaggio a ritroso nella storia del rock e del soul degli anni Sessanta, ma anche attraverso la pregevole carriera solista dell'artista del Massachusetts.
Il giorno precedente l'artista, nato a Winthrop il 22 novembre 1950, è stato ospite dell'Hard Rock Cafè di via Veneto, accolto da un red carpet, dove ha incontrato i fan, scattato foto e firmato autografi, ma soprattutto è stato il maestro di cerimonia di un imperdibile "Underground Garage Dance Party”.
Un’intima DJ session dal vivo, dove il Rock and Roll Hall of Famer ha selezionato e presentato alcuni tra i suoi brani preferiti tra quelli diffusi nel suo show radiofonico internazionale “Little Steven’s Underground Garage” , trasmesso in tutto il mondo da 135 canali radio.
La nascita dell'album "Soulfire"
Come molte delle cose migliori della vita, l'album Soulfire è nato quasi per caso.
Little Steven & The Disciples of Soul sono tornati a esibirsi live a ottobre del 2016, su richiesta di un amico che li ha invitati a suonare al BluesFest di Londra.
Van Zandt arrivava dal trionafale tour di The River con la E Street Band e aveva in progetto un viaggio in UK per festeggiare il compleanno della moglie e l’ottantesimo di Bill Wyman. “Una serie di circostanze che si sono incastrate perfettamente” dice Van Zandt.
Little Steven ha velocemente riunito i Disciples of Soul del 21° secolo, quello che definisce benevolmente “un gruppo di disadattati, ladri e portuali”, ha aggiunto tre coriste ed una sezione fiati tra cui Stan Harrison e Eddie Manion, già membri degli degli Asbury Jukes/Miami Horns.
Stevie e la sua band hanno attraversato l’Atlantico per quella che avrebbe dovuto essere una “one-night-only performance” impreziosita da classici come I Don’t Want To Go Home, altre canzoni della sua carriera solista, brani scritti per altri e cover di Etta James, James Brown ed Electric Flag.
“A quel punto ho pensato beh, abbiamo già imparato 22 canzoni… Potremmo fare un album! -racconta l'artista- Non mi sono mai divertito così tanto nel registrare un disco. L’abbiamo fatto velocemente, con addosso l’energia dello show di Londra. Quell’energia l’abbiamo portata in studio ed è uscito tutto fuori di petto, in sei settimane abbiamo inciso e mixato. È stato tutto molto istintivo ed energico”.
Il racconto della serata
Istinto, energia e tanto divertimento hanno caratterizzato anche la serata di ieri, iniziata puntuale alle ore 22 con l'iconica Sweet soul music di Arthur Conley, seguita dalla title track Soulfire dei The Breakers che mettono subito in luce il tiratissimo sound “soul horns-meet-rock‘n roll guitars” dei primi album con Southside Johnny e Asbury Jukes.
Impagabili, per gli amanti dei retroscena dietro le canzoni, le presentazioni dei brani fatte dallo stesso Steven, coi dettagli della storia di ogni brano nel suo inimitabile stile, spesso sottolineati dalla sua contagiosa risata da beffardo pirata del rock.
Di grande suggestione il racconto di quanto il doo woop abbia influenzato la nascita del rock e di quanto sia stata importante Detroit, città che ha dato i natali a MC5, Mitch Ryder, Iggy Pop & The Stooges e all'amata Motown Records, per lo sviluppo della musica che ascoltiamo ancora oggi.
"Questa bellissima villa mi ricorda Asbury Park-sottolinea Stevie- quando insieme a Bruce e a Southside Johnny eravamo solo tre ragazzini che non avevano niente, se non l'amore per la musica e il sogno di scrivere qualche canzone che sarebbe rimasta nel tempo, come quelle dei nostri eroi che ho voluto celebrare nell'album Soulfire".
L'album dal vivo Soulfire Live!, preziosa testimonianza dell'energia dal vivo dei suoi show, uscirà nei negozi ad agosto, proprio mentre Little Steven and the Disciples of Soul si preparano ad imbarcarsi in un nuovo grande tour di beneficenza dedicato a TeachRock.
L’iniziativa di Rock and Roll Forever Foundation mira a portare la musica all'interno delle scuole medie e superiori in America.
Ad ogni tappa del tour, TeachRock organizzerà dei workshop per educare gli insegnanti su come implementare la musica nel loro curriculum.
«Questo tour è l’esaltazione dell’insegnamento» -ha dichiarato Van Zandt- «È uno show di solidarietà nei confronti della classe lavoratrice più sottopagata e sottovalutata degli Stati Uniti. Mi raccomando, trattate bene le vostre insegnanti».
Curioso come, mentre Bruce Springsteen in questi mesi si esibisce da soli in intimi spettacoli a Broadway, Little Steven sia circondato da quindici musicisti (con alcuni fiati utilizzati già da Springsteen nel tour del 2012), che creano un muro del suono "spectoriano" tale che è impossibile rimanere fermi al proprio posto.
Tra i momenti migliori della serata, i pezzi tratti dalla lunga carriera di Little Steven, inclusi classici come Standing In The Line Of Fire e I Don’t Want To Go Home, insieme ad eccellenti cover come Groovin’ Is Easy degli Electric Flag, Blues Is My Business di Etta James e una monumentale Down And Out In New York City di James Brown, omaggio alla Blaxploitation diffusa in tutto il mondo da Isaac Hayes con Shaft e da Curtis Mayfield con Superfly.
Un graditissimo omaggio alle sue origini italiana è stata l'icastica Standing in the line of fire, scritta a suo tempo con Gary U.S. Bonds per rendere omaggio alle colonne sonore di Ennio Morricone.
Due chicche della scaletta sono Ride the Night Away di Jimmy Barnes, scritta a quattro mani con Little Steven per l’album For the Working Class Man e, per i fan della serie Netflix Lilyhammer dove interpreta Frank Tagliano, l'evocativa Princess of Little Italy, affiancato al mandolino da Lowell “Banana” Levinger, storico membro dei newyorchesi The Youngbloods.
La comunicativa di Little Steven e l'affiatamento della band sono tali da trasmetterti la sensazione di conoscere tutte le canzoni in scaletta, anche quelle che non conosci.
Il concerto si chiude con un tris d'assi formato da I Don't Wanna Go Home, il brano scritto da Van Zandt nel 1976 per Southside Johnny, Out of control degli U2 e l'attesissima Out of the Darkness, che chiude nel migliore dei modi una grande serata di musica, uno dei migliori concerti a cui abbiamo assistito quest'estate.
"Grazie a tutti -saluta l'artista, che stasera si esibirà stasera al Cortona Mix Festival- è importante che siamo tutti riuniti qui in nome della musica e che ci amiamo gli uni con gli altri. Ci rivedremo presto, buonanotte Roma, God bless you!".
A presto, Steve.
La scaletta del concerto di Little Steven a Villa Ada (17/7/2018)
Sweet Soul Music
(Arthur Conley cover)
Soulfire
(The Breakers cover)
Lyin' in a Bed of Fire
The Blues Is My Business
(Etta James cover)
Love on the Wrong Side of Town
(Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)
Angel Eyes
Standing in the Line of Fire
(Gary “U.S.” Bonds cover)
I Saw the Light
(Little Steven)
Salvation
(Little Steven)
The City Weeps Tonight
(Little Steven)
Down and Out in New York City
(James Brown cover)
Princess of Little Italy
Ride the Night Away
(Jimmy Barnes cover)
Bitter Fruit
(Little Steven)
Forever
I Don't Want to Go Home
(Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)
Out of Control
(U2 cover)
Out of the Darkness
(Little Steven)