«La Mafia stava già facendo a meno di Matteo Messina Denaro»
Giacomo Di Girolamo, giornalista da anni impegnato in prima linea contro la criminalità organizzata in Sicilia, ci spiega cosa nasconde e cosa succederà ora con l'arresto del latitante numero 1 d'Italia
«È un arresto importante per lo Stato, una ferita che si rimargina dopo 30 anni. Ho sempre sostenuto che Messina Denaro fosse qui in Sicilia perché i boss hanno potere nel loro territorio»- commenta il giornalista Giacomo Di Girolamo Direttore Tp24.
Con l’arresto di Matteo Messina Denaro si è chiusa l’era dei Corleonesi assicurando così alla giustizia uno dei boss mafiosi più spietati di Cosa Nostra. Un arresto storico attorno al quale si sono sviluppate diverse teorie una delle quali sostiene che la debolezza del boss ha fatto sì che fosse “consegnato” mentre per altri il suo arresto è frutto del trentennale lavoro delle forze dell’ordine.
Chi è Messina Denaro?
«Fino ad oggi non sapevano quale fosse il suo volto, ne avevamo le sue impronte digitali ma c’era solo il suo DNA grazie al quale le forze dell’ordine sono state in grado di stabilire la sua identità».
Messina Denaro è stato arrestato in una clinica che si trova a 200 metri dalla sede della DIA. Era protetto?
«Questa latitanza è ovvio che abbia avuto delle coperture eccellenti ma non stiamo arrestando un uomo in salute e viene il sospetto che sia stato consegnato. I segnali di di distacco e disaffezione dalla base c’erano stati e qualche pentito un pó di tempo detto fa ha detto che si sarebbe costituito. Ora è giusto pensare che è stata finalmente resa giustizia alle persone che sono morte. Una volta disse che con le persone che ha ucciso si potrebbe riempire un cimitero e non faccio fatica a crederlo»
Com’è la mafia siciliana oggi ?
«Lo sbaglio è pensare che i mafiosi siano una banda di pastori mentre in realtà sono una classe dirigente. Provenzano era in una casale a mangiare ricotta ma era anche nei salotti buoni della Palermo bene e la sua forza era mimetizzarsi nell’alta borghesia. Il punto di forza della mafia è la capacità camaleontica. Pensare che siano coppole e pizzini è irresponsabile e accresce l’egemonia mafiosa».
La gente in questa lotta da che parte sta?
«In Sicilia ci sono 5 milioni di abitanti i di cui 5mila mafiosi che nonostante il numero esiguo godono di un potere relazionale importante. La dimostrazione di questa forza e di questo condizionamento si è avuta con il processo per le stragi iniziato solo 25 anni dopo. Così anche se la gente ha applaudito l’arresto di Messina Denaro l’impatto di questa notizia vista la forza relazionale della mafia non si conosce. Cosa Nostra è come se fosse una hub fatto da una rete in cui ci sono imprenditori, forze dell’ordine, politici, commercianti, normali cittadini che sostengono il sistema criminale di cui oggi è fatta la mafia. Ma c’è anche tanta gente comune che ha fatto il suo, lottando contro la criminalità organizzata anche se ancora oggi non c’è stato una forte risposta all’arresto perché è stata una notizia inattesa».
Come cambia la Mafia senza il suo ex capo supremo?
«Messina Denaro ha cambiato la mafia perché ha avuto un’intuizione nel 1992 ossia quella di partecipare alla guerra contro stato con la consapevolezza che Totò Riina sarebbe andato a sbattere e lui sarebbe rimasto l’unico capo. Mentre oggi la mafia siciliana non è più quella di un tempo ma è ridotta ai minimi termini e l’era dei corleonesi è finita. Dopo le stragi, il potere della Mafia oggi è nei colletti bianchi che contano, forse più di prima».
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