Il magico potere del riordino secondo Marie Kondo: intervista alla scrittrice
"Riordinare ci fa stare bene perché è un modo di prenderci cura di noi stessi". Parola dell'autrice giapponese da settimane presenza costante delle classifiche italiane dei libri più venduti
Da diverse settimane è presenza costante delle top ten dei libri più venduti in Italia. Questo dopo aver già venduto due milioni di copie in patria, Giappone, ed esser stato in America al primo posto delle classifiche del New York Times. Il magico potere del riordino(edito da Vallardi e in libreria da ottobre 2014) è il manuale che ha ormai reso celebre Marie Kondo. Come recita il sottotitolo del libro, Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita, l'autrice nipponica ha messo a punto un sistema che garantisce l'ordine e l'organizzazione degli spazi domestici, e insieme la serenità. Nella filosofia zen, infatti, il riordino fisico è un rito che produce incommensurabili vantaggi spirituali: aumenta la fiducia in sé stessi, libera la mente, solleva dall'attaccamento al passato, valorizza le cose preziose, induce a fare meno acquisti inutili.
Trentenne dal volto rassicurante, è Marie Kondo stessa a spiegarci e raccontarci il significato del suo scritto, destinato non solo a "casalinghe disperate", ma a manager e professionisti, per liberare gli spazi e la mente. La scrittrice è da quando era bambina che si dedica con passione all'arte del riordino, che nel Sol Levante è una vera e propria forma di cultura. All'università si è specializzata in questa disciplina, facendone poi la sua professione.
Qual è il magico potere del riordino?
"Riordinare ci fa stare bene perché è un modo di prenderci cura di noi stessi. Vivere in ambienti ordinati ci costringe a guardarci dentro, a conoscerci più a fondo, ad affrontare le nostre paure. Dopo aver fatto questo lavoro su noi stessi, avremo anche imparato ad apprezzarci di più".
In Giappone il riordino è un argomento comune?
"Sì. Libri e riviste che spiegano come ordinare (e tenere in ordine) i propri spazi sono molto diffusi, io stessa ho studiato a lungo l'argomento, raccogliendo consigli e principi e mettendoli alla prova in prima persona".
Ma i giapponesi non sono tutti ordinati?
"In realtà no. Anche se la cultura nazionale si basa sul minimalismo e l'ordine, le case dei giapponesi sono molto piccole e piene di oggetti di ogni tipo, e quindi disordinate".
In cosa si differenzia il suo metodo?
"La differenza principale è questa: manuali e riviste sul riordino hanno insistito a lungo sul principio 'riordinare poco ma tutti i giorni'. Il metodo KonMari predica il contrario: fare del riordino un grande evento, intensivo e isolato, perché l'ordine sia duraturo. Una volta applicato il metodo, per evitare l'effetto boomerang (ovvero che si crei di nuovo il disordine) sarà sufficiente rimettere ciascun oggetto al proprio posto dopo averlo usato".
Esistono diversi tipi di disordinati?
"Quando ho iniziato a lavorare come esperta di riordino, avevo ricondotto i disordinati a tre categorie: quelli che non sanno liberarsi delle cose, quelli che non sanno dove metterle e quelli che, oltre a non sapersi liberare delle cose, non sanno dove metterle. In realtà l’esperienza mi ha insegnato che 'quelli che non sanno liberarsi delle cose' (cioè persone che non buttano via nulla ma sanno dove mettere ogni cosa) non esistono. Su 100 clienti per cui ho lavorato, 90 appartenevano alla categoria 'quelli che non sanno liberarsi delle cose e non sanno dove metterle', gli altri 10 a 'quelli che non sanno dove metterle'".
Ci sono differenze fra uomini e donne nel disordine?
"Sì. Le donne di solito sono più concentrate sugli oggetti personali: vestiti, ricordi e cura di sé. Gli uomini tendono a legarsi di più agli oggetti che provengono dal mondo del lavoro: carte e documenti".
Progetti per il futuro?
"Mi piacerebbe sviluppare delle 'lezioni di riordino' per i bambini, in modo da insegnare il metodo in un'età in cui si è ancora molto ricettivi".