Milano, continuano le ronde anti maranza
Nuova aggressione, nuovo filmato: un uomo viene accerchiato e picchiato nella metropolitana di Milano. Un blitz simile a quello degli Articolo 52. Il gruppo ideatore delle ronde anti maranza. Azioni che, seppur illegali, nascondono problemi che per anni si sono voluti trascurare
“Adesso non fai più il duro?” Poi una serie di calci e pugni. Vestiti neri e cellulari che riprendono. Nella metropolitana di Milano va in scena una spedizione punitiva. La vittima è un uomo appena sceso dal vagone del treno. Viene accusato di essere un ladro seriale. Il video viene postato su Instagram e in poco tempo fa il giro della Rete. Ma chi sono gli autori? Si pensa che dietro il blitzkrieg urbano ci siano ancora loro: gli Articolo 52. Gruppo nato proprio su social network e passato alle cronache per aver ideato le ronde anti maranza. La Ghotam city esigeva dei giustizieri e loro sono arrivati. Pochi mantelli, tanti smartphone pronti all’uso. Per ora sono attivi su Milano, ma promettono di estendere il loro raggio d’azione. O meglio, sempre più persone manifestano il desiderio di emularli. La prima iniziativa, infatti, ha avuto una vasta eco mediatica: in gruppo hanno accerchiato e picchiato un ragazzo nordafricano, reo, secondo loro, di aver rubato una catenina. Sullo sfondo la Darsena meneghina.
Ma ora le forze dell’ordine stanno cercando di raccogliere più informazioni. L’obiettivo è fare chiarezza sui componenti delle spedizioni. Che per giustificarsi si richiamano al “sacro dovere” di difesa della patria. Gli investigatori avrebbero identificato alcuni ideatori del gruppo. Intanto, uno di loro ha deciso di rilasciare un’intervista alla nota trasmissione radiofonica La Zanzara. Tuttavia, non ha voluto rivelare la sua vera identità, nascondendosi dietro lo pseudonimo “Max”. Ma il messaggio lanciato è chiaro: “Il nostro obiettivo è dare uno scossone alle istituzioni”, ha ribadito più volte. Aggiungendo che sarebbe più che necessario “cambiare le leggi e restituire maggiori poteri alle forze dell’ordine”. Sintesi perfetta, non c'è dubbio. Da cui far scaturire diverse riflessioni. È vero, le aggressioni violente degli ultimi giorni non saranno la soluzione dei problemi.
In primis perché si vuole contrastare il fenomeno del degrado urbano e della microcriminalità ricorrendo a espedienti a loro volta illegali. Che il nostro ordinamento giuridico non contempla. Va ricordato che le attività delle “associazioni di osservatori volontari”, noti come ronde, sono disciplinati da una normativa del 2009. Una legge molto restrittiva, che lascia poco spazio a un’idea indiscriminata di giustizia fai da te. Intanto, sulla vicenda è stato aperto un fascicolo dal pm Alessandro Gobbis. Al vaglio l’ipotesi di associazione a delinquere, nonché l’aggravante della discriminazione razziale, etnica e religiosa. Tuttavia, le spedizioni anti maranza sono solamente la punta dell’iceberg di problemi endemici che per anni l’amministrazione comunale ha voluto trascurare. Il sindaco Sala si crogiola nel mito della metropoli tascabile, si circonda di poster arcobaleno, strizza l’occhio alla sinistra delle Ztl e lascia le periferie abbandonate a se stesse. Senza neanche il piacere di fumarsi una sigaretta all’aperto.
VIA PADOVA, DENTRO AL DEGRADO URBANO DI MILANO
Il risultato? Ora si raccolgono i frutti della miopia politica. Di scelte sbagliate e indiscriminate. Certo, potremmo ancora raccontarci la favola del "migrante che paga le pensioni". Ma l’ideologia va a sbattere contro la realtà. Il tessuto sociale continua a frantumarsi. Milano è forse il caso più emblematico, ciononostante in diverse parti di Italia si registrano gli stessi fenomeni. La verità è che la maggior parte delle persone si sente abbandonata, tradita e vede nella giustizia fai da te l’unica soluzione. Complice anche il ruolo subalterno a cui sono condannate le forze dell’ordine. Retribuite poco e mal equipaggiate, spesso pagano caro il prezzo di aver svolto correttamente il proprio lavoro. Il caso di Ramy Elgaml è in questo senso paradigmatico per comprendere il clima in cui ci troviamo. Per mesi i carabinieri sono stati accusati di aver cagionato la morte del ragazzo egiziano, dopo un lungo inseguimento di otto chilometri per le vie milanesi. Poi la perizia della Procura ha scagionato i militari. Ma di scuse verso i due servitori dello Stato neanche l’ombra. Intanto, Giuseppe Sala ha condannato le ronde. Tuttavia, la questione rimane aperta. L'analisi delle cause è spesso superficiale; cittadini stufi vengono etichettati come fascisti mentre il problema reale della sicurezza urbana è derubricato a "percezione". In questo modo, però, non si fa altro che soffiare sulla rabbia sociale. Con il serio rischio che iniziative di giustizia fai da te si estendano a macchia d'olio, causando non pochi problemi di ordine pubblico.