Marilyn, una voce in celluloide: tutte le canzoni della Monroe
In un libro Enzo Giannelli fa un'analisi, singolare e ricca di curiosità, dei brani interpretati dalla diva nei suoi film
Ogni volta che Marilyn doveva entrare in sala di incisione per registrare le canzoni che facevano parte dei suoi film, chiedeva al famoso fotografo Milton Green di cantare in anteprima i brani, nonostante fosse stonatissimo e completamente ignorante di musica. Solo in seguito la diva spiegò il motivo di tale stravaganza: voleva imitare la voce dolce e sonnolenta di Milton per conferire alle sue interpretazioni quell'atmosfera riposante e sicura in cui si sentiva avvolta quando ascoltava parlare il suo amico. È solo uno degli episodi che svelano l'aspetto universalmente meno noto della Monroe, quello di cantante. Assieme ad altri è contenuto nel libro Marylin, una voce in celluloide, autore Enzo Giannelli, Armando Curcio Editore
Tra canzoni belle e da dimenticare, tra brani pieni di fascino e altri sdolcinati e didascalici, sono state scritte su Marilyn circa 50 canzoni nel mondo, alcune anche italiane. La prima dedicata alla Monroe è del 1954: scritta da Panzeri e Testori, si chiamava proprio Marilyn. La più bella e poetica è senza dubbio Norma, scritta da Pierangelo Bertoli. mentre la più "non sens song" fu incisa da Natalino Otto e successivamente, da Fred Buscaglione. Il titolo era Voglio scoprir l'America.
Ma la parte più interessante del libro è quella dedicata alle 32 canzoni incise dalla diva tra il 1948 e il 1962 che rappresentano l'intero repertorio di Marilyn come cantante. Le prime due provengono dalla colonna sonora di Orchidea bionda, l'ultima, il canto del cigno della diva, è Happy birthday Mister President, omaggio al Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerard Kennedy nel giorno del suo compleanno festeggiato al Madison Square Garden di New York. Per i lettori del volume 24 motivi sono scaricabili gratuitamente sul sito musicale della casa editrice www.curciomusica.it .
Per ogni canzone, di cui si parla nel libro, viene spiegato il contesto cinematografico in cui è inserita, con particolare attenzione a tutto quanto avvenne durante la registrazione. Un esempio: Marilyn consideravaLa magnifica preda il peggior film in assoluto della sua carriera, banale e poco convincente. E Otto Preminger, regista di grande valore, sottolinea i capricci della diva di cui dice: "dirigere Marilyn è come dirigere Lassie, ci vogliono quattordici ciak prima che abbai nella maniera giusta". Ma, nonostante questo giudizio così severo e poco galante, il film fu da tutti in seguito apprezzato perché possiede momenti di indiscutibile fascino, dovuti proprio alla presenza di Marilyn che canta. In particolare è rimasta nella memoria cinematografica l'immagine indimenticabile della diva in jeans e camicetta legata in vita, oppure l'altra in corsetto rosso fiamma e calze nere a rete quando interpreta One silver dollar. Eguale accattivante fascino emana quel Fiume senza ritorno, motivo conduttore del film. "Canzone lenta e carezzevole che segue il corso dell'acqua come un destino ineluttabile, cantato con voce struggente, che diventerà un successo planetario", scrive l'autore nel libro.
Nel film Fermata d'autobus, una delle migliori prove d'attrice della Monroe, è indimenticabile la scena in cui la diva, deliziosa nel personaggio di una entraineuse ingenua e disarmante, canta sui tavoli del saloon calata nella tipica atmosfera greve e vociante di un locale del genere. E poi tutto quanto accadde in A qualcuno piace caldo, e in altri indimenticabili pellicole per la prima volta analizzate pensando solo alle doti canore della Monroe. Doti che lei stessa, tra l'altro, sapeva benissimo di non possedere. La sua era una voce in celluloide. Ma questo alla protagonista non importava, come si scoprirà leggendo il libro che si sfoglia con curiosità e spesso con stupore.
Marilyn, una voce in celluloide
di Enzo Giannelli
Armando Curcio Editore
pagg. 78, 20 euro