Mario Biondi: "Brasil" è un gioioso tributo alla musica verdeoro - Recensione
L'album è un affascinante viaggio nelle varie sfumature della musica brasiliana attraverso inediti e rivisitazioni di classici
Da anni c’è un filo rosso che lega Italia e Brasile sul versante musicale: basti pensare al leggendario album La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria di Ornella Vanoni, Toquinho e Vinicius De Moraes, all'indimenticabile La vita, amico, è l'arte dell'incontro di Vinicius de Moraes, Giuseppe Ungaretti e Sergio Endrigo o ai più recenti Bollani Carioca dell’estroso pianista milanese e Maison Maravilha del talentuoso Joe Barbieri.
E proprio il Brasile è il fulcro tematico del nuovo album di Mario Biondi, uno dei nostri artisti a maggiore vocazione internazionale, dall’inequivocabile titolo Brasil, da oggi nei negozi fisici e digitali per la Sony Columbia(e dal 23 marzo in Germania, Spagna, Portogallo, Brasile, Uk, Francia e Giappone).
Il disco è stato registrato e prodotto in un anno di lavoro a Rio de Janeiro dal vincitore di un Latin Grammy Mario Caldato (Beastie Boys,Jack Johnson, Seu Jorge, Marisa Monte) e da Kassin (Red Hot+Rio, Caetano Veloso).
“I suoni e la cultura del Brasile hanno da sempre accompagnato il mio cammino nella musica, portando un’influenza positiva e piena di passione. Questa contaminazione ha generato “Brasil” il mio nuovo progetto discografico”, ha dichiarato il cantante siciliano sui suoi canali social.
Brasil è un vero e proprio viaggio nelle molteplici sfaccettature della musica brasiliana attraverso inediti e rivisitazioni di classici che Biondi reintepreta senza dimenticare la sua anima soul e jazz, cantando con naturalezza in quattro lingue: portoghese, inglese, francese e italiano.
Un po' come era accaduto per i brani natalizi nel riuscito Mario Christmas del 2013, il crooner catanese non si è limitato qui a rifare le canzoni più celebri della musica popolare brasiliana come Garota de Ipanema o Corcovado, ma ha "mariobiondizzato" alcuni pezzi brasiliani poco inflazionati.
L'inizio dell'album è folgorante, con la gioiosa Felicidade, irresistibile rivisitazione in inglese dell’originale del cantautore brasiliano Seu Jorge, riproposta in uno stile che ricorda gli ultimi lavori "americani" di Sergio Mendes.
ll testo in inglese è stato scritto a sei mani con Jeff Cascaro e Robin Goldsby.
Sullo stesso mood Devotion, inedito firmato dai cantautori brasiliani Rogè, Gabriel Moura e Gabriela Da Silva Riley e scelto come primo singolo di Brasil, inno all’amore uptempo che coniuga sapientemente elettronica e sonorità analogiche, impreziosito da una cascata di violini tipicamente anni Settanta.
Strizza l'occhio alle suadenti sonorità della bossa nova la splendida ballad Upside down (Flor de lis), primo singolo del cantautore brasiliano Djavan riletto successivamente dalla grande Carmen McRae, una delle artiste preferite da Mario.
Una canzone che esalta la tecnica vocale di Biondi e che trasmette grandi emozioni, soprattutto nel finale in brasiliano.
Non poteva mancare nell'album l’elegante ballad Rivederti, ingiustamente classificatasi penultima tra i big a Sanremo 2018: un piazzamento che grida vendetta, ma che ha portato grande fortuna in passato a Vasco Rossi e a Zucchero.
La canzone inzia con un pianoforte delicato e sognante, le spazzole sulla batteria e la ritmica rotonda del contrabbasso, ma a fare la differenza è anche questa volta la voce calda, potente e soul di Mario Biondi, che sul palco dell'Ariston ha fornito l'ennesimo saggio del suo controllo vocale e della sua tecnica, sempre al servizio delle emozioni.
Il brano, che esalta nel finale i fiati della big band, è nato nel 2015 in inglese, prima di essere riconvertita in italiano, acquistando così nuovi colori.
Take me to the stars è un magnifico incontro tra il soul-funk che Biondi ha mostrato di padroneggiare così bene negli album Sun e Beyond con il samba dei controcori in portoghese.
Impossibile ascoltate la canzone a un volume adeguato senza che vi spunti un sorriso sulle labbra e che le vostre gambe inizino a muoversi sotto al tavolo. Take me to the stars, grazie anche agli ariosi arrangiamenti d'archi di Arthur Verocai, è un concentrato di buonumore, da assumere prima, dopo e durante i pasti.
Trasmette ottime vibrazioni anche la policroma Sophia, scritta da Rogê e Gabriel Mora con testo in inglese di Cascaro e Goldstein, che racconta una storia d’amore vissuta all’ombra del suggestivo Pan di Zucchero di Rio de Janeiro.
Splendidi i fiati alla Memphis Horns di Marlon Sette, Altair Martins e Zé Carlos Bigorna, arrangiati dallo stesso Sette.
Atmosfere morbide e sognanti caratterizzano l'intensa ballad Eu sei que vou te amar, scritta dalle leggende della bossa nova Tom Jobim e Vinícius de Moraes, e qui proposta in un'inedita versione neo soul con un testo in inglese scritto da Biondi, impreziosita dalle chitarre di Pedro Sá, chitarrista e produttore di Caetano Veloso.
Nel 1976 Ornella Vanoni ha realizzato una versione in italiano della canzone dal titolo Io so che ti amerò, con testo del compianto Sergio Bardotti, il Virgilio della musica brasiliana nel Belpaese.
Italiano e brasiliano si alternano con naturalezza nell'accattivante Deix eu dizer, un classico del compositore e cantante brasiliano Ivan Lins interpretato dalla cantante brasiliana Claudya nel suo album d’esordio nel 1973.
In questa versione, con testo in italiano e in portoghese, Mario li riunisce 45 anni dopo e duetta con entrambi gli artisti.
Tutta da ballare On the moon, inedito firmato da Mario Biondi che non avrebbe sfigurato nell'album Beyond, con trascinanti sonorità acid jazz, nel solco della Banda Black Rio e di Tim Maia.
On the moon e Take me to the stars sono probabilmente i tentativi più riusciti nell'album di ibridazione tra il funk americano e il samba brasiliano, oltre che due brani che dovrebbero esaltarsi nella dimensione live.
Biondi si cala nei panni dello chansonnier in Jardin d'hiver, raffinata reintepretazione in francese del brano di Benjamin Biolay e Keren Ann, resa celebre dell’eclettico Henri Salvador che ne esalta l’anima brasiliana già presente nella versione originale.
Curiosa la cover di Smooth operator di Sade, tornata da poco al centro delle cronache musicali con il nuovo singolo Flower of the universe, resa più notturna e jazzata dal flicorno ricco di pathos di Till Brönner.
Registrata in presa diretta da Mario Biondi e da Roberto Pollo al Wurlitzer, Luiza di Tom Jobim è riproposta in una versione minimale che rispetta l’immortale melodia del brano originale, assai complesso dal punto di vista vocale e armonico.
Mundo coloridao è la versione in portoghese di Devotion, mentre l'album si chiude con la magnifica Se Quer Entrar, versione brasiliana dellla canzone sanremese Rivederti, impreziosita dalla voce espressiva di Ana Carolina e dal pianoforte intriso di lirismo di Daniel Jobim.
In Brasil troviamo classe, eleganza, interpretazione, calore, intensità, Italia, Brasile, Francia, jazz, funk, samba, bossa nova: in due parole, grande musica.
Una delle maggiori sfide per un artista è quella di evolversi stilisticamente, senza però scontentare troppo i fan della prima ora, catturati da un determinato tipo di sound.
Le sonorità di Brasil, un album coeso, riuscito, arrangiato e suonato in maniera eccellente, sono indubbiamente diverse rispetto al soul-jazz al quale il cantante "nero a metà" ci aveva abituato negli ultimi anni, ma non sono cambiati il feeling, l'eleganza e il groove della sua musica, che getta un ponte tra Memphis e Sudamerica, senza rinunciare a un pizzico di italianità.
Mario Biondi porterà per la prima volta il suo live nei palasport con due eventi unici, prodotti e organizzati da F&P Group, il 17 maggio al PalaLottomatica di Roma e il 20 maggio al Mediolanum Forum di Assago (Milano).
Il 5 luglio prenderà il via dall'Indigo at the O2 di Londra la prima delle date in UK organizzate da International Music dove Mario Biondi tornerà ad ottobre: il 24 ottobre a Manchester (Band on the wall), il 26 e 27 ottobre a Newcastle (Hoochie Coochie), il 28 ottobre a Glasgow (Oran Mor) e il 29 ottobre a Edimburgo (The Voodoo rooms).
Ci sarà da divertirsi e da emozionarsi, grazie alla voce unica, calda e inimitabile del crooner catanese.