No place too far
«Nessun posto è troppo lontano». Scarpa e la superstar dell'alpinismo Nirmal Purja insieme per raggiungere il tetto del mondo
«Non avrei mai pensato di scalare una montagna. Non avevo ancora 30 anni quando feci la mia prima camminata per raggiungere un base camp, notai la cima dell'Everest e immediatamente si insinuò in me la voglia di raggiungerla. Senza nessun tipo di esperienza decisi di scalare una montagna, era il monte Dhaulagiri, e da lì è iniziato tutto». A parlare è Nirmal Purja, nepalese classe 1983, nuova star dell'alpinismo internazionale che ha sbalordito il mondo intero con la sua ultima avventura intitolata Project Possible 14x7. In poco più di 6 mesi (189 giorni) Nims (questo il suo pseudonimo) alla guida di un gruppo di 9 compagni nepalesi è riuscito nell'impresa mai eguagliata in precedenza di scalare tutte le quattordici montagne superiori agli 8000 metri in questo tempo record e a gennaio di quest'anno ha raggiunto la cima del K2, impresa mai riuscita prima nei mesi invernali. Una rockstar dei nostri tempi con un passato da supereroe, prima un Gurkha arruolato nelle forze britanniche nepalesi e in seguito, prima di intraprendere questa passione, inglobato nella Royal Navy.
Ad accompagnare e sostenere Nirmal in queste avventure estreme c'è Scarpa, la storica azienda italiana leader mondiale per la produzione di calzature per l'alpinismo e l'outdoor. Due eccellenze che si incontrano per dare vita ad emozioni forti e come hanno dimostrato per raggiungere nuovi confini grazie a coraggio, intuizione e sperimentazione. Non è un caso che Scarpa abbia scelto di sostenere e di credere in Nirmal Purja fin dalle sue prime imprese dimostrando di avere un grande intuito, premiato con i record raggiunti ad oggi.
Scarpa (S.C.A.R.P.A. acronimo di Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana) nasce nel 1938 ad Asolo dall'intuito di Rupert Edward Cecil Lee Guinness ma è nel 1956 che la famiglia Parisotto (Francesco, Luigi e Antonio) inizia la vera avventura che ha portato l'azienda a diventare leader del settore a livello mondiale grazie alla passione e all'intraprendenza visionaria dei vari personaggi che di generazione in generazione si sono susseguiti. Ottant'anni di successi e di traguardi superati grazie ai valori quali passione, responsabilità, eccellenza, immaginazione, e allo spirito aziendale della famiglia, che da sempre analizza e si confronta con le necessità dei propri clienti.
Per celebrare l'impresa epica di Purja, Scarpa ha organizzato insieme al comune di Cortina d'Ampezzo un evento unico ed emozionante. Il 27 agosto infatti la Regina delle Dolomiti ha ospitato Nirmal chiamato a parlare e a raccontare la sua esperienza unica ed emozionante.
«Le grandi spedizioni alpinistiche fanno parte della nostra storia – sottolinea il Presidente di Scarpa Sandro Parisotto – e il K2 con i suoi 8609 metri rappresenta una delle cime più leggendarie. Passione, amore per la montagna e lavoro di squadra sono i valori che la nostra azienda porta avanti da sempre, condividendoli con i più importanti scalatori. Aver contribuito all'epica impresa di Nirmal Purja e del suo team è fonte di immensa soddisfazione per Scarpa e siamo altrettanto felici che questo straordinario atleta abbia portato la sua testimonianza a Cortina».
Abbiamo incontrato Nirmal per capire meglio la personalità e il pensiero di un personaggio così unico ed eclettico.
Che sensazione prova ogni volta che raggiunge una vetta o comunque uno dei suoi obiettivi?
«Tutti si sentono felici quando raggiungono un obbiettivo, ma nell'alpinismo la questione non è solo raggiungere lo scopo, è il processo, il viaggio, l'organizzazione. Quando tutto fila liscio è facile prendere decisioni last minute, ma il problema sono gli imprevisti, le condizioni di maltempo che ti obbligano a scelte molto importanti e di alta responsabilità. In questi momenti estremi non si pensa a nient'altro, bisogna vivere il momento con un'estrema concentrazione. L'emozione più grande, soprattutto dopo una scalata difficile, è la consapevolezza di essere riuscito malgrado tutto».
Perché Scarpa?
«Quando faccio qualcosa lo faccio con convinzione. Scelsi Scarpa quando intrapresi la mia prima missione nel 2012 e ho usato nuovamente SCARPA quando ho scalato il monte Everest. Nel 2012 ero ancora arruolato nelle forze speciali britanniche e non ero nessuno agli occhi del mondo, quindi intrapresi le mie prime scalate senza supporti economici ne sponsor. Scarpa è stato il primo brand che ha creduto nelle mie capacità e che ha cominciato a sostenermi. Oggi mi reputo parte della famiglia e insieme ci possiamo definire un team che collabora e interagisce allo scopo di raggiungere sempre il meglio che significa produrre scarponi dalle alte performance tecniche e che allo stesso tempo esaudiscano standard estetici contemporanei».
Il K2 in inverno, le 14 vette a 8000 metri, rimane un sogno nel cassetto?
«C'è sempre un sogno più grande, c'è sempre una prossima sfida da intraprendere, per quanto mi riguarda posso solo dirvi "follow me!"».