Chanel N°5, il profumo del secolo
«Il profumo è l'invisibile, indimenticabile, ultimo accessorio della moda, quello che preannuncia il tuo arrivo e prolunga la tua partenza» dichiarava Coco Chanel, colei che ha rivoluzionato lo stile già all'epoca degli Anni Venti.
Più della moda, è stato quel profumo irresistibile a trasformare in un mito il nome Chanel, questo liquido ambrato e la silhouette del suo flacone trasparente con le due C intrecciate sul tappo, sono state la base di un'azienda e un marchio che ancora oggi vende tantissimo.
Il suo bouquet, allo stesso tempo chic e voluttuoso, seducente e puro, ha segnato una svolta epocale nel mondo della profumeria e resta una delle fragranze più desiderate, il profumo per eccellenza, quello che tutti conoscono, anche chi non l'ha mai usato, riassunto del lusso francese e dello spirito rivoluzionario di Mademoiselle.
Pensato dalla stilista insieme a Ernest Beaux, suo direttore tecnico, Chanel N°5 mescola un migliaio di fiori di gelsomino e una dozzina di rose di maggio per ogni boccetta, insieme ad altri 80 ingredienti segreti, tra cui note di muschio, ylang- ylang e sandalo, racchiusi nel flacone simile a una bottiglia da farmacia con etichetta, un rettangolo bianco sul quale spicca il logo.
La sua pubblicità si ricorda per generazioni, prima testimoniato direttamente da Madame Coco Chanel, fotografata con il suo fascino ambiguo e lievemente androgino che indossa al collo i classici sei giri di perle per rischiarare il nero rigoroso dei suoi capi (la petite robe noire), quintessenza dello chic parisienne; poi "vestito" da Marilyn Monroe, Lauren Hutton, Catherine Deneuve, Carole Bouquet, Nicole Kidman, Gisele Bündchen, Audrey Tautou e molte altre ancora.
La prima formidabile e gratuita pubblicità fu offerta inconsapevolmente proprio dall'attrice Marilyn Monroe che nel 1952 dichiarò: «Che cosa indosso a letto? Solo due gocce di Chanel N°5», facendo salire le vendite alle stelle e trasformando in leggenda
quello che già allora era il profumo più famoso del mondo.
La storia di Chanel N°5 è anche raccontata nel libro Coco Chanel. La rivoluzione dello stile, edito da White Star e scritto dalla esperta di storia dell'arte Chiara Pasqualetti Johnson, focalizzato su questo prodotto ed evento così rivoluzionario da far dimenticare tutto quello che era successo prima.
Ed è proprio nelle pagine della Johnson che si narra dal principio chi è la donna dalla personalità travolgente che ha scritto la sua vita come un romanzo, nata nel 1883 in un paesino della Francia occidentale, abbandonata in un orfanotrofio dal padre in un convento di Aubazine, dove Madame Coco impara il fascino dell'essenzialità delle tonache bianche e nere e le basi del cucito. L'amore e il sostegno dell'industriale altoborghese di Newcastle, Arthur "Boy" Capel, la aiuta ad aprire la prima modisteria a Parigi, in rue Cambon, cui seguirono una seconda boutique a Deauville, raffinata località balneare e poi una terza nell'altrettanto mondana Biarritz.
«Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna» dichiarava Madame Chanel con la sua eleganza lineare e il taglio di capelli à la garçonne, mentre metteva scompiglio nel guardaroba delle signore, accorciando la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio, il punto vita abbassato, la semplicità di un tubino nero e l'uso dei pantaloni e delle giacche al femminile.
Amica di artisti e aristocratici, ebbe la svolta fatale nell'atmosfera cosmopolita e festaiola di Venezia, dove si incontrano stranieri affascinanti come il granduca russo Dimitri Pavlovic, cugino dello zar Nicola II, con il quale intreccia una relazione destinata a durare poco meno di un anno, ma che le valse la conoscenza di Ernest Beaux, il profumiere degli zar, fuggito da San Pietroburgo e stabilito a Grasse, capitale mondiale della profumeria.
Lì, tra i campi di fiori della Provenza, nasce l'idea di creare il profumo per Chanel, qualcosa di straordinario, battezzato con il numero 5, da sempre portafortuna della donna.
Quando tutto è pronto, l'imprenditrice gioca con astuzia e lo regala alle sue amiche più chic, contando su quel passaparola che si rivela un potentissimo canale di promozione, alimentando l'equazione infallibile tra desiderio e disponibilità, facendolo vendere immediatamente tra l'élite europea e usato a profusione sugli abiti nelle sue boutique.
Saranno i fratelli Pierre e Paul Wertheimer, brillanti proprietari della società Bourjois, un colosso della cosmetica, a diffonderlo nel globo tramite la Société des Parfums Chanel, di cui Madame è socia, da astuta calcolatrice.
Partendo da una goccia di profumo, ben presto la maison Chanel si trasforma in un'azienda che alla moda affianca la cosmesi, implementando enormemente il suo giro d'affari e facendola diventare una delle donne più influenti e potenti al mondo.
Il flacone parallelepipedo trasparente dalle linee squadrate, con un'etichetta minimale, che ricorda la scultura modernista, ha cambiato ben cinque volte la forma originale del 1921, così come la confezione.
Tutte oggetto di culto appassionato tra i collezionisti, compresa anche una rarissima versione con l'etichetta rossa, parte di una piccola produzione, e delle sue elaborazioni artistiche come quelle dedicate da Salvador Dalì e da Andy Warhol.
Perché come dichiarava (in francese) Coco Chanel: «La mode passe, le style reste».