I BTS sono i protagonisti dello show di Louis Vuitton a Seoul
«Una conversazione tra spazio, movimento e connettività globale» che parte dalla città di Seoul per raggiungere ogni angolo del mondo. Virgil Abloh, direttore artistico uomo per Louis Vuitton, ha scelto la capitale della Corea del Sud come terza tappa delle sue sfilate itineranti. È stato lo stesso Abloh a introdurre questo nuovo format che trascende le tradizionali stagioni della moda e trasforma le collezioni in «scambi tra culture e nazioni».
Diversità, inclusività e unità sono alla base del suo approccio creativo e questo nuovo film, diretto dalla regista coreana Jeon Go-woon (전고운) ne è la perfetta rappresentazione. Ci troviamo nell’Art Bunker B39 - un vecchio inceneritore alle porte di Seoul, trasformatosi in uno spazio polifunzionale o come afferma lo studio responsabile del progetto «un luogo per le persone» - e un dirigibile percorre lo spazio trasmettendo un semplice messaggio: Hope (Speranza, ndr).
Un pilota ci racconta la storia del suo viaggio. «Conoscevo bene i cieli ma mi sono ritrovato in un luogo sconosciuto» spiega mentre le luci al neon si accendono e ci troviamo di fronte a una struttura «con grosse finestre e lunghi corridoi». Una sirena, e poi la colonna sonora originale di CIFIKA, Kim Kate e Net Gala ci presenta il primo dei modelli.
Men's Fall-Winter 2021 Show in Seoul with House Ambassadors BTS | LOUIS VUITTONwww.youtube.com
Per i fan è bastato poco a riconoscerlo. L’uomo che percorre il corridoio illuminato di rosso non è infatti un modello qualunque. Si tratta di Park Jimin, uno dei membri dei BTS, il gruppo coreano che lo scorso aprile è stato scelto per rappresentare la maison francese. «Una partnership che aggiunge un capitolo di modernità al brand, fondendo il lusso alla cultura contemporanea» come ha spiegato Virgil Abloh nel comunicato stampa d’annuncio.
I BTS - composti da Kim Namjoon, Kim Seokjin, Min Yoongi, Jung Hoseok, Park Jimin, Kim Taehyung e Jeon Jungkook - rappresentano quel rinnovamento che la moda sta disperatamente cercando. Sette giovani ragazzi provenienti da un piccolo paese dell’Asia che sono riusciti a conquistare le classifiche di tutto il mondo. Con il loro ultimo singolo Butter mantengono saldo il podio della Billboard Hot 100 da sei settimane (solo 10 canzoni nella storia ci sono riuscite) e la loro ultima partnership, con la catena di fast food McDonalds, ha portato a un aumento delle presenze nei ristoranti del gruppo del 12%.
Ma non bastano classifiche e sold out per trasformare una band qualsiasi nei BTS. E non bastano certo milioni di followers e di like per stringere un accordo con Louis Vuitton. «Seoul ha un'energia unica e i BTS incarnano completamente questa vibrazione. Aggiungono il loro tocco alla collezione, la fanno propria e la portano a nuove altezze» ha raccontato Abloh presentando il filmato.
I BTS non rappresentano solo un mercato molto lucrativo - i dieci maggiori brand di lusso mondiale in Corea fatturano 3.6 miliardi di dollari - ma un vero e proprio cambiamento nel mondo della moda. Da sempre, i ragazzi sfidano la concezione più tradizionalista della mascolinità. In un’intervista a Esquire, Min Yoongi (in arte Suga) ha infatti dichiarato: «C'è questa cultura in cui la mascolinità è definita da certe emozioni, caratteristiche. Non mi piacciono queste espressioni». Nella cover story di Rolling Stone (sono stati i primi a guadagnarsi la copertina), il leader del gruppo, Kim Namjoon (in arte RM) ha poi sottolineato: «Le etichette di ciò che è l'essere maschile è un concetto obsoleto. Non è nostra intenzione abbatterlo. Ma se stiamo avendo un impatto positivo, siamo molto grati. Viviamo in un'epoca in cui non dovremmo avere quelle etichette o avere quelle restrizioni».
La partecipazione dei BTS durante questa sfilata ha dimostrato come la loro mascolinità più soft può essere attrattiva e lucrativa per il mercato mondiale.
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