Che fatica tenere alta l'alta moda
(Photo by Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images)
Collezioni

Che fatica tenere alta l'alta moda

Parigi chiude la stagione delle sfilate internazionali con quattro giorni di collezioni di grandissimo pregio sartoriale, ma forse meno glamour del solito. In un momento in cui il prêt-à-porter alza i suoi standard e i prezzi, la haute couture prende le distanze con uno straordinario (e un po' snob) elogio della semplificazione

A fari spenti, dopo una lunghissima settimana di moda maschile, seguita da una ricca quattro giorni di haute couture, Parigi si appresta a fare bilanci e riflessioni sul mondo della moda. Soprattutto dell'alta moda.

A lanciare il sasso nel laghetto dorato degli abiti unici e su misura è stato Giorgio Armani che, provocatoriamente, ma non senza convinzione, ha detto che a Parigi non si vede più lo sfavillio, il glamour, la magnificenza di un tempo; e che pertanto il suo Armani Privé potrebbe, magari, sfilare a Milano, tra le affascinanti mura di palazzo Orsini in via Borgonuovo.

Meno dispendio di soldi e, a detta sua, forse ugual risultato. Il punto, però, non è la mancanza di sfavillio che invece maison come Schiaparelli ha puntualmente creato, oppure di glamour che Pierpaolo Piccioli ha reso condivisibile con la sua sfilata di Valentino allo Château de Chantillv.

La questione è come tenera alta la haute couture nel momento in cui si è alzato, notevolmente, il livello del prêt-à-porter. Che, non a caso, gli analisti finanziari ora chiamano «lusso accessibile».

È successo che, rispetto al 2021, i prezzi dei prodotti dei brand importanti siano aumentati in modo particolarmente aggressivo negli Stati Uniti (+ 36%), nel Regno Unito (+ 26%) e nell'Europa continentale (+ 20%) a fronte di un maggiore potere d'acquisto di categorie di compratori che con il loro shopping sfrenato compensano l'aumento dei costi di una diversa gestione della catena di approvvigionamento da parte delle aziende.

Ora, è chiaro che per giustificare tali prezzi le maison sono portate a rendere più preziose e sofisticate le collezioni di prêt-à-porter, mentre sul fronte delle compratrici «alto spendenti» si pone il quesito: perché pagare 7 mila euro un tailleur fatto in serie, industrialmente, se per 15 mila ne posso avere uno di alta moda, su misura, in esclusiva?

Domande amletiche che non interferiscono coni pensieri e i dubbi quotidiani dell'80 per cento della popolazione alle prese con l'inflazione, i tassi dei muti e i salari fermi, ma che invece scuotono i cervelli numerici di uomini d'affari e degli analisti. Convinti che l'alta moda sia più interessante che mai perché monitora chi se la può permettere: sia in termini di acquirenti finali, sia di produzione, cioè i brand in grado di sfilare a Parigi.

Come ha ben capito Gildo Zegna che ha che ha sostenuto il debutto nella haute couture dell'americano Thom Browne con un mega défilé all'Opera, lanciando così un messaggio esplicito a chi sa intendere.

Thom Browne (Photo by Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)


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Antonella Matarrese