Hermes, l’artigiano del lusso senza eguali con dettagli urban-dandy
Hermès rimane fedele al suo modello di moda maschile raffinata, fatta di costruzioni couture e materiali pregiati lavorati con il savoir-faire dell'eccellenza.
Le silhouette sono aggiornate alla funzionalità urbana, alla comodità e versatilità del viaggiare contemporaneo, anche intorno agli impegni che si susseguono nelle ventiquattr'ore.
Il principale proposito di ognuno dei capi della collezione autunno-inverno 2022-2023 presentati durante la Settimana della moda maschile di Parigi sotto la direzione di Veronique Nichanian e messa in scena da Cyril Teste, resta quello di conservare il dna artigianale e l’estetica di Hermès, una casa di moda che crea oggetti fatti per durare.
Axel Dumas, membro della famiglia di sesta generazione e ceo di Hermès dal 2013, prosegue nel compito tramandatogli da questa etichetta che detta alcuni dei prodotti chiave del bon ton atemporale. E con ragione, poiché il fatturato ha raggiunto dal 2014, sommato negli ultimi anni, la più grande crescita da decenni, con aperture internazionali in tutto il mondo.
L’uomo (e la donna) che scelgono Hermès fanno parte di quel gruppo concreto di persone che non si stanno ad annoiare e non sono preda di incostanti crisi stilistiche, non li si deve convincere nemmeno con uno storytelling spettacolare di volta in volta.
Sicuri di sé, del loro potere pragmatico (economico e culturale), quando devono spendere per un altro oggetto o un abito del guardaroba vanno dritti al sodo, cercando la Maison che padroneggia la sartoria in ogni singolo millimetro quadrato, quella o una di quelle poche che sono ancora grandi maestri del loro mestiere.
Tanto al massimo ci sono le personalizzazioni, ancora più preziose, da ordinare su misura.
Tutto parte dalla cernita delle pelli e dalla delicatezza dei filati più belli, dalle opere d’arte degli stampati e da quelle speciali nuance e accostamenti di colore che sono ancora nei segreti delle officine di Pantin, alle porte di Parigi, il regno dove «tutto passa attraverso le mani», quelle sapienti e fedeli che dal 1837 si sono tramandate il modello produttivo e i propri valori umanistici.
Familiare, indipendente e responsabile, la Maison rimane una firma unica che riesce a proseguire la Beauté su misura accanto al modificare educato degli stili di vita dei suoi clienti, anche digitali e connessi, con il restyle di hermes.com e l’evoluzione multicanale della propria organizzazione.
Questo solido spirito esteta e intraprendente passa almeno da sedici mestieri che alimentano il know how dell’azienda, tanto che la formazione dei futuri artigiani è diventata priorità e ha dato vita lo scorso anno alla Ecole Hermès de savoir-faire, accreditata dal Ministero della Istruzione francese a consegnare un percorso di formazione coronato da un diploma professionale statale, in modo che l’eccellenza si tramandi per cultura ed anche crei un lavoro, magari in uno dei laboratori del gruppo.
Gli ultimi lavori d’artigianato di lusso sono stati presentati da Véronique Nichanian e il regista Cyril Teste all’interno di una cornice fatta di antichi arazzi e specchi tecnologici: giubbottini da aviatore zippati, montoni, trench e giacche di tela tecnica, parka doppi e blouson serigrafati.
L’eleganza urbana propone cappotti doppiopetto e abiti che slanciano la silhouette in stile Savile Row in flanella di lana tinta unita o rigata, dai quali spuntano le camicie lucide con collo alto in modalità new dandy.
Anche la maglieria vuole portare in primo piano la raffinatezza delle lavorazioni, dai cardigan e pullover girocollo in cashmere sportivo rigato ai maglioni con trecce e coste inglesi e i twin-set marmorei.
I pantaloni dalla fattura irreprensibile cambiano materia ma conservano la vestibilità comoda in alto e i tagli sartoria lungo la gamba e il fondo: modelli cargo di cotone compatto idrorepellente, in fodera tecnica o in drill di cotone elasticizzato e modelli in lana, dritti plissettati e con cintura a strappo.
L’arte nella fabbricazione della calzatura, capostipite il maestro stivalaio John Lobb, e delle borse, partite all’origine già iconiche con la Kelly e la Birkin pensate da Robert Dumas per Grace e Jane, la principessa e la diva, rendono i pezzi maschili genderless e altrettanti must-have desiderabili.
Maxi bauletti e business case rettangolari, realizzati in pregiati pellami, i medesimi usati per custodie cellulare, cappellini pescatore, cinture e stivaletti passepartout.