Le collezioni Resort sono ancora necessarie?
(Dior)
Collezioni

Le collezioni Resort sono ancora necessarie?

Organizzate nei luoghi più belli del mondo, attraverso eventi sempre più d'elite, mirano a soddisfare un gruppo sempre più ristretto di clienti. E la sostenibilità?

Era il 1919 quando Coco Chanel ha sentito di dovere colmare un’esigenza nella moda di quei tempi: riempire i guardaroba dei clienti più facoltosi per le loro vacanze nei mesi più freddi. In passato infatti, i più fortunati erano soliti passare i periodi invernali viaggiando per il mondo e salpando per crociere esotiche, necessitando perciò di abiti adatti a un clima più caldo. Ed è proprio in quell’anno che Chanel presenta la prima collezione Cruise della storia, andando a soddisfare le richieste di tutti i vacanzieri invernali.

Col passare del tempo le Cruise si sono trasformate in pre-collezioni che solitamente anticipano i trend delle future passerelle, ma sono anche una scusa per le maison di viaggiare in giro per il mondo. La scelta della location infatti è importantissima per il brand, che sia un luogo collegato alla storia del brand o un’ispirazione improvvisa, è fondamentale stupire e ricercare luoghi sempre più innovativi.

La moda ha senza dubbio girato ogni angolo del mondo: Dior lo scorso anno ci ha portato in Spagna, a Siviglia, mentre quest’anno ha scelto la Scozia, nello specifico i Giardini del castello di Drummond, questo perché il fondatore nel 1947 si è ispirato proprio a quei luoghi per la collezione di debutto. Gucci quest’anno si è spostato a Londra, Chanel ha sfilato a Marsiglia mentre Balenciaga lo scorso anno si è fatto ammaliare dalle luci di New York per la sua passerella.

(Gucci)

Insomma, dopo lo stop obbligato dalla pandemia possiamo dire che le maison si sono riprese con successo, nonostante le polemiche e i costi che un tale evento può comportare. Se solo una sfilata in fashion week ha un costo minimo di 100mila euro, che cifre potrà toccare un evento simile dove bisogna letteralmente trasportare ogni cosa, dagli abiti agli addetti ai lavori, in una location dall’altra parte del mondo. Secondo Ordre - uno showroom virtuale del lusso - solo i buyer e i designer contribuiscono a generare 241.000 tonnellate di emissioni di carbonio all’anno partecipando alle settimane della moda di New York, Londra, Parigi e Milano.

Nonostante dopo la pandemia si è vociferato di eliminare questi eventi, ormai considerati superflui ed eccessivi considerando anche la notevole produzione di inquinamento dovuta agli spostamenti, il mercato della moda si è ripreso e sembra non avere intenzione di arrestarsi. Tra gli ultimi successi abbiamo visto sfilare Balenciaga in Cina, a Shangai, Hermès a New York e Louis Vuitton a Barcellona. Se invece parliamo di tendenze, queste ultime passerelle hanno riportato in auge la celebre fantasia check - grazie a Dior - lo stile utilitario, le strisce e le stampe animalier mentre abbiamo visto un forte calo di abiti da cocktail, fantasie floreali e colori accesi.

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Elisabetta Cillo