Paris Fashion Week: Balenciaga e la deriva della creatività
Il ritorno trionfale della creatività di Demna lascia più di un dubbio.
Dice di aver ragionato sul significato di buon gusto e cattivo gusto, Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga dal 2015. La sua collezione autunno inverno, presentata in una sala circondata da maxi schermi a 360 gradi dove paesaggi naturali lasciano lentamente spazio a un Metaverso fatto di pixel e dati, appare come un costante rincorrersi di idee e di domande, quelle che possono nascere solo allo scoccare di un’anniversario importante, come quello dei dieci anni dal debutto del creativo sulle passerelle (con Vetements, ndr).
«Questa è la mia manifestazione di uno stato d'animo felice nei confronti della moda» ha raccontato Demna a margine della sfilata. «La creatività è merce rara in questo momento, e ho voluto fare tutto il possibile per mettere tutta la mia espressione creativa in questa collezione». E se di creatività vogliamo parlare, è innegabile come Balenciaga si distingua dall’estetica predominante, che guarda al quiet luxury, all’eleganza sartoriale e al ritorno agli archivi - cui persino Demna si trova però a fare riferimento - è altrettanto evidente come il brand, ormai troppo lontano da ciò che era alle sue origini (una storia che, proprio in questi giorni, è sul piccolo schermo grazie alla serie Cristobal Balenciaga) si trovi quasi forzato a giocare sulla spettacolarità, sull’inaspettato e sul ridicolo per mantenere la sua popolarità tra quei giovani che hanno trovato nelle sneakers 3XL e nelle felpe logate di Demna un simbolo.
Indumenti intimi, zaini, guanti, costumi da bagno. La passerella di Balenciaga insegna come tutto possa dare vita a un vestito, con tanto di cartellino in vista. Non manca poi l’annuncio di una nuova partnership, questa volta con il portale Ebay - responsabile anche degli oggetti regalati da Demna a tutti gli invitati in front row - il cui logo appare su una serie di t-shirt. Ma se di creatività vogliamo davvero parlare, qual è il limite? Alla ricca clientela l’ardua sentenza.