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(Louis Vuitton)
Collezioni

Il «soft power» di Louis Vuitton

Si può essere forti e delicati al tempo stesso? Secondo Nicolas Ghesquière è possibile

Complici le Olimpiadi parigine recentemente concluse — dove Louis Vuitton ha rivestito un ruolo da protagonista — per la Primavera Estate 2025, Nicolas Ghesquière riflette sul concetto di «soft power».

Coniato dal politologo Joseph Nye, il termine fa riferimento alla capacità di un paese o di un’entità di influenzare le decisioni e le azioni di altri attraverso l'attrazione culturale, le idee, i valori e le politiche piuttosto che tramite coercizione o forza militare (hard power).

Grazie alla sua ricca eredità culturale, che passa dalle arti alla moda, la Francia è storicamente considerato un Paese dal forte «soft power», come sottolinea lo stesso stilista che dietro le quinte della sfilata dichiara: «La moda francese è un formidabile soft power, che irradia una tradizione di savoir-faire, un'art de vivre, una singolarità culturale».

Per la sua collezione Ghesquière Primavera Estate 2025 fa un passo avanti e sceglie di analizzare il termine dal punto di vista letterale di ossimoro. «Come conciliare due antagonisti, la delicatezza e il potere?» domanda il creativo. Ecco allora che la collezione si sublima in un dualismo marcato che guarda alle forme morbide e romantiche della donna rinascimentale, ma anche alle «power suit» degli anni Ottanta, periodo storico in cui il genere femminile ha iniziato ad affermarsi al lavoro.

Anche le stampe — alcune riprese dalle opere di Laurent Grasso — aiutano a rimarcare il contrasto tra delicatezza e potere, in un’esplosione di colori che tinge giacche e abiti dai tessuti impalpabili. Quello di Ghesquière è un approccio giocoso alla moda che però non prescinde dal lusso e dall’opulenza tipica di maison Louis Vuitton. Dopotutto non esisterebbe «soft power» senza un pizzico di marcata ostentazione.


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Mariella Baroli