Il Museo della Moda e del Costume di Firenze riapre dopo tre anni
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Il Museo della Moda e del Costume di Firenze riapre dopo tre anni

Un viaggio fatto di abiti e accessori accompagna i visitatori attraverso le 12 stanze restaurate di Palazzo Pitti.

Inaugurato per la prima volta l’8 ottobre 1983 con il nome di Galleria del Costume da Kirsten Aschengreen Piacenti, figura cardine nella formazione dell’attuale complesso museale di Palazzo Pitti, la prima galleria dedicata ai costumi storici riapre oggi - dopo tre anni - con una selezione di oltre 50 abiti e accessori che hanno fatto la storia della moda.

Il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti accoglie i visitatori attraverso 12 nuove sale - cui si aggiunge l’ottocentesco Saloncino da Ballo - dove abiti, scarpe, cappelli e altri accessori raccontano l’evoluzione della moda attraverso il Novecento. La riapertura costituisce il primo atto del rinnovo totale del Museo della Moda e del Costume: in primavera, infatti, saranno pronte per i visitatori altre dieci sale, con in mostra i più suggestivi costumi della nobiltà e aristocrazia dal Cinquecento all’Ottocento, insieme ad una sala interamente dedicata ai gioielli.

«Per l’esposizione permanente la scelta curatoriale si è orientata sui capi più rilevanti della collezione», spiega la curatrice Vanessa Gavioli. «Questi sono stati prima restaurati e poi interpretati attraverso il complesso processo di vestizione e di mise-en-scène, nelle sale della neoclassica Palazzina della Meridiana, grazie a un gruppo di lavoro altamente qualificato. Ne è risultato un percorso da sogno dove trionfano gli abiti da sera, ma non mancano capi da giorno e accessori». Tra i pezzi selezionati figurano il teatrale “mantello-kimono” creato da Mariano Fortuny per Eleonora Duse, la tunica “flipper” anni Venti di Chanel, lo lo splendore delle paillettes della mise indossata da Franca Florio e gli abiti da sera sgargianti di Elsa Schiaparelli, fino al lusso regale delle creazioni di Emilio Schubert, il sarto delle dive negli anni Cinquanta (celebri i suoi capi per Gina Lollobrigida e Sophia Loren). E ancora, le stravaganze geometriche del vestito di Patty Pravo ideato nei primi Ottanta da Gianni Versace, la sensualità essenziale della guaina nera firmata Jean Paul Gaultier e resa celebre da Madonna, l’allure da sogno della collezione di Gianfranco Ferré per Dior negli anni Novanta.

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Mariella Baroli