Fiorucci torna in Italia
In questi anni dove alla moda manca un po' di magia, il brand fondato da Elio Fiorucci potrebbe essere proprio quello di cui abbiamo bisogno
Fiorucci torna a casa. Uno dei più grandi protagonisti della storia della moda - come definito dal neo CEO Alessandro Pisani - ritorna in Italia per scrivere un nuovo capitolo della sua storia.
«Ora la nostra missione è far rivivere quell’attitudine ludica inconfondibile e rimodellare l’eredità dirompente di Fiorucci per ispirare una nuova generazione» ha dichiarato Pisani attraverso un comunicato ufficiale diffuso nei giorni scorsi. Al suo fianco, come direttore creativo, Francesca Murri, designer la cui esperienza spazia da Versace a Giorgio Armani, Gucci, Givenchy e Ferragamo.
La sua prima collezione per Fiorucci sarà presentata il prossimo settembre, durante la settimana della moda a Milano.
La storia di Fiorucci inizia negli anni Sessanta, quando il suo eclettico fondatore - Elio Fiorucci - visita per la prima volta Londra e resta affascinato da quella cultura dove libertà e trasgressione hanno conquistato il mainstream. Tornato in Italia, Elio dà così vita al suo progetto, quello di dare vita a una nuova idea di moda che parte dalla strada e risponde ai desideri della gente.
Lo stesso Fiorucci descrive la sua avventura imprenditoriale in poche semplici parole: «Ho capito che sapevo scegliere! Che ero in sintonia con quello che piaceva alla gente. Sentivo la necessità di fare delle cose perché vedevo che le persone intorno a me le capivano».
E così prendendo spunto dai negozi visitati nella Swinging London, primo tra tutti Biba - il negozio dove Anna Wintour diede inizio alla sua carriera nel mondo della moda - nel 1967, Elio Fiorucci apre le porte del suo primo negozio, in Galleria Passerella a Milano.
Il primo «concept store» in Italia, progettato dalla designer Amalia Del Ponte, raccoglie magliette, jeans, pezzi vintage, dischi e libri, insieme a oggetti strampalati scovati da Elio in uno dei suoi tanti viaggi e opere d’arte contemporanea. È la prima volta che una boutique diventa un luogo dove l’acquisto è solo una parte dell’esperienza.
«Al centro di una Milano rigida, fra boutique di lusso, noi siamo arrivati con le minigonne, i colori, le luci, la musica alta. È stato uno shock per la città, ma al tempo stesso la mia fortuna» avrebbe in seguito dichiarato Fiorucci che, nel 1976, era sbarcato nella Grande Mela - il negozio questa volta progettato dal designer e scenografo Franco Marabelli - accogliendo nel suo negozio baazar intellettuali e artisti come Truman Capote, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, Madonna, e persino un giovanissimo Marc Jacobs.
Con il suo approccio irriverente, Elio Fiorucci colora il mondo della moda negli anni Settanta e Ottanta, «affermando una femminilità sensuale, ironica, disinibita che scandalizzava i benpensanti e molto di più» come dichiarato da Franca Soncini (responsabile della comunicazione per Fiorucci negli anni del debutto). Il suo logo che raffigura due angioletti vittoriani - ideato dal designer Italo Lupi - così come i suoi jeans stretch, prodotti con un mix di lycra e denim, le t-shirt grafiche e le stampe militari hanno segnato una generazione.
«Fiorucci è uno dei più grandi protagonisti della storia della moda italiana. Il suo fondatore Elio Fiorucci ha dato il via a una positiva svolta culturale che ha democratizzato lo stile in tutto il mondo e lo ha intrecciato con forme d'arte popolari e progressiste, dalle arti visive alla musica» ha aggiunto Alessandro Pisani.