Gaetano Aloisio: «Riscopriamo il bello attraverso la sartoria»
Si apre oggi, a Biella, il 39° Congresso della Federazione Mondiale dei Sarti. Un'occasione per «fare sistema» e mostrare anche ai giovani che quello del sarto è «un lavoro bellissimo»
Si apre oggi, a Biella, il 39° Congresso della Federazione Mondiale dei Sarti. Cinque giorni dedicati a conferenze, incontri, visite e sfilate per raccontare la sartoria, in tutte le sue incredibili sfaccettature.
A presiedere l’evento - che vede coinvolti oltre 400 partecipanti, tra sarti e addetti ai lavori - è Gaetano Aloisio, Presidente dell’Accademia Nazionale dei Sartori e Vicepresidente della WFMT. Una figura emblematica del settore, da oltre tre decenni ambasciatore del tailor made italiano nel mondo.
Il più giovane sarto a essere premiato con le «Forbici d’oro» nel 1986, Aloisio inizia la sua carriera giovanissimo alternando scuola e lavoro in bottega. «Quando io ero piccolo le cose erano molto diverse: potevi o studiare o imparare un mestiere per mantenerti. Sono sempre stato un creativo, uno a cui piaceva adoperare le mani per creare, quindi l’idea di fare il sarto mi affascinava. Da 11 anni ho iniziato a frequentare le botteghe e poi a 16 anni sono partito per Milano e ho cominciato a lavorare per gli atelier più importanti del mondo» racconta a Panorama.it.
Una carriera in costante ascesa, che lo porta a essere spesso un passo davanti a tutti. «Sono uno che anticipa i tempi» ammette. «Già nel 1991 quando avevo aperto la mia prima sartoria - e avevo perso molti clienti a causa di Tangentopoli - ho avuto l’idea di partire, andare all’estero a cercare nuovi clienti. Per me è stata un po’ come una sfida e da lì mi si è aperto un mercato incredibile che ha fatto conoscere la sartoria italiana nel mondo».
Sarto, ma anche imprenditore - Aloisio conta 40 dipendenti e una crescita costante del 20% - viene spesso definito «il sarto dei potenti». Dopotutto nei suoi oltre 30 anni di carriera, ha vestito capi di stato, sultani, emiri, sceicchi, principi ereditari, oligarchi, e gli uomini più ricchi del mondo, senza mai tradirne la privacy.
Quello di cui ama parlare, e lo fa con un trasporto e una libertà che sorprendono e ispirano, è la sua professione. A una domanda sulle differenze di stile nei vari Paesi, Gaetano Aloisio risponde: «Ogni Paese ha uno stile o comunque un modo di interpretare la sartoria. Noi come italiani abbiamo un qualcosa che ci contraddistingue rispetto a tutto il resto del mondo. Mentre gli inglesi sono molto conservatori (fanno la stessa cosa dagli inizi del Novecento, da quando è nata facendo divise militari) noi siamo invece molto vari. Ogni regione esprime le sue differenze (la scuola milanese, romana, siciliana) ma quello che la caratterizza è innanzitutto l’eleganza e la sobrietà, ma anche la leggerezza. L’abito italiano è morbido, aderisce al corpo come una seconda pelle, dà comfort e anche stile. La sartoria italiana è proprio apprezzata per questo e nessun altro paese riesce a fare quello che facciamo noi».
Oggi Aloisio, complice anche il suo ruolo nelle più importanti associazioni di categoria - «sono molto apprezzato dai miei colleghi» sottolinea con un sorriso - si impegna in prima linea per far conoscere e crescere il settore a cui ha dedicato tutta la sua vita. «L’idea è quella di far tornare la sartoria un punto di riferimento nella vita delle persone» spiega. «Oggi stiamo facendo i conti con l’inquinamento e nonostante la moda sia il maggiore inquinante del mondo, la sartoria è l’elemento più ecosostenibile che ci sia. Non facciamo sprechi quando lavoriamo, non abbiamo bisogno di tanta materia e non facciamo i rifiuti. Facciamo capi che si conservano, si aggiustano e si tramandano di padre in figlio. Dobbiamo far sì che la nostra voce sia risonante nel mondo perché la sartoria merita più rispetto e attenzione».
«Oggi la sartoria sta vivendo un momento straordinario» prosegue. «È un prodotto richiesto in tutto il mondo. Eravamo già un'eccellenza e dopo un periodo di calo lo stiamo tornando a essere. La sartoria dà grande opportunità agli artigiani specializzati in prodotti di alto livello. È sicuramente un lavoro creativo, che dà grandi soddisfazioni e che fa lavorare mani e mente. L’artigiano di oggi è un imprenditore. Da una piccola bottega artigianale si può arrivare a grandi risultati, anche per i giovani. Poi fare il sarto è un lavoro bellissimo, creativo e stimolante».
Il congresso, che vede la partecipazione di artigiani provenienti da Europa, Asia, America, Australia e Africa è per Aloisio un’occasione unica per fare sistema e iniziare «un confronto o un dialogo con il comparto dei tessuti». Una vera e propria eccellenza nel biellese.
«La sartoria è sempre stata molto individualista, ma è il momento che le cose cambino. È il nostro momento per fare gruppo e per crescere» dichiara determinato. « In questo momento in cui si sta riscoprendo il gusto del bello e del ben fatto, c’è posto davvero per tutti».