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(Aldo Fallai)
Personaggi

La fotografia di Aldo Fallai in mostra all'Armani/Silos

Una raccolta di 250 scatti, a cura di Giorgio Armani, per celebrare un sodalizio lungo una vita.

«Non è mai facile scegliere le immagini e lo è ancora di più se la scelta è così ampia e si deve partire così indietro nel tempo». Le parole che Aldo Fallai ha consegnato al suo portfolio digitale offrono un’importante chiave di interpretazione delle opere del fotografo. Migliaia di scatti, affidati al tempo e alla memoria, creati per «soddisfare le esigenze di clienti diversi e in tempi diversi».

Una carriera iniziata nel primo decennio degli anni Settanta e l’incontro fortuito con un giovanissimo Giorgio Armani, hanno portato Aldo Fallai a diventare uno tra i nomi più apprezzati della moda. Con il suo stile pulito e sofisticato, il fotografo ha immortalato numerose collezioni dello stilista, dando vita a un sodalizio professionale che perdura ancora oggi. «Il lavoro con Giorgio è stato il frutto di un dialogo naturale e continuo, e di grande fiducia da parte sua», ha raccontato Fallai. «Dei trent’anni della nostra collaborazione ho ricordi vividi. Le produzioni erano sempre agili, snelle: si otteneva il risultato con pochi mezzi e senza effetti speciali. Questo, penso, ha fatto breccia nel pubblico».

Ed è un regalo al loro pubblico la mostra che andrà in scena fino al prossimo 11 agosto all’interno degli spazi Armani/Silos. Curata da Giorgio Armani, Rosanna Armani e Leo Dell’Orco, la mostra Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977 – 2021 è il racconto, coniugato al tempo presente, di quasi trent’anni di ininterrotto dialogo artistico tra due grandi creativi italiani che, con la loro opera hanno definito l’essenza stessa di un’estetica che ha fatto breccia nell’immaginario collettivo.

«Lavorare con Aldo mi ha permesso, fin da subito, di trasformare in immagini reali la fantasia che avevo in mente: che i miei abiti non erano soltanto fatti in una certa maniera, con certi colori e materiali, ma rappresentavano un modo di essere, di vivere», ha raccontato Armani. «Perché lo stile, per me, è un’espressione totale. Insieme, in un dialogo sempre fluido e concreto, abbiamo creato scene di vita, evocato atmosfere, tratteggiato ritratti pieni di carattere. E rivedendo oggi tutto il lavoro realizzato, sono io stesso colpito dalla forte suggestione che questi scatti sanno ancora emanare, e dalla grande capacità di Aldo di cogliere le sfumature della personalità».

Il percorso narrativo si snoda su due piani e raccoglie, in rigoroso ordine sparso, circa 250 scatti, apparsi sulle riviste o trasformati in affissioni dal forte impatto mediatico. La mostra accosta immagini prodotte per diverse linee: c’è la foto con il tigrotto, realizzata a Palermo, quando la troupe si rifugia in un giorno di pioggia al circo Togni; c’è la donna in carriera, impersonata da Antonia Dell’Atte, ritratta, sguardo dritto verso un radioso futuro, in mezzo alla folla in via Durini, sotto gli uffici Armani. C’è, ancora, la laguna veneta evocata in studio, e le statue del Foro Italico, tradotte in un gioco di ombre nette e grafiche.

Sono foto familiari e sorprendenti, realizzate con inventiva e intelligenza. Scene della «miglior vita possibile», situazioni nelle quali lo spettatore si può rispecchiare che appaiono agli occhi di chi le guarda come un ritratto o il fotogramma di un lungometraggio. L’uso del bianco e nero, e l’astrazione narrativa che ne deriva, contribuisce poi a trasformare le fotografie in istanti reali e senza tempo. «Entrambi eravamo interessati a mettere in luce un aspetto dello stile legato al carattere e alla personalità», ha ricordato Fallai durante la presentazione della mostra. «E questo si è tradotto in immagini che appaiono attuali oggi come ieri: una qualità resa evidente dall’allestimento della mostra, che non segue una sequenza cronologica».

Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977-2021 conduce il visitatore attraverso una messa in scena che sa di vita e che per questo è profondamente autentica.

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Mariella Baroli