Yohji Yamamoto in mostra a Milano
Il poeta del nero torna in Italia dopo due decenni con un'esposizione intitolata Yohji Yamamoto. Letter to the future all'interno del nuovo spazio espositivo di 10 Corso Como.
Stilista eclettico e ribelle per sua stessa ammissione, Yohji Yamamoto continua a stupire con le sue creazioni capaci di unire moda e arte in un continuum che non risulta mai scontato o banale. «Lo stile è l’arte di mischiare, di mettere valore e di governare esteticamente ciò che uno ama», aveva raccontato in un’intervista. «Quando qualcuno mi dice: "Yohji, desidero portare i tuoi vestiti", gli rispondo: "Attento, non fidarti. Non è così semplice”».
Fino al 31 luglio 2024, la Galleria di 10·Corso·Como gli dedica una mostra, intitolata Yohji Yamamoto. Letter to the future che, attraverso 25 abiti ripercorre la visione estetica di Yamamoto, regalando al visitatore una lettera al futuro che altro non è che una dichiarazione immaginifica che fende lo spazio in una parade concepita come un’unica installazione.
Grazie al progetto del nuovo 10·Corso·Como, uno luogo di dialogo tra diverse arti e di incontro per nuove esperienze, l’innovativo programma culturale voluto da Tiziana Fausti porta così per la prima volta in Italia uno speciale progetto espositivo dell’emblematico designer e poeta del nero.
Curata da Alessio de’Navasques — docente di Fashion Archives presso Sapienza Università di Roma — Yohji Yamamoto. Letter to the future raccoglie capi d’archivio, tutti provenienti dalla Collezione Yohji Yamamoto, di epoche e stagioni diverse, dal 1986 al 2024, che marcano i capitoli di una missiva rivolta all’avvenire, definendo il rapporto ambivalente e poetico del designer con il tempo, in un flusso asincrono di forme, asimmetrie e materiali.
Gli abiti sono volutamente allestiti senza artifici scenografici, su busti sartoriali simili a quelli su cui hanno preso vita nell’atelier, così da dare vita a un percorso di corrispondenze tra le sue riflessioni sul senso del futuro — stampate a parete — e una selezione di capi d’archivio che dimostra la sua relazione tra corpo e abito nel superamento della dimensione cronologica.
«È stato per me un onore lavorare con uno degli autori più straordinari che la moda possa annoverare», ha dichiarato de’Navasques. «Yohji Yamamoto unisce a un senso di spiritualità zen la potenza carnale e drammatica della forma. Dal suo arrivo a Parigi, all’inizio degli anni Ottanta, a oggi il suo messaggio è ancora imprescindibile e molto forte. Assistiamo a un momento storico in cui, proprio come accadeva negli anni del suo esordio in Europa, la fisicità sembra essersi liberata da sovrastrutture e stereotipi di genere, eppure siamo sovraesposti, continuamente giudicati, come accade sui social media. Il messaggio di Yohji Yamamoto è, invece, quello del corpo che agisce sull’abito, attraverso le sue forme imperfette e accoglienti, che racchiudono ogni tipo di corpo e di spirito».
Alle parole del curatore si aggiungono quelle di Tiziana Fausti: «Dopo le grandi retrospettive come quella al Victoria & Albert Museum di Londra nel 2011, è un onore avere l’opportunità unica di ospitare un progetto di Yohji Yamamoto che guarda al futuro ed è vibrante sul contemporaneo, dedicato alle generazioni più giovani. Yamamoto torna in Italia dopo quasi due decenni ed è significativo per noi che sia a Milano e precisamente a 10 Corso Como, dove è stato uno degli autori seminali nella definizione dell’identità di avanguardia e di ricerca di questo luogo».