Tutto nasce dalla lettera «T»
Inizialmente usato come capo intimo, la maglia a mezze maniche e collo tondo, universalmente nota come t-shirt, è diventata un mezzo d’espressione oltre che di stile.
A forma di T sono i kimono e lo stesso vale per i kaftani, entrambi abiti per uomini e donne, di antica origine, veri archetipi dell’abbigliamento e della storia del costume.La stessa lettera, semplice, lineare, quasi di design, è alla base della maglietta a girocollo e mezze maniche, un tempo definita maglia intima, per esclusivo uso maschile, che non a caso prenderà il nome proprio di T-shirt. In tutto il mondo.
A coniugare il termine, secondo il prestigioso Oxford English Dictionary, è stato addirittura Francis Scott Fitzgerald che, tra un concerto jazz e un drink, lo adopera nel romanzo Di qua dal paradiso, battezzando così quella «maglia per scapoli, elastica e a girocollo, senza nessuna spilla, nessun bottone, nessun ago», come recitava la réclame della Cooper Underwear Company: l’azienda di abbigliamento specializzata nell’intimo che l’aveva lanciata nel 1904. L’anno seguente la marina americana obbligò i suoi marinai a vestire il capo sotto l’uniforme.
Ma il primo a consacrarne il successo, indossando una t-shirt sul palco, fu Elvis Presley, al quale va riconosciuto anche il merito di aver introdotto la vendita del merchandising, Il cinema hollywoodiano ha fatto il resto: le aderenti t-shirt bianche indossate da Marlon Brando e James Dean sono pietre miliari dell’iconografia divistica, per non parlare della semplice e sensuale maglia di Brigitte Bardot, prima attrice a sdoganare la t-shirt anche come indumento femminile. Il resto è storia dei nostri giorni: dalla sostituzione della camicia sotto l’abito allo street style è tutto una riscrittura di codici.