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Silvia Morara

Ferrari-Cremonini, quando l'impresa diventa arte

Il giorno dopo lo sbarco a Wall Street, Ferrari è ospite di Panorama d'Italia a Modena con altri grandi player emiliani - FOTO e VIDEO

"Modena, dove tutto diventa arte" è lo slogan con cui il sindaco della città emiliana Gian Carlo Muzzarelli ha aperto il dibattito inaugurale del tour di Panorama d’Italia moderato dal direttore di Panorama Giorgio Mulè. Una terra d’eccellenze, dove scuola e imprenditori dialogano, e dove chi ha voglia di intraprendere trova risorse e alleati importanti anche nella pubblica amministrazione.

“Ieri si è quotata a Wall Street con grande successo la Ferrari, mentre Maserati sta aprendo un centro ricerche da 1.200 dipendenti” ha detto Muzzarelli “perché solo continuando a investire si può avere futuro”. Base dello sviluppo di questa provincia è anche il capitale umano. “La nostra università ha più di 800 anni di storia” ha ricordato il rettore dell’ateneo modenese Angelo Oreste Andrisano, che ha sottolineato come l’istituto da sempre cerca sinergie con le migliori realtà del territorio. Con modalità innovative, come laboratori di ricerca di respiro europeo all’interno dell’università.

È nata per vincere la Ferrari, che ieri ha debuttato con successo sulla borsa americana. “Siamo una società privata ma ci sentiamo un po’ come la nazionale” ha rivendicato con orgoglio Stefano Lai, direttore della comunicazione dell’azienda del cavallino rampante. “Per noi l’esclusività è fondamentale perché facciamo prodotti eccezionali e come diceva il nostro fondatore Enzo Ferrari è sempre meglio fare un’auto in meno di quello che chiede il mercato” ha aggiunto Lai, che ha ricordato come il cuore dell’azienda qui è nato e qui resterà sempre.

Panorama d'Italia a Modena: si parla di crescita

Anche l’enogastronomia è un’eccellenza di questo territorio, rappresentata al convegno dal gruppo Cremonini, una multinazionale da 3,3 miliardi di euro che è riuscita a innovare un settore tradizionale e a bassa marginalità come quello della carne. “Abbiamo diversificato nel settore dei servizi e della ristorazione e questo ci ha garantito una crescita mondiale” ha sottolineato Claudia Cremonini, responsabile marketing del gruppo alimentare. “Noi realizziamo un prodotto con meno appeal rispetto alla Ferrari, ma siamo riusciti a collocarci tra i big grazie alla lungimiranza di mio padre che è sempre stato un europeista convinto fin dagli anni Sessanta e ha creato l’industria della carne italiana nata solo nel dopoguerra”.

Risultati che si sono ottenuti anche grazie alla tecnologia. “Oggi stiamo investendo oltre 6 miliardi di dollari in ricerca, soprattutto sul software” ha detto Maria Cristina Farioli, director of marketing communication & citizenship di Ibm Italia. “Investimenti che aiuteranno le imprese ad accelerare la loro crescita internazionale, a partire dal machine to machine fino alle smart cities”.

Un modello di successo quello della provincia di Modena che può (e deve) essere replicato. “Qui c’è una cultura produttiva unica e lo dimostra il fatto che tante multinazionali vengono a investire proprio in questo territorio” ha detto Maurizio Torreggiani, presidente di Unioncamere dell’Emilia Romagna.

A Modena 111 aziende sono state segnalate come imprese innovative e nei primi sei mesi del 2015 l’export ha fatto boom. “Per questo io non sono pessimista, ma non dobbiamo perdere i fili della crescita. Quello che serve è intraprendenza, innovazione e tolleranza per essere sempre più flessibili”.

Ingredienti che hanno permesso alla Chimar di cambiare pelle e di aggiungere all’attività di packaging tutta una serie di servizi logistici. “Il 2008 è stato un anno terribile, eravamo davanti a un cambiamento strutturale e l’abbiamo superato con l’innovazione di prodotto e di processo, le competenze e l’internazionalizzazione” ha affermato Marco Arletti, amministratore delegato della Chimar e presidente dei giovani imprenditori di Confindustria. “L’eccellenza la vediamo tutti i giorni e per me è fatta di tre parole: conoscenza passione ed etica” ha concluso Michele Zilla, direttore generale di Cobat. “Gestiamo prodotti a fine vita, ma che non devono essere chiamati rifiuti, perché hanno un grandissimo valore che diventerà centrale nella nuova economia circolare”.

La videointervista a Michele Zilla

Silvia Morara
L'accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, Palazzo Coccapani d’Aragona (Modena) ospita il dibattito “Le strade della crescita dove anche l’impresa diventa arte”

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Mikol Belluzzi