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Dall'officina alle parodie rap: la bella storia di Mudimbi

Ironico, dissacrante e originale: intervista al rapper italo-congolese che ha lasciato il lavoro per pubblicare il suo primo album "Michel"

Si chiama Michel Mudimbi, è nato e cresciuto a San Benedetto del Tronto e il suo rap sta spiccando il volo. Merito del suo modo di affrontare la musica e la vita, ottimismo e voglia di non prendersi mai troppo sul serio.

Per capire di cosa stiamo parlando basta guarda il video del singolo Empatia, estratto dall'album "Michel", un mix di parodie che omaggia i grandi classici del cinema e della Tv: da Ghost a Casablanca passando per Baywatch e La Sirenetta

L'intervista: 

Cosa è successo in quest'ultimo anno? 

«È stato l'anno migliore della mia vita... Un anno fa esatto ho deciso di licenziarmi dal mio lavoro in officina. Ho deciso di dedicare tutto alla musica»

Quando hai iniziato a scrivere canzoni? 

«Ho iniziato "per sbaglio" quando avevo 15 anni. Attraversavo le crisi d'identità che hanno tutti i giovincelli e il rap era la musica che costava meno fare, bastava una penna. I miei brani hanno fatto schifo per sei anni, poi è iniziato il passaparola e la fiducia monta come la panna...»

Quando hai capito che era il momento di provarci sul serio? 

«Non è stato facile lasciare tutto e tentare questa avventura ma dopo dieci anni di officina mi ero ritrovato a fare il punto della situazione sulla mia vita, su quello che volevo davvero. Quando mi sono licenziato ho pianto, i miei colleghi sono stati come una famiglia e adesso sono i miei primi fans. Fondamentale è stato anche il ruolo di mia madre, che non si è preoccupata per la mia scelta. Al contrario, mi ha guardato e mi ha detto: "Ok, vuoi fare musica. Adesso dimmi cosa dobbiamo fare per riuscirci.»

Ricordi un momento preciso in cui hai pensato "ce la sto facendo"? 

«Ne ricordo due. Il primo è stato quando Radio Deejay ha passato il mio brano Supercalifrigida. Era un periodo in cui stavo pensando di andare via dall'Italia, avevo da poco terminato una relazione importante. Avevo segnalato la mia canzone ad una serie di mail che avevo, fu un mio amico a chiamarmi per dirmelo... Qualcosa era cambiato.»

E il secondo? 

«Il secondo è stato quando ho deciso di lanciarmi in quest'avventura lasciando tutto. Una scelta scaturita anche da un libro, Il magico potere del riordino, che apparentemente parla di come tenere in ordine la casa ma in realtà è in grado di rivoluzionare la coscienza di sé stessi. Mi è servito per capire quanto superfluo ci portiamo spesso dietro, tra relazioni, lavoro e apparenza». 

Le tue parodie nei video come nascono? 

«Non recito una parte, sono io al 100%. Ora non ho più un profilo Facebook ma posso assicurare che anche prima di farmi conoscere facevo gli stessi video, con lo stesso approccio. È il mio modo d'essere, credo sia un gene di famiglia. Ricordo l'estate con i miei nonni, mio nonno faceva ridere tutti con dei veri e propri show. Una volta fece finta di rompersi un braccio e arrivò con un finto gesso facendo uno scherzo a mia nonna, sono come lui». 

E cosa risponderai la prossima volta che tua madre ti chiederà "adesso cosa dobbiamo fare?"? Che progetti hai? 

«Mia madre lavora in squadra con me, è a contatto con il mio booking e si prende cura di tanti aspetti della mia carriera. Ora vogliamo concentrarci sui concerti, cantare dal vivo è la parte che mi interessa di più. Una canzone può essere anche bella ma deve dare energia dal vivo per funzionare davvero!» 

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Matteo Politanò