Addio a Neil Peart, uno dei più grandi batteristi di sempre: i 3 album cult
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Addio a Neil Peart, uno dei più grandi batteristi di sempre: i 3 album cult

Un gigante della musica che ha espresso tutto il suo talento nei leggendari dischi dei Rush

"Con il cuore spezzato condividiamo la terribile notizia che il nostro amico, fratello e partner Neil ha perso martedì la sua battaglia di 3 anni e mezzo contro il glioblastoma". Così i Rush, su Twitter, hanno annunciato la scomparsa del loro geniale batterista, Neil Peart, 67 anni. 

"Coloro che desiderano esprimere le proprie condoglianze possono scegliere un'organizzazione di ricerca sul cancro e fare una donazione per conto di Neil", ha proseguito la band canadese nata nel 1968 e a cui Peart si era unito nel 1974 in sostituzione di John Rutsey, iniziando così la sua avventura con il cantante-bassista Geddy Lee e il chitarrista Alex Lifeson.

Assieme ai suoi compagni nei Rush Geddy Lee e Alex Lifeson, Peart è stato nominato Ufficiale dell'Ordine del Canada, il 9 maggio 1996. Il trio è stato il primo gruppo rock a ricevere tale onorificenza. Come membro dei Rush è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2013. A Peart è stato anche intitolato un asteroide individuato nel 1990.

Era assolutamente geniale l'approccio di Peart alla batteria, potente ed estremamente tecnico al tempo stesso. Tra le sue influenze principali, Keith Moon degli Who il batterista jazz Buddy Rich e John Bonham dei Led Zeppelin.

Ci piace ricordarlo con tre dischi che contengono alcune delle sue performance più brillanti ed innovative. Peart apparteneva infatti ad una generazione di batteristi che facevano la differenza. Nel senso che il loro drumming era un tratto distintivo del gruppo, un ingrediente imprescindibile nell'economia della band.

Per questo vi consigliamo di riascoltarlo in tre album-capolavoro dei Rush:

1) Exit Stage Left - 1981

Un live monumentale, tra rock, hard rock e progressive. Raffinatezza, tecnica e potenza vanno a braccetto in classici come The spirit of the radio, Red Barchetta, Tom Sawyer e La Villa Strangiato. Album fondamentale per chiunque ami la musica suonata per davvero. 

2) Hemispheres - 1978

Suite, ritmi intricati e complessi. Un album perfetto per chi vuol ascoltare musica che vada oltre gli standard e gli schemi. La conferma che dal punto di vista tecnico i Rush non avevano molti rivali. 

3) Signals - 1982

Il disco segna l'evoluzione del sound del gruppo con l'introduzione massiccia di tastiere e sintetizzatori. I brani si accorciano rispetto al passato e si avvicinano allae sonorità tipicamente 80's. Ma anche nella breve durata dei pezzi, la classe e la maestria della band di Peart emergono in ogni singola canzone.  

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Gianni Poglio