Fabi Silvestri Gazzè: trionfo a Rock in Roma - La recensione
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Musica

Fabi Silvestri Gazzè: trionfo a Rock in Roma - La recensione

Oltre 20.000 spettatori accorsi a Capannelle per l’ultimo concerto del trio

“Quello che vogliamo trasmettere con questo progetto è la potenza del collettivo sul singolo, l'importanza di mettersi insieme”, ha spiegato Niccolò Fabi il giorno della presentazione dell’album Il padrone della festa, realizzato a sei mani con gli amici-colleghi di sempre Daniele Silvestri e Max Gazzè, con i quali ha diviso tante volte il piccolo palco de Il Locale di Roma.

E’ innegabile che il loro progetto discografico prima, e poi il tour insieme siano stati due delle più belle sorprese musicali dell’ultimo anno.

Ieri sera una spettacolare luna piena ha accompagnato a Rock in Roma l’ultimo concerto congiunto dei tre artisti, almeno per un po’ di tempo. D’altra parte era stato messo in chiaro fin dall’inizio che la loro sarebbe stata una collaborazione limitata nel tempo, prima di tornare ciascuno alla sua carriera solista, arricchita da un bagaglio d’esperienze di inestimabile valore umano e artistico.

Non c’era, però, nessuna nostalgia tra i 20.000 spettatori che sono accorsi ieri sera a Rock in Roma, ospitato all’Ippodromo delle Capannelle, per abbracciare l’ultima volta i propri beniamini. Colpiva immediatamente l’eterogeneità del pubblico, composto da ragazzi dai venti ai cinquant’anni, in alcuni casi anche con prole a seguito, tra fan della prima ora e nuovi “adepti” conquistati da Il padrone della festa.

In effetti, più che un concerto, è stata una vera e propria festa, che ha preso il via alle 22 per concludersi quasi tre ore dopo con un interminabile e meritato applauso.

Un battito cardiaco, accompagnato dalle immagini in bianco e nero dei momenti più belli del tour,  scandisce l’ingresso dei tre cantautori romani, che aprono le danze con i ritmi in levare di Alzo le mani.

“Come saprete in molti questa è l'ultima data -sottolineano i tre- dovevamo finire il tour ancora prima, ma non potevamo non chiuderlo nella città dove tutto è iniziato”.

I ritmi salgono con Life is sweet, che dal vivo ha un tiro ancora maggiore che nell’album, salutata da un cartello di una fan con la scritta “Con voi Life is sweet”.

Atmosfere più morbide caratterizzano Sirio di Max Gazzè, brano forse ispirato al successo di Alan Parsons. "Sono contento di aver suonato questa canzone- spiega Fabi- è una delle prime che Max suonava al Locale. Ci sembrava perfetta per mostrarvi la bellezza della libertà che ci siamo concessi".

Una buona idea, cantata a due voci insieme a Gazzè, acquista via via ritmo e bassi, con il refrain che viene cantato in coro dal pubblico di Capannelle.

“Già ai tempi del locale avevo cercato di mostrare che si poteva scrivere una canzone su qualsiasi minchiata", afferma Silvestri per introdurre il suo godibile Il flamenco della doccia, accompagnato dai battiti di mani da improvvisati ballerini spagnoli e dai cori in francese maccheronico dei suoi divertiti compagni di viaggio.

Verso la fine del brano fa il suo ingresso, battendo le mani a mo’ di ballerini di flamenco, la superband che li ha accompagnati in questi mesi di tour, "i nostri migliori amici che sono anche i nostri migliori musicisti", come afferma Gazzè: Roberto Angelini alla chitarra elettrica e slide, Max Dedo  ai fiati, Gianluca Misiti alle tastiere, Piero Monterisi alla batteria, Josè Ramon Caraballo Armas alle percussioni e tromba e Adriano Viterbini alle chitarre.

Regala grandi emozioni L'amore non esiste, basata su un gioco di rimando tra gli opposti, con Silvestri e Gazzè che premono volutamente l’acceleratore sul cinismo, mentre a Fabi è affidato il ruolo del cantante romantico, esemplificato dalla frase “l’amore non esiste, esistiamo io e te”. Bella la coda  strumentale, con un imponente finale in crescendo alla Beatles e il coro "pa pa pa" che sembra pensato apposta per le grandi platee.

"Già partono le prime stecche", si scusa sornione Gazzè. “Sono scelte alternative alla nota giusta -replica divertito Fabi- poi tu hai sempre fatto come cazzo ti pareva". Un assist per la successiva Come mi pare, il cui testo offre diversi spunti di riflessione: “Chi vuole scrivere impari a leggere, chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare, chi vuole ridere impari a piangere, chi vuole capire prima deve riuscire a domandare”.

"Come va?-chiede Gazzè- Fa caldo? Oggi non sapevo come vestirmi, mi sono portato dietro l'armatura saracena,  ma poi non me la sono messa".

E’ il momento, per ciascuno, di interpretare una canzone del suo ricco repertorio: Ma che discorsi di Silvestri, E’ non è di Fabi e Il solito sesso di Gazzè, quest’ultima accolta da un vero e proprio boato.

Lo show è rodato nei minimi particolari e non ha mai una caduta di tensione, con i tre artisti che si divertono a spalleggiarsi e a fare da coristi l’uno all’altro, mentre la band macina virtuosismi chitarristici, solida ritmica e fiati ricchi di pathos.

Vento d’estate, ormai un classico della bella stagione, non mostra i suoi quasi vent’anni, ma risulta ancora fresco come una brezza marina.

Silvestri è coinvolgente e autorevole nell’ invettiva politica de Il mio nemico, mentre atmosfere decisamente più spensierate caratterizzano L’avversario, uno dei momenti più divertenti e coreografici del concerto,  dove Max Gazzè e Niccolò Fabi fanno il loro ingresso con la vestaglia da pugili impreziosite dalle scritte Max e Nicc, per affrontarsi a colpi di canzoni del loro repertorio, arbitrati da Daniele Silvestri, che a sua volta accenna Le cose che abbiamo in comune.

Fabi canta Mentre dormi di Gazzè e incanta in Costruire, uno dei suoi brani più emozionanti, al termine del quale viene abbracciato con trasporto da Silvestri. E’ il momento della sua latineggiante Autostrada, scandita dal suo personale fraseggio quasi rappato, che si trasforma nel finale in Corazon espinado di Santana, interpretata dal percussionista cubano Ramon.

Spazio al medley composto da tre dei brani più amati delle loro carriere soliste, Capelli, Occhi da orientale e Il timido ubriaco.

Convincono pienamente  anche Cara Valentina e Il negozio d’antiquariato, quest’ultima cantata in coro dai 20.000 spettatori, che si prestano volentieri a supportare Silvestri nella celebrazione della romanità un po' sboccata di Testardo.

Il finale del concerto è travolgente con le hit La favola di Adamo ed Eva, Lasciarsi un giorno a Roma e Salirò, tutte e tre accomunate da un beat pulsante che trasforma l’Ippodromo delle Capannelle in una gigantesca discoteca all’aperto.

Dopo due ore tiratissime, è tempo di una breve pausa, prima del generoso bis, con altri cinque brani, quasi un concerto nel concerto: Sornione, Una musica può fare, Gino e l’alfetta, Sotto casa e Cohiba, dove alcuni spettatori srotolano una bandiera cubana e fanno il pugno chiuso.

Dopo due ore e mezza di ottima musica si può essere più che soddisfatti, ma le luci ancora spente e il filmato di un pianeta rosso che si avvicina in modo minaccioso fanno intuire che la festa avrà ancora una gustosa appendice.

La chiusura è affidata, e non poteva essere diversamente, alla title track Il padrone della festa, un brano perfetto da suonare in acustico, con gli smartphone a simulare l’effetto accendino, il cui climax è la frase sibillina “perché il sasso su cui poggia il nostro culo è il padrone della festa”.

La canzone scandisce l’uscita, uno ad uno, dei cantautori e dei musicisti, sommersi dalle ovazioni del pubblico entusiasta.

E’ ormai mezzanotte e tre quarti, ma il gruppo al completo ritorna alla ribalta per l’ultimo grande, abbraccio collettivo, sulle note registrate di Alzo le mani cantata da buona parte del pubblico, che non mostra alcuna intenzione di guadagnare l'uscita, quasi a voler prolungare la magia della serata.

Cala il sipario, con numerosi occhi lucidi sia sopra che sotto al palco, sul fortunatissimo tour de Il padrone della festa, che ha regalato emozioni e divertimento a decine di migliaia di spettatori in tutta Italia, oltre che in alcuni club europei.

Ci auguriamo, vista l’oggettiva riuscita dell’operazione, che Fabi Silvestri e Gazzè, un po’ come fanno ormai da 46 anni Crosby Stills & Nash a cui sono stati più volte accostati, tornino ogni tanto a incrociare le loro chitarre e le loro voci. Speriamo che la festa continui.

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Gabriele Antonucci