Joe Bastianich: quando imbraccio la chitarra volo su un altro pianeta
Angelo Trani
Musica

Joe Bastianich: quando imbraccio la chitarra volo su un altro pianeta

Il rock and roll nel cuore, un passato da teenager punk al CBGB di New York e un album, il primo, intitolato Aka Joe

L’altro Joe, quello che non indossa i panni dell’imprenditore della ristorazione o dell’inflessibile giudice gastronomico in Tv, è un uomo stregato dal rock and roll e dal sound dei Led Zeppelin, che a 51 anni ha realizzato un sogno, quello di incidere un album tutto suo tra rock, funk e blues: Aka Joe. “La musica è terapeutica. Ovunque mi trovi, quando imbraccio la chitarra e inizio a cantare, sono in un altro mondo, non esisto per nessuno, non rispondo nemmeno al telefono” racconta entusiasta a Panorama.

“Dopo anni di stroncature in cucina, ora sono io quello che viene giudicato come musicista dalla giuria di Amici Celebrities. Fa un effetto strano e spiazzante stare dall’altra parte…” racconta dopo le nemmeno troppo velate critiche di Platinette alla sua esibizione (“Freddino e senza un briciolo di passione”) nella puntata d’esordio dello show. “Evidentemente non ha colto l’ironia della mia performance… Mi sono presentato con una versione fighissima di Stayin’ Alive dei Bei Gees in chiave country-rock. Se vuole un artista-karaoke, ha sbagliato concorrente. Io sono altro… Non gli ho risposto a caldo, ma Maria De Filippi mi ha detto che posso farlo e quindi non mi farò mancare l’occasione per replicare” sottolinea, prima di perdersi nei ricordi di una New York in bianco e nero, quella di fine anni Settanta, la capitale mondiale della musica d’avanguardia che andava in scena tutte le sere sul palco scassato di un club leggendario che ora non esiste più: il Cbgb di Bowery Street. “A 12 anni mi presentavo lì con il mio “chiodo” punk per vedere dal vivo i Ramones. Un’emozione indimenticabile… Mi esaltava vivere il mondo alternative della metropoli, era quanto di più lontano ci fosse dai valori della mia famiglia, molto cattolica e tradizionale” ricorda. 

“Ero pur sempre il figlio di emigranti italiani che vivevano nel Queens. La musica era un lasciapassare per essere accettato dai miei coetanei, per diventare un vero ragazzino americano. Sempre lì, nelle strade tra Queens e Bronx, ho assistito in diretta alla nascita dell’hip hop. I primi breakdancers accompagnati da deejay che rappavano a ruota libera sulle loro acrobazie… La scintilla di qualcosa che poi ha conquistato il mondo”. 

I Led Zeppelin nel cuore, un futuro da businessman della ristorazione e, in mezzo, un impiego in banca alla Merrill Lynch di Wall Street: “Non era la mia strada, era un lavoro troppo poco imprenditoriale per me. Non mi piaceva per niente il fatto che qualcun altro potesse controllare il mio destino e decidere quanto carriera sarei riuscito a fare. Capii i miei genitori: avevano un ristorante e il successo o l’insuccesso di quell’attività dipendeva esclusivamente da loro” spiega. 

Ottantamila dollari: questa la cifra che gli consegnò per aprire il primo ristorante Nonna Erminia (99 anni, a lei è dedicata una delle canzoni più intense di Aka Joe), la stessa nonna che lo ha cresciuto e che gli ha regato la prima chitarra da 29 dollari… “Quando partii con il Becco a Manhattan mi era chiaro un concetto: il fallimento non era un’opzione. Avevo deciso che non volevo trascorrere una vita in povertà e quella era l’occasione per provarci seriamente. Venti ore di lavoro al giorno hanno pagato: Becco è stata un grande successo e ancora oggi, dopo 27 anni, funziona molto bene. Capii di avercela fatta quando all’inizio degli anni Novanta la serie televisiva Friends, la più seguita in quel periodo, volle utilizzarlo come set per le riprese di una puntata”. 

Si sente un ragazzo fortunato Joe Bastianich, ancora di più da quando c’è un suo album nei negozi e sulle piattaforme streaming: “Sto già scrivendo le canzoni per il prossimo che sarà decisamente più country e con i testi in italiano”. Un rischio? “Cosa vuole, io ce l’ho nel DNA. Vengo da una famiglia che ha rischiato tutto, che negli anni Cinquanta ha abbandonato case e terreni in Istria per salire su una nave e cercare fortuna in America. Nella vita ci vuole un pò di sana follia per andare lontano. Credetemi…”.   

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Gianni Poglio