I Negrita
Ufficio Stampa/Foto di Dara Munnis
Musica

"9 Live&Live", il cd/dvd (dal vivo) dei Negrita

Nel cofanetto pubblicato dal gruppo anche due brani inediti (di cui uno scritto con Ligabue) e un docu-film - Intervista

Hanno sempre amato suonare in giro per il nostro Paese. E questa volta i Negrita hanno deciso di regalare a tutti i loro fan un cofanetto davvero particolare. In "9 Live&Live", infatti, un cd live e un dvd per ripercorrere le emozioni della fortunata tournée che li ha visti girare l'Italia, dopo la pubblicazione del nuovo disco "9".

Nel cofanetto un CD con nove versioni live tratti dall'album in studio, due inediti (Quelli che non sbagliano mai e I tempi cambiano, singolo scritto con Ligabue che ha anticipato questo nuovo progetto discografico) e una versione acustica di Se sei l'amore. Poi, un DVD dove si possono ripercorrere le emozioni del concerto dei Negrita al Forum di Assago dello scorso 18 aprile e il docu-film Under The Skin, il racconto per immagini delle sessioni di registrazione dell'ultimo disco.

Abbiamo incontrato Drigo, storico chitarrista della band...


È uscito da pochi giorni il vostro cd/dvd live. Come è nata l’idea di questo progetto?

Quasi ogni volta che andiamo in tour tendiamo ad accumulare materiale audio e/o video. Abbiamo vari metodi compositivi. Ci siamo resi conto che la musica dal vivo avrebbe potuto esprimere molto bene le nostre peculiarità.

Tra i brani c’è anche un inedito, I tempi cambiano, scritto da voi e da Luciano Ligabue. Una collaborazione importante...

I tempi cambiano è il primo singolo. È uno spunto che aveva portato Pau. Al momento della sua nascita aveva solo la musica e il titolo, che era sotto certi punti di vista un incipit molto stimolante. Dal punto di vista dei significati apre ad un panorama vastissimo. Proprio mentre ci trovavamo a scrivere i testi, sono successi gli attentati a Parigi del 13 novembre. Molta di quella atmosfera, di quella sensazone di insicurezza, di timore nei confronti del futuro è finita dentro alla canzone. Avevamo concluso il brano ma sul ritornello ci è venuta un’idea. La nostra musica ha molti punti di contatto con quella di Ligabue. Lui si è messo subito a disposizione e ha proposto tante cose: il ritornello l’ha scritto lui.

In queste settimane siete di nuovo in tour, e state girando per i club del nostro Paese. Vi mancava questa dimensione del live?

Tanto. Non tornavamo nei club da 12 anni. È un lungo periodo in cui c'è tempo per fare tante cose, compreso viziarsi. I camerini di un club sono diversissimi da quelli di un palazzetto. Ci capita di suonare anche in locali piccolissimi. La viviamo benissimo, lì siamo nati e lì avevamo voglia di ritornare. Io ho una mia impressione: un paio di anni fa sono stato a vedere Paul Mc Cartney al palazzetto di Bologna. Dopo un’ora di concerto mi sono indispettito rendendomi conto che avevo davanti una leggenda e che la stavo sostanzialmente vedendo davanti a uno schermo, a un mega screen. Noi vogliamo un contatto ravvicinato con i fan, cosa che un palazzetto non ti permette di fare.

C'è bisogno di rock in Italia?

Oggi siamo nel bel mezzo della diffusione di talent show e di programmi musicali. Nei locali non c’è più il fermento che c’era in Italia negli anni Novanta. Ma suonare nei club è la palestra migliore per imparare. Ora un’artista nasce in televisione. Il tutto dando l’illusione che si cresca subito. I talent spesso tirano fuori personaggi che hanno un boom e poi spariscono. Sono ragazzi dotati di grande talento e voce, ma bisogna anche saper scrivere. E in qualche modo bisogna calcare i palchi per vedere l’effetto che fa quello che dici sulla gente. Noi siamo nati così. Questa è una scuola che ci ha formato, e forse è proprio per quello che ci fa così tanto piacere tornare.

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Giovanni Ferrari