Vasco Rossi
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Musica

Vasco Rossi: perché il rapporto con i suoi fan è unico

I segreti del legame quarantennale tra i supporter e il rocker di Zocca che oggi compie settant'anni

"Quando parte la musica ti sfoghi e ti confessi sul palco raccontando le cose più intime, che neanche diresti a un tuo amico -ha spiegato Vasco Rossi nell’incontro con i fan del 2016 all’Auditorium Parco della Musica di Roma- Le mie canzoni vengono dallo stomaco, dal cuore e dall'inconscio, a volte mi stupisco anch'io per quello che scrivo. Ho puntato fin dall'inizio della carriera sull’onestà e la gente mi ha ripagato per questo”.

Vasco Rossi, nato a Zocca il 7 febbraio del 1952, è esattamente come la sua musica: sincero, diretto, spiazzante.

Ne sono cambiate di cose rispetto a 43 anni fa, dal suo primo concerto del 26 maggio 1979 in piazza Maggiore a Bologna : “Eravamo più noi sul palco che la gente sotto -ha sottolineato Vasco- Avevo convocato per quell’occasione tutti i miei amici a suonare con me”.

Oggi gli spettatori sono aumentati in modo esponenziale, basti pensare che al concerto-evento al Parco Enzo Ferrari di Modena del 1 luglio 2017, ribattezzato Modena Modena Park, erano presenti 220.000 spettatori, record mondiale di spettatori paganti per un singolo concerto.

Cosa rende speciale il rapporto del Komandante con suoi fan

In oltre 40 anni di attività live non è mai cambiato il senso di appartenenza e di comunanza che si respira in show di Vasco. Quello che fa urlare ai suoi fedeli fan, ad ogni concerto, “siamo solo noi”, mentre “tutto il mondo è fuori”.

I suoi sostenitori, un popolo numeroso, eterogeneo e di ogni età, sostengono che c’è chi è fan di Vasco, e chi non è mai stato a un suo concerto.

In effetti, al di là dei gusti musicali, è impossibile non lasciarsi coinvolgere dal vivo dall’energia e dal carisma di questo moderno sciamano del rock, che, a 70 anni, è ancora un impareggiabile catalizzatore di energia in grado di incendiare qualsiasi platea con un cocktail equilibrato di inni rock e di intense ballad.

Il sapiente contrasto tra ironia e malinconia, unito a un'impareggiabile capacità narrativa, semplice e profonda al tempo stesso, è uno dei cardini della poetica del Komandante.

Grande osservatore della società e dei suoi cambiamenti, Vasco appare qui particolarmente disincantato e fortemente ironico, con un linguaggio al tempo stesso icastico e pungente nei confronti di chi crede di avere la verità in tasca.

Le sue sono canzoni, solo apparentemente semplici, nascondono in realtà un duro labor limae per essere perfette come le conosciamo oggi: “Per anni ho sacrificato tutto per scrivere canzoni -ha confessato Vasco- Se vuoi fare bene una cosa, devi fare solo quello, sacrificando amici, famiglia e situazioni”.

In un’epoca come la nostra in cui la musica, sempre più liquida e deteriorabile, spesso non è altro che un mero sottofondo ad altre attività, le canzoni del Komandante sono entrate sottopelle ad almeno due generazioni di fan, che non lo considerano semplicemente una star lontana e irraggiungibile, ma un impareggiabile portavoce delle loro stesse vite, riflesse come in uno specchio tra le parole dei suoi brani.

Un rapporto speciale e quasi osmotico, che Vasco ha descritto così: "Ognuno ha il pubblico che si merita, la parola fan è riduttiva del nostro rapporto. Con loro ho un rapporto di affinità elettive iniziato nel 1977, noi siamo quelli che vivono di illusioni perché la realtà spesso è dura. Io racconto ciò che sento direttamente, loro si ritrovano nelle mie parole perché le hanno già dentro di loro. Sono la voce di chi non ha voce".

Il rocker di Zocca, nonostante le 70 primavere sulle spalle e i ben noti problemi di salute del 2011, ha ancora oggi una carica invidiabile e una totale padronanza dei suoi mezzi, con un'espressività da consumato performer che lo rende unico nel panorama musicale italiano.

Basta guardare i suoi occhi cerulei, la sua mimica e il modo in cui muove le mani per capire esattamente che cosa sta esprimendo in quel momento, uno scambio assolutamente onesto e diretto con gli spettatori, che si sentono coinvolti in prima persona dalle sue considerazioni sull’amore, sulla società, sui rapporti interpersonali e sugli inevitabili alti e bassi della vita.

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Gabriele Antonucci