Neil Young incanta Roma - Recensione, scaletta e video di Caracalla
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Musica

Neil Young incanta Roma - Recensione, scaletta e video di Caracalla

Il rocker canadese ha regalato un'elettrizzante performance di quasi tre ore insieme agli affiatati Promise of Real. Grandi emozioni nel duetto con Willie Nelson

Il concerto è diviso in tre blocchi: acustico, country e rock

Per un curioso gioco del destino le Terme di Caracalla, incantevole location solitamente destinata a ospitare l’opera, sono state teatro per due giorni consecutivi degli attesi concerti di due big della musica americana, Lionel Richie e Neil Young, artisti quanto più diversi non si possa immaginare. Tanto era ammiccante e loquace l’ex frontman dei Commodores, quanto era taciturno ed essenziale l’artista canadese ma, a conti fatti, le tre ore di Young, per quantità e qualità, hanno surclassato la pur piacevolissima ora e mezza in stile Las Vegas di Richie.

Il buon vecchio Neil, settanta primavere sulle spalle e una vita segnata dalle malattie (dal diabete alla poliomelite, dall’epilessia alla disabilità dei suoi figli) avrà pronunciato sei o sette parole in tutta la serata, ma le sue canzoni hanno detto tutto quanto che c’era da dire, dalle sconfitte di una generazione che voleva cambiare il mondo fino alla feroce critica nei confronti delle multinazionali come la Monsanto, citata esplicitamente nel titolo del suo ultimo, vibrante album.

Mentre molti artisti degli anni d’oro del rock puntano tutte le loro fiche sull’effetto nostalgia, il rocker dell’Ontario concentra i classici del suo straordinario repertorio nella prima mezz'ora del concerto, quasi a voler sovvertire le regole del gioco per sentirsi più libero di scorrazzare, insieme ai nuovi compagni di viaggio Promise of Real, attraverso le vaste lande della sua fervida creatività.

La sua inconfondibile voce, eterea, profonda ed evocativa, ha riscaldato la temperatura quasi autunnale della serata romana, alternano intensi momenti acustici a travolgenti cavalcate elettriche in cui straziava la sua fedele sei corde scrostata come posseduto dal sacro fuoco del rock, di cui è ancora oggi uno dei custodi più credibili e influenti (vedi Pearl Jam).

Il concerto è diviso in tre blocchi distinti: un primo set acustico tra piano, chitarra acustica e  armonica; la parte centrale di sapore country e roots; il terzo set rigorosamente elettrico (ed elettrizzante).

Alle 21.10 fanno il loro ingresso due giovani "contadine", con cappello di paglia, salopette jeans e stivaloni di gomma, che seminano letteralmente il palco e i vasi di fiori collocati davanti ai microfoni. Una performance chiaramente ispirata al tema ecolgista di Earth, la scritta che campeggia sulla maglietta nera di Neil Young, cappellaccio in testa e la consueta camicia di flanella a quadrettoni che copre parzialmente il logo della t-shirt, il cui ingresso viene accolto da un boato.

Da brividi la parte acustica, con le pietre miliari After the Gold Rush, Heart of Gold e The Needle and the Damage Done, in cui si alternano l'inconfodibile voce di Young con il suono struggente dell'inseparabile armonica, chiusa dall'emozionante Mother heart, resa ancora più solenne da un pump organ dove sono appoggiate alcune candele.

Secondo coup de théatre con l’arrivo di una squadra di tre disinfestatori in tuta bianca, accompgnato dal suono assordante di una sirena post-atomica che annuncia l’ingresso dei giovani, ma validissimi Promise of Real, in cui militano Lukas Nelson e Micah Nelson, figli del grande Willie Nelson.

Ed è proprio il duetto a sorpresa di Neil Young con la leggenda del country uno dei momenti più emozionanti e inaspettati della serata, nei due classici Are There Any More Real Cowboys? e On the Road Again che evocano le sterminate e polverose highways americane.

Anche a Roma non è mancato l'omaggio alla nostra canzone da parte di Lukas Nelson in Volare, cantanta in un italiano incerto che ha ricordato la voce di Mal dei Primitives. Probabilmente sarà riproposta anche stasera al Lucca Summer Festival e il 18 luglio al Market Sound di Milano.

La parte country è godibile ed evocativa, ma è con il terzo set, quando Young inserisce la spina alla chitarra, che il concerto spicca definitivamente il volo.

Words (Between the Lines of Age), Alabama, Love to Burn, Mansion on the Hill e Powderfinger fanno vibrare le millenarie pareti delle Terme di Caracalla con la loro potenza, grazie anche a lunghissime code strumentali a suon di feedback e distorsioni, di cui Neil è un assoluto maestro.

E' difficile descrivere il coinvolgimento, la carica e le emozioni trasmesse dalle monumentali Rockin' in the Free World e Hey Hey, My My (Into the Black) che fanno scattare in piedi per cantare e ballare la finora compassata platea di Caracalla e che chiudono nel migliore dei modi tre ore di pura magia. 

Bellissimo l'abbraccio finale tra Neil e i suoi musicisti, che fanno una sorta di girotondo per congratularsi a vicenda per l'eccezionale performance, salutati da una meritata standing ovation.

Probabilmente non è un caso che si stato scelto come brano finale Hey Hey, My My (Into the Black), che contiene una delle frasi più famose e citate della storia del rock: “E’ meglio bruciare che spegnersi lentamente”.

Per nostra fortuna, la fiamma di Neil Young brucia da settant’anni e continua a illuminare e a riscaldare il rock grazie al suo bagliore.

Setlist concerto Terme di Caracalla, Roma

After the Gold Rush

(Neil Young cover)

Heart of Gold

(Neil Young cover)

The Needle and the Damage Done

(Neil Young cover)

Mother Earth (Natural Anthem)

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Out on the Weekend

(Neil Young cover)

Hold Back the Tears

(Neil Young cover)

Unknown Legend

(Neil Young cover)

Human Highway

(Neil Young cover)

From Hank to Hendrix

(Neil Young cover)

Nel blu dipinto di blu (Volare)

(Domenico Modugno cover)

Are There Any More Real Cowboys?

(Neil Young cover) (with Willie Nelson)

On the Road Again

(Willie Nelson cover) (with Willie Nelson) (live debut by NY+P.o.t.R.)

Winterlong

(Neil Young cover)

Words (Between the Lines of Age)

(Neil Young cover)

Alabama

(Neil Young cover)

Love to Burn

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Mansion on the Hill

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Powderfinger

(Neil Young & Crazy Horse cover)

I've Been Waiting for You

(Neil Young cover)

Mr. Soul

(Buffalo Springfield cover)

Western Hero

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Vampire Blues

(Neil Young cover)

After the Garden

(Neil Young cover)

Country Home

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Seed Justice

Monsanto Years

Rockin' in the Free World

(Neil Young cover)

Encore:

Hey Hey, My My (Into the Black)

(Neil Young & Crazy Horse cover)

Heart of gold/The needle and the damage done

Mother heart

Human highway

Are there any more real cowboys? (con Willie Nelson)

Alabama

Powderfinger

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Gabriele Antonucci