I 10 motivi per i quali Renzi ha perso le elezioni comunali
Dalla scelta degli alleati alla rottamazione sbagliata, dalle inchieste sulle banche alle scelte di campo. Così il segretario rischia di perdere tutto
Ci sono almeno dieci motivi per i quali Matteo Renzi continua a perdere le elezioni, qualunque esse siano. Eccoli, in ordine volutamente sparso...
1. I suoi primi sostenitori, quelli che il 2 dicembre 2012 la sera stessa della sconfitta alle primarie contro Pier Luigi Bersani, lo hanno ascoltato pronunciare parole formidabili sull’etica in politica, la coerenza e l’avvenire del Paese, si sono ritrovati alleati (sottobanco e non) con Denis Verdini, Angelino Alfano, Flavio Tosi. E chi ha più volpi più ne metta.
2. Alla fine la Rottamazione si è risolta con la guerra a Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani (nemmeno vinta, peraltro). Gli altri presunti rottamandi Matteo li ha imbarcati tutti, a Roma (da Anna Finocchiaro a Piero Fassino) come a livello locale, dove comandano sempre gli stessi dell’era Pci-Pds-Ds. Hanno solo cambiato corrente (e, per la cronaca, sono già pronti ad abbandonare pure Renzi).
3. I suoi uomini, vecchi e nuovi, si sono dimostrati inadeguati. Le ultime amministrative sono l’ennesima prova del disastro. Pensate a un capataz renziano e verificate i voti presi dal Pd nel suo territorio di riferimento: Lorenzo Guerini ha perso a Lodi, Debora Serracchiani ha straperso in Friuli, la Sicilia di Davide Faraone non è pervenuta, nella Lombardia di Maurizio Martina si registra un’ecatombe. D’altronde lo stesso Renzi è uscito sconfitto a Rignano sull’Arno, cioè a casa sua. That’s incredible!
4. Il Giglio magico ristretto (Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e babbo Renzi, cioè Tiziano) ha generato un sacco di guai. Tutto questo mentre i più bravi (tra gli altri Dario Nardella, Simona Bonafè, Graziano Delrio) sono stati esiliati, ridimensionati o promossi ad altri incarichi purché stessero lontani da Palazzo Chigi. Perché? (la domanda, va da sé, è retorica)
5. A proposito di Giglio magico, al netto delle inchieste giudiziarie (viva il garantismo!) rimane il fatto che le inchieste su Banca Etruria e Consip sono state gestite malissimo sul piano mediatico. Insomma, seppur sfrontati, gli acerbi raga-renziani (ragazzi-renziani) sono andati nel panico e hanno aggiunto guai a guai. Per la serie: siamo la legge di Murphy vivente.
6. Il salvataggio delle banche già di suo è difficilissimo da far digerire al popolo elettore (e pagatore). Figurarsi con i veleni di Banca Etruria in circolazione...
7. In tre anni e mezzo Renzi ha già cambiato svariate linee politiche, passando dal sostegno al governo Letta alla sua abiura, dall’esaltazione di Alfano al patto del Nazareno, dall’accordo con Verdini all’intesa con Matteo Salvini e Beppe Grillo sulla legge elettorale, fino al tentativo di recupero della sinistra-sinistra di Giuliano Pisapia attraverso Romano Prodi (ma non doveva rottamare pure lui?). Manca solo di aprire a Casa Pound e il quadro diventa completo...
8. Dentro questi vari contesti, la narrazione renziana è rimasta sempre la stessa: io sono al centro, voi siete i satelliti. In verità, si trattava di meteoriti, e si stanno tutti schiantando su Matteo.
9. Perso il referendum del 4 dicembre, invece di ritirarsi a meditare (per poi tornare, da lucido, a dire la sua), Renzi ha scelto di rimanere su piazza quotidianamente dando la sensazione di voler cercare una rivincita immediata. Una decisione nefasta. L’Italia, si sa, ama i cavalli di ritorno. Quelli che corrono sempre e all’impazzata li lascia schiantare senza pietà.
10. Per la verità, Matteo ha smesso di correre soltanto in occasione delle amministrative, quando si è improvvisamente fermato ai box invece di cavalcare, com’era giusto che fosse. Insomma, ha finto che le elezioni non ci fossero mentre proprio in questa occasione doveva tentare il tutto per tutto. Nel week-end delle elezioni l’ex premier (cioè un uomo politico) si è segnalato per due tweet: l’uno sulla festa di San Giovanni a Firenze, l’altro sul trionfo di Valentino Rossi nel motomondiale. Era pronto pure quello sulla Ferrari ma Renzi ha opportunamente evitato di diffonderlo: la Rossa è arrivata quarta. Ecco, se il ragazzo continua così, questo sembra pure il destino del Pd...