La giovane Jessica uccisa a Milano da un tranviere, cosa sappiamo finora
La ragazza di 19 anni aveva affittato una camera nella casa dell'uomo che l'ha uccisa. Una settimana prima lo aveva denunciato per molestie
Dopo il terribile omicidio di Pamela Santopietro, la 18enne assassinata a Macerata, un'altra ragazza poco più che maggiorenne è stata barbaramente uccisa a Milano. L'omicida è un tranviere di 39 anni, Alessandro Garlaschi, dipendente Atm che aveva affittato una stanza alla vittima nella casa dove viveva con la moglie.
La vittima
Jessica Valentina Faoro, 19 anni, aveva una vita difficile. Seguita dai Servizi sociali fin dalla nascita era stata tolta ai genitori e aveva scelto di dare in adozione un bambino avuto da poco. Dopo essere stata ospitata in alcune comunità aveva letto l'annuncio per l'affitto di una camera e negli ultimi venti giorni si era trasferita a casa della famiglia Garlaschi, ospite di quello che sarebbe diventato il suo assassino.
Il delitto
Secondo le prime ricostruzioni l'omicidio sarebbe avvenuto tra le 3,30 e le 4 di mattina. Mentre la moglie non era in casa Garlaschi avrebbe tentato un approccio con la ragazza, ricevendo un rifiuto. A questo punto l'avrebbe aggredita, uccidendola a coltellate. Il portinaio del complesso residenziale di via Brioschi ha raccontato di aver visto l'uomo scendere in cortile con le mani sporche di sangue ammettendo: "Ho una ragazza morta in casa". Per disfarsi del cadavere ha cercato di bruciarlo con dell'alcol e alle 6 di mattina ha chiamato la sua azienda per dire che non sarebbe andato al lavoro: "Non mi sento bene". Intorno alle 10,30, dopo il ritorno a casa della moglie, ha deciso di chiamare il 112 per costituirsi. "Lei aveva il coltello, io l'ho rigirato per difendermi e l'ho colpita allo stomaco", la prima versione dell'uomo, adesso detenuto nel Centro Osservazione Neuropsichiatrica del carcere di San Vittore. L'arma del delitto è stata ritrovata in un porta coltelli della cucina: Garlaschi aveva riposto il coltello nel suo contenitore senza però di cancellare le tracce di sangue.
L'assassino
Alessandro Garlaschi era un dipendente Atm dal 2003 e guidava il tram della linea 15. Viveva da tempo nel complesso di via Brioschi e nel 2014 era stato denunciato per stalking. Jessica non era la prima ragazza che aveva risposto alla sua inserzione per un letto in affitto: sembra infatti che Garlaschi avesse uno schema seriale con cui nutrire la sua ossessione per le giovani. Sfruttando la convenzione della sua azienda con un negozio di ottica aveva fatto regali a diverse ragazze. Nel luogo del delitto in zona Ticinese vivevano tranvieri da tre generazioni, oltre 250 famiglie che al momento dell'arresto hanno sfogato la loro rabbia: "Devi crepare in prigione maniaco" è stata una delle ultime frasi ascoltate da Garlaschi prima di essere portato via dalla polizia.
La chiamata ai carabinieri
Jessica aveva già denunciato le aggressioni del suo coinquilino una settimana prima di essere uccisa. All'una di notte del 1 febbraio aveva chiamato i carabinieri per raccontare di essere stata molestata. La pattuglia giunta sul posto aveva trovato la ragazza in strada mentre nell'appartamento era presente il solo Alessandro Garlaschi. I carabinieri hanno chiesto alla ragazza se necessitasse di un posto dove dormire, lei aveva risposto di voler andare da un'amica. Dopo qualche giorno è però tornata nella casa di via Brioschi 93, ospite del mostro che l'ha uccisa.